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Un nuovo trattamento per potenziare il sistema immunitario nella lotta contro i tumori

041119 BOLOGNA .-OPENGROUP UNIBO - SEZIONE BREVETTI.Fotografie laboratorio Professoressa EMANUELA FERRACIN ed EMI DIKA.Foto di ALESSANDRO RUGGERI

Un gruppo di studiosi ha individuato un potenziale trattamento che potrebbe migliorare la capacità del sistema immunitario umano di identificare e colpire le cellule tumorali. Il sistema immunitario di un paziente è infatti in grado di riconoscere e distruggere cellule tumorali. Per questo, l’immunoterapia, cioè il trattamento della malattia attraverso l’attivazione del sistema immunitario, viene oggi proposta per diversi tipi di tumore. Tuttavia le cellule tumorali sono in grado di creare un microambiente che limita l’azione delle cellule del sistema immunitario, e di conseguenza anche l’efficacia dell’immunoterapia.
Il nuovo studio mostra ora che l’inibizione di una famiglia di enzimi influisce sull’attività di un gruppo di cellule del sistema immunitario che, permette così di attivare una risposta più efficace contro i tumori.
L’azione delle cellule Treg riduce infatti la funzionalità di un’altra tipologia di cellule del sistema immunitario: le cellule T effettrici che sono in grado di rilevare e rimuovere le cellule tumorali. Per evadere da questa difesa del paziente, le cellule tumorali rilasciano molecole che attirano e accumulano attorno a sé cellule Treg, riducendo così l’attività immunitaria delle cellule Teff.
“I risultati che abbiamo ottenuto mostrano che molecole in grado di inibire le proteine PIP4K possono essere utilizzate per controllare l’azione delle cellule Treg”, spiega Roberta Fiume, professoressa al Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna, tra gli autori dello studio. “Essere in grado di controllare in modo selettivo l’attività di queste cellule significherebbe controllare l’intensità della risposta immunitaria e quindi il modo con cui reagire alla malattia”.
“Le Treg svolgono una funzione molto importante nell’organismo umano, perché senza di loro il sistema immunitario potrebbe perdere il controllo e attaccare anche le cellule sane”, aggiunge Nullin Divecha, professore dell’Università di Southampton che ha coordinato lo studio.
Con questo obiettivo, attraverso approcci di biologia molecolare e genetica, gli studiosi sono riusciti limitare l’azione delle cellule T regolatorie, senza diminuire l’azione delle cellule T effettrici.
“Nonostante le proteine PIP4K si trovino in concentrazioni simili in entrambi questi tipi di cellule, i risultati che abbiamo ottenuto sembrano indicare che queste proteine abbiano una funzione più importate nelle cellule Treg che in quelle Teff”, conferma Alessandro Poli, ricercatore dell’INGM – Istituto Nazionale di Genetica Molecolare e primo autore dello studio. “Il trattamento con farmaci in grado di inibire le proteine PIP4K potrebbe quindi consentire al sistema immunitario di funzionare in modo più efficace, migliorando così la sua capacità di attaccare ed eliminare le cellule tumorali”.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “PNAS” con il titolo “PIP4Ks impact on PI3K, FOXP3, and UHRF1 signaling and modulate human regulatory T cell proliferation and immunosuppressive activity” ed è stato guidato da studiosi dell’INGM – Istituto Nazionale di Genetica Molecolare e dell’Università di Southampton. Per l’Università di Bologna ha partecipato Roberta Fiume, professoressa al Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie.

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