Dal 17 al 19 marzo si è riunito a Pisa il consorzio Europeo del progetto Autocapsule, coordinato dall’Università di Pisa nell’ambito del pilastro Excellent Science di Horizon 2020, e che vede come partners l’Università di Leeds, l’Università di Glasgow, IMEC e Quantavis.

Il progetto prevede la progettazione di una capsula sensorizzata, ad alto grado di autonomia, che potrà effettuare uno screening accurato dell’apparato digerente, e contrastare le molteplici malattie che interessano questo tratto.
“Entro fine anno – afferma Giuseppe Iannaccone, professore di elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e coordinatore del progetto – verranno messi a punto i primi due dispositivi: una capsula impiantabile per il tratto gastrointestinale e una capsula endoscopica pilotata con manipolazione magnetica mediante un braccio robotico esterno.
“La combinazione di dispositivi mobili e impiantabili, di sensori sofisticati e delle tecniche di robotica medica – prosegue Iannaccone – ha potenzialità eccezionali per portare tecniche di diagnostica avanzata dall’ospedale all’ambulatorio, aumentando di gran lunga le capacità di screening”.

ll gruppo di ricerca al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Ateneo pisano sta sviluppando l’elettronica necessaria per pilotare i sensori, acquisire i segnali, comunicare con l’esterno e fornire potenza alla capsula in modo wireless attraverso il corpo umano. Elettronica che sarà tutta realizzata su chip, per occupare poco spazio e consumare poca potenza.
“Per noi che ci occupiamo di tecnologie abilitanti – conclude Iannaccone – la sfida è avvincente e difficilissima: trasferire senza filo energia elettrica una capsula che si trova nel tratto intestinale e ricevere i dati che trasmette. Si tratta comunque di una tecnologia trasversale, che una volta sviluppata si può impiegare in numerose applicazioni indossabili o impiantabili sia in ambito medico sia in altri ambiti.