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martedì, Maggio 13, 2025

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Al Galeazzi di Milano il primo intervento di anca e colonna in un’unica seduta chirurgica

L’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi ha raggiunto un nuovo traguardo grazie a un intervento 2 in 1, il primo al mondo, che ha permesso nella stessa seduta operatoria la correzione di due gravi patologie di anca e colonna vertebrale, la Hip-Spine Syndrome, su un paziente di 48 anni.

La procedura è stata eseguita con tecniche mininvasive grazie alla condivisione dell’expertise di diverse équipe chirurgiche ortopediche della struttura e testimonia il completo rivoluzionamento dei classici trattamenti di colonna vertebrale e anca che, solitamente, vengono effettuati in sedute e tempistiche differenti con notevoli vantaggi non solo per il paziente ma anche per i chirurghi.

Ne parlano il dottor Roberto Bassani, responsabile dell’U.O. di Chirurgia Vertebrale II, il prof. Giuseppe Peretti, responsabile di E.U.O.R.R. e il dott. Paolo Sirtori della medesima Unità, che hanno eseguito l’intervento.

La hip-spine syndrome è una patologia, spesso invalidante, che interessa sia la colonna vertebrale, sia l’articolazione dell’anca, ed è di carattere degenerativo. 

Nel caso del paziente di 48 anni, già reduce di un precedente intervento fallimentare alla colonna, la problematica era dovuta a una degenerazione del disco vertebrale associato a una sintomatologia dolorosa all’anca dovuta a coxartrosi, uno stato di artrosi avanzato. 

“Per quanto riguarda la colonna  si è trattato di un intervento di revisione, in quanto il paziente era già stato operato in precedenza con tecniche tradizionali, ma senza successo, sempre per lo stesso problema – spiega il dottor Bassani – . Oltre a questo, si sono aggiunte anche le problematiche all’anca, con conseguenti difficoltà nel movimento e peggioramento della qualità di vita. Queste condizioni sono, infatti, secondaria a una degenerazione discale che ha portato inevitabilmente a una riduzione della lordosi lombo-sacrale: quando il disco degenera, la curva lombo-sacrale si modifica, portando a una ipolordosi, ossia uno sbilanciamento in avanti del tronco e determinando una modifica della posizione del bacino a causa della compensazione”.

Dopo aver dedicato approfonditi studi, il paziente è stato sottoposto alla sostituzione di un disco vertebrale gravemente degenerato con approccio per via anteriore mininvasivo, al fine di rimuovere la causa meccanica del dolore e ripristinare la naturale curva del rachide, a cui è seguita nella medesima seduta, la ricostruzione dell’articolazione dell’anca, sempre con approccio per via anteriore mininvasivo.

“Alcuni grandi vantaggi di queste tecniche mininvasive che combinano anca e rachide – spiega il dott. Sirtori – sono quelli relativi a: salvaguardia della muscolatura del soggetto; limitazione delle perdite di sangue; riduzione delle ferite chirurgiche. Inoltre, rispetto alle tecniche tradizionali, il paziente avrà una ripresa funzionale senza bisogno di sottoporsi a sedute di riabilitazione o senza l’ausilio di stampelle, con una messa in piedi già dopo 6 ore dall’intervento”.  

I vantaggi legati a questo innovativo intervento sono stati molteplici soprattutto per il paziente che affronta un solo intervento con tempi chirurgici ridotti e una sola anestesia: 2 gesti chirurgici normalmente separati eseguiti in un solo intervento con risparmio di mesi che normalmente sarebbero intercorsi tra un’operazione e l’altra; collaborazione e sinergia tra diverse équipe chirurgiche ortopediche; riduzione delle complicanze sia in termini di ospedalizzazione prolungata sia all’anestesia; utilizzo di 2 innovative tecniche mininvasive di anca e colonna effettuate con piccole incisioni, in un’ottica di riduzione delle ferite chirurgiche e riduzione del dolore. risparmio di sangue; risparmio del tessuto muscolare; grazie al protocollo fast-track e alla mininvasività delle tecniche, il paziente è stato dimesso dopo 2/3 giorni, rimesso in piedi dopo 6 ore facendolo camminare nella propria camera, con una ripresa rapida delle attività quotidiane; nessuna necessità di riabilitazione, né l’utilizzo di stampelle.

“In questo momento come questo, in cui ci troviamo ad affrontare l’emergenza Covid, diventa ancora più importante riuscire a garantire al paziente le cure di cui ha bisogno, mantenendo sempre alti gli standard qualitativi e assicurando loro un rientro a casa rapido e in totale sicurezza – conclude il prof. Peretti -. La nostra idea è quella di programmare, in futuro, altri interventi come questo, rendendolo un modello riproducibile e standardizzato per tutti i nostri pazienti affetti da questa patologia”. 

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