Un nuovo studio clinico sull’efficacia della L-Arginina nella terapia nei pazienti COVID-19
Un team di ricerca tutto italiano, coordinato dal prof. Bruno Trimarco, emerito di Cardiologia all’Università Federico II di Napoli, con l’Albert Einstein University di New York ha condotto uno studio clinico che ha visto la collaborazione dell’Ospedale Cotugno di Napoli. Lo studio, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, dimostra come l’aggiunta di L-arginina per via orale ad alto dosaggio alla terapia standard in pazienti ricoverati in unità sub-intensiva per COVID-19 consente una riduzione più precoce dell’assistenza respiratoria, ed una marcata riduzione dei giorni di ospedalizzazione rispetto ai pazienti trattati con la sola terapia standard.
Il lavoro, che nella sua analisi ad interim ha determinato l’arruolamento di 100 pazienti, è stato pubblicato sulla testata di libero accesso di “The Lancet”, che ha l’obiettivo di aiutare gli operatori sanitari in prima linea a risolvere le sfide della salute, ed è stato registrato sulla piattaforma internazionale ClinicaTrials.gov.
È interessante osservare che mentre il Prof. Gaetano Santulli, professore di Cardiologia e ricercatore presso l’Albert Einsten University di New York, indicava nel Marzo 2020 che SARS-CoV-2, il coronavirus che causa COVID-19, attacca principalmente l’endotelio, il Prof. Giuseppe Fiorentino dell’Ospedale Cotugno di Napoli riscontrava, nei pazienti ricoverati per COVID-19, che l’aggiunta di L-arginina alla terapia standard poteva determinare un decorso più favorevole della malattia.
Esistono prove concrete che la disfunzione endoteliale sia uno dei principali meccanismi alla base dello sviluppo della patologia grave da COVID-19; ad esempio un recente lavoro del Prof. Santulli pubblicato su “Critical Care” ha dimostrato come la valutazione della funzione endoteliale al momento del ricovero possa predire il verificarsi di eventi cerebrovascolari in pazienti ospedalizzati per COVID-19. Tuttavia, nessuno studio clinico aveva fino ad oggi dimostrato che un intervento mirato a migliorare la funzione endoteliale potesse essere effettivamente utile a migliorare il decorso dei pazienti affetti da questa malattia, tanto che è stato necessario prevedere un’analisi ad interim dopo il completamento dei primi 100 pazienti arruolati per valutare l’esattezza del calcolo del numero dei pazienti da reclutare.
Data la loro importanza in termini di sanità pubblica, gli autori dello studio hanno deciso di pubblicare i risultati di questa analisi ad interim, che indica per la prima volta che l’aggiunta di L-arginina per via orale alla terapia standard nei pazienti affetti da COVID-19 grave anticipa drammaticamente la riduzione del supporto respiratorio e quasi dimezza la durata dell’ospedalizzazione.
La dimostrazione, sia pur preliminare visto che lo studio è ancora in corso, che due flaconcini al giorno di L-arginina (1,66g x 2) per via orale in aggiunta alla terapia standard in pazienti ospedalizzati per COVID-19 possano migliorare sensibilmente il decorso della malattia da COVID-19 è di particolare importanza vista la penuria di trattamenti disponibili in questo tipo di pazienti e rappresenta una nuova frontiera per una gestione migliore dei pazienti COVID-19 basata su un solido razionale fisiopatologico. Positive le esperienze di altre realtà ospedaliere italiane.
Diverse sono le strutture ospedaliere che nell’ultimo anno sono ricorse alla supplementazione di L-arginina nella terapia dei pazienti covid.
L’Ospedale Cotugno di Napoli è stato il primo ospedale a somministrare L-arginina nei pazienti ricoverati per patologia da COVID-19. Oggi viene utilizzata in diversi ospedali italiani tra cui l’IRCCS -San Raffaele di Roma e l’ospedale di Codogno di Lodi. Ma anche al presidio Columbus della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma al ‘Day Hospital Post Covid’.