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Presentati i risultati della campagna “Dai Valore al Tuo Cuore”

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OMRON Healthcare, in occasione dell’85° Congresso della SIC, che si apre a Roma, annuncia i risultati raccolti durante la campagna di sensibilizzazione “Dai Valore al Tuo Cuore”, organizzata in collaborazione con Corman Spa, partner distributivo per il mercato italiano, e con il patrocinio della Società Italiana di Cardiologia e dell’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale, incentrata sulla FA e il suo impatto sulla salute cardiovascolare.

Una diagnosi precoce della fibrillazione atriale e un trattamento adeguato, infatti, possono ridurre il rischio di ictus fino al 66%. Tuttavia, circa il 40% dei pazienti con FA è asintomatico, il che ritarda spesso il riconoscimento della patologia rendendo difficile una diagnosi precoce.

L’obiettivo dell’iniziativa organizzata da OMRON nel corso della Giornata Mondiale dell’Ictus del 29 ottobre è stato quello di aumentare la consapevolezza e promuovere la prevenzione dell’ictus, informando sull’importanza della diagnosi precoce e della prevenzione di patologie cerebrovascolari e cardiovascolari.

I dati sono stati raccolti nel mese di ottobre grazie ad eventi di prevenzione e check-up cardiovascolari gratuiti in 9 piazze italiane e 3 importanti ospedali, effettuando il controllo della pressione sanguigna, l’ECG e test di aritmie e fibrillazione atriale.

Oltre 1.200 pazienti sono stati coinvolti nella campagna e i dati raccolti sono stati elaborati in forma anonima e resi noti tramite un articolo pubblicato nella rivista “CardioSic”, Anno I – N. 2 – Ottobre 2024, a firma di Paola Gargiulo e Pasquale Perrone Filardi, Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli.

Dall’indagine emerge che la maggior parte dei partecipanti appartiene alla fascia d’età superiore ai 50 anni, con un picco nella fascia 60-69 anni, una delle categorie più a rischio di sviluppare aritmie quali la fibrillazione atriale.

La fibrillazione atriale è l’aritmia sostenuta di più ampio riscontro nella pratica clinica, con una prevalenza che varia dall’1% al 2% nella popolazione generale. Questo valore aumenta però significativamente con l’età: da meno dello 0,5% negli individui sotto i 50 anni, sale al 3-4% tra i 60 e i 70 anni, fino a raggiungere il 5-15% negli ultraottantenni.

“Nei pazienti a rischio elevato, lo screening della fibrillazione atriale può garantire innegabili vantaggi. L’età è un fattore di rischio rilevante per l’insorgenza della fibrillazione atriale, ma non dobbiamo sottovalutare: l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, lo scompenso cardiaco, la malattia renale cronica, l’obesità, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, la sindrome delle apnee ostruttive. In questi pazienti le linee guida raccomandano lo screening opportunistico della fibrillazione atriale” – dichiara Pasquale Perrone Filardi, Presidente SIC, Roma, Ordinario di Cardiologia presso l’Università Federico II di Napoli.

La FA e l’ipertensione arteriosa sono strettamente correlate, con il 60-80% dei pazienti affetti da FA che presenta anche ipertensione. Inoltre, tra il 10% e il 20% dei pazienti ipertesi svilupperà FA nel corso della vita.

Il 31% dei partecipanti ha riferito una diagnosi di ipertensione, mentre il 5% non ha mai controllato i propri valori pressori. Sul fronte della fibrillazione atriale, il 6,3% dei partecipanti ha riportato una diagnosi della condizione, ma il 12% dei partecipanti non si è mai sottoposto a uno screening per questa aritmia.

“La rilevazione di fibrillazione atriale non ancora diagnosticata in circa il 10% di tutti gli ictus ischemici pone l’urgente necessità di rilevare la fibrillazione atriale asintomatica, al fine di avere l’opportunità di prevenire questi ictus istituendo per tempo il trattamento più appropriato. Infatti, sebbene molti pazienti con fibrillazione atriale sviluppino sintomi che portano ad un’appropriata diagnosi e gestione della malattia, in molti casi la prima manifestazione può essere un ictus debilitante o la morte” – commenta Claudio Borghi, professore di Medicina Interna all’Alma Mater e Direttore di Medicina Interna Cardiovascolare e del Centro Europeo di Eccellenza per l’Ipertensione Arteriosa dell’IRCCS Bologna – Policlinico di Sant’Orsola.

Durante lo screening, è stato chiesto ai partecipanti se conoscessero il significato di FA: il 55% ha risposto affermativamente. La consapevolezza è risultata maggiore per l’ictus cerebrale, con il 79% dei partecipanti che ha dichiarato di sapere cosa fosse. Solo il 12% dei partecipanti ha effettuato un monitoraggio del ritmo cardiaco negli ultimi sei mesi. La maggioranza non esegue un controllo da oltre dodici mesi, mentre il restante 20% lo ha effettuato tra i sei e gli undici mesi precedenti.

“Nei prossimi anni, in particolare nei Paesi occidentali, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, il numero di pazienti affetti da fibrillazione atriale raddoppierà. La rilevanza epidemiologica della fibrillazione atriale si associa ad un’elevata quota di mortalità e morbilità, con conseguenti ricadute sulla salute del singolo paziente, della collettività e sugli aspetti socioeconomici. Per questo è importante intervenire rapidamente per diagnosticarla precocemente” – spiega Giovambattista Desideri, Professore Ordinario di Medicina Interna – Dipartimento di Geriatria delle Scienze Cliniche Interne, Anestesiologiche e Cardiovascolari, Università Sapienza di Roma.

La FA clinicamente manifesta rappresenta infatti solo la “punta dell’iceberg”, mentre una vasta parte della popolazione affetta rimane non diagnosticata, con un rischio aumentato di eventi cerebrovascolari e cardiovascolari gravi2. Secondo i dati della European Society of Cardiology, le malattie cerebrovascolari e cardiovascolari rappresentano le principali cause di mortalità in Europa. Con l’invecchiamento progressivo della popolazione europea, il numero di casi è destinato ad aumentare nei prossimi anni3.

I risultati dello screening cardiovascolare in questa popolazione evidenziano una preoccupante prevalenza di ipertensione arteriosa, frequenza cardiaca elevata e alterazioni del ritmo cardiaco, inclusa una quota non indifferente di soggetti con FA non diagnosticata. Questi dati sottolineano l’importanza cruciale di implementare programmi sistematici di screening e interventi preventivi per migliorare la gestione dell’ipertensione e diagnosticare precocemente la FA.

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