Le radiazioni ionizzanti, come quelle prodotte dall’esposizione radiografica, influiscono sulle nostre cellule, sia modificando la struttura del DNA, sia provocando l’emissione di radicali liberi che possono produrre molecole dannose e favorire l’avvio di un processo cancerogeno.
I tessuti dei bambini sono più sensibili alle radiazioni ionizzanti rispetto a quelli degli adulti, il loro sviluppo infatti rende le cellule più vulnerabili agli effetti nocivi alle onde radio.
“È importante anche notare che il rischio di sviluppare il cancro a seguito di esposizione alle radiazioni ionizzanti dipende da vari fattori, tra cui la dose di radiazione ricevuta, l’età al momento dell’esposizione e la durata dell’esposizione stessa – afferma Giuseppe Messina Odontostomatologo, Professore Associato Università San Raffaele Roma, Dipartimento di Promozione delle Scienze Umane e della Qualità della Vita – la relazione tra esposizione e insorgenza di tumori può variare notevolmente, con alcune neoplasie che si manifestano anni o decenni dopo l’esposizione. Ad esempio, il cancro alla tiroide è frequentemente associato all’esposizione a radiazioni, specialmente nei primi anni di vita”.
La rx tradizionale dovrebbe essere utilizzata, con parsimonia, soprattutto ed esclusivamente per patologie scheletriche. Purtroppo, anche nei pazienti pediatrici, molto spesso avvengono prescrizioni per patologie ad esempio morfologiche, articolari o che addirittura interessano i tessuti molli, che potrebbero essere certamente analizzate con sistemi scevri di rischio come ad esempio l’ecografia.
Quando quindi procedere con una radiografia? In caso di infortuni, può essere utile per la diagnosi differenziale; Possono essere utilizzate per diagnosticare infezioni ossee o polmonari; In alcuni casi, le radiografie possono essere necessarie per identificare malformazioni scheletriche o altre anomalie presenti dalla nascita; Le ortopantomografie possono essere utilizzate per valutare la morfologia e le eventuali patologie dei denti e delle strutture ossee. Si deve considerare l’età del paziente, evitando possibilmente la fascia d’età al di sotto dei 10/12 anni, o limitando l’esame RX ai casi realmente necessari.
È fondamentale che la decisione di eseguire una radiografia sia presa da un medico, che valuterà i benefici e i rischi dell’esame.
Negli ultimi anni, grazie alla ricerca scientifica e tecnologica e non ultima all’introduzione dell’intelligenza artificiale, molti studi medici sia pubblici che privati, si stanno dotando di strumentazione diagnostica alternativa Spine 3D per l’analisi posturale, non invasiva e priva di radiazioni, basata su tecnologia Lidar.
“Si tratta di sistemi di scansione 3D dell’intero corpo che sfruttano l’IA per identificare punti di riferimento e deformità muscolo-scheletriche senza l’uso di radiazioni dannose – continua Giuseppe Messina – il processo di analisi inizia con l’acquisizione delle immagini tramite tecnologia LiDAR TOF. Il funzionamento delle camere 3D è simile all’eco-localizzazione dei pipistrelli, ma invece di un’onda sonora, si utilizza un fascio di luce a infrarossi che rimbalza sulla superficie e il cui ritorno viene catturato da un sensore”.
L’IA esamina le immagini raccolte individuando punti di riferimento significativi come concavità, gibbosità della schiena e altre caratteristiche anatomiche di anche, ginocchia, caviglie e impronte pressorie dei piedi evidenziando così eventuali patologie.
Tecnologie come questa risultano particolarmente utili in età pediatrica, nelle donne in gravidanza e per gli esami di follow-up che ripetuti nel tempo sottopongono i soggetti più fragili a radiazioni potenzialmente nocive se protratte a lungo.