Una riabilitazione assistita da neurotecnologie può migliorare il recupero delle funzionalità nei pazienti con ictus cronico. La scoperta è stata presentata in un paper pubblicato sulla rivista “Brain” e nasce dalla collaborazione tra il Wyss Center for Bio and Neuroengineering, Swiss Federal Institute of Technology Lausanne, la Scuola Superiore Sant’Anna, l’Università di Ginevra e la Clinique Romande de Réadaptation. Lo studio mostra come l’utilizzo della neurotecnologia, che include la robotica, le interfacce cervello-macchina e le stimolazioni cerebrali, può aprire una nuova strada verso lo sviluppo di terapie di riabilitazione mirate e personalizzate, in grado di adattarsi alle esigenze dei singoli pazienti.
La Scuola Superiore Sant’Anna ha partecipato grazie al contributo del prof. Silvestro Micera, responsabile scientifico della Translational NeuroEngineering Area dell’Istituto di BioRobotica, con la quale si occupa dello studio e dello sviluppo di neurotecnologie in grado di ripristinare le funzioni sensoriali e motorie.
“I nostri risultati – spiega Martina Coscia, autore principale del paper – mostrano i benefici di una riabilitazione dell’arto superiore assistita da neurotecnologie sui pazienti colpiti da ictus. Attraverso una combinazione personalizzata di terapie riabilitative che si basano sulla neurotecnologia, è possibile immaginare una terapia a lungo termine, che permetta ai pazienti di proseguire il recupero anche al di fuori dell’ambiente clinico.”
L’ictus provoca danni a lungo termine a milioni di persone in tutto il mondo. Una delle conseguenze più comuni è l’inefficienza motoria degli arti superiori, che ha un impatto diretto sulla qualità della vita delle persone. Le attuali terapie di riabilitazione incidono sul recupero nei primi tre mesi dopo l’ictus. Dopo questo periodo, la malattia viene considerata cronica e le probabilità di un recupero naturale sono assai limitate.
“Ci piacerebbe arrivare in futuro – auspica Friedhelm Hummel, professore di EPFL e dell’Università di Ginevra – a terapie mirate che, attraverso un approccio sinergico, possano suggerire nuovi percorsi di trattamento ancora non sperimentati”.
Gli autori del paper hanno confrontato i dati provenienti da 64 studi clinici su terapie assistite da neurotecnologia, che hanno incluso robotica, stimolazione elettrica funzionale dei muscoli, stimolazioni cerebrali e interfacce cervello-macchina. Il prossimo step è iniziare una sperimentazione clinica con l’obiettivo di migliorare il recupero dei pazienti attraverso le nuove terapie personalizzate. I test avranno inizio in Svizzera nell’estate del 2019.