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A Modena un Master di II livello in Chirurgia Robotica in Urologia

Azienda Ospedaliero – Universitaria Policlinico di Modena e Università degli studi di Modena e Reggio Emilia in prima linea nella lotta al cancro alla prostata. L’Ateneo ha istituito per l’anno accademico 2009/2010 un Master di II° livello Chirurgia Robotica in Urologia che si inaugurerà mercoledì 31 marzo a Modena.

Obiettivo del master è fornire le conoscenze teorico – pratiche su questa metodica che offre grandi vantaggi in quanto è poco invasiva, molto precisa e riduce i tempi della degenza e della riabilitazione. Il master, primo di questo genere nel nostro Paese, si articolerà 1500 ore delle quali 240 di didattica, 300 di laboratorio, 435 di studio individuale, 400 di stage e 125 per prova finale che consisterà in un tema e in una prova pratica.

La tecnica chirurgica tradizionale asporta la prostata tramite un’ampia incisione chirurgica che deve permettere al chirurgo di operare manualmente all’interno dell’addome. La laparoscopia, sia quella manuale sia quella robotica, al contrario ottengono lo stesso risultato attraverso l’uso di strumenti sottili, introdotti nell’addome attraverso incisioni millimetriche.

La Struttura Complessa di Urologia del Policlinico, dal 2007 ha svolto oltre 143 interventi con il robot “Da Vinci” e vanta una casistica molto significativa: 133 prostate radicali e 10 plastiche del giunto pielo-ureterale . Queste ultime servono per ridare funzionalità ai pazienti affetti da malattia del giunto pielo-ureterale, che colpisce soprattutto bambini e adolescenti, provocando una sofferenza del rene fino ai casi estremi alla perdita della funzione.

Oltre che a Modena, in Emilia Romagna il robot Da Vinci è presente solo a Forlì. Proprio in virtù della sua notevole casistica, l’Urologia del Policlinico di Modena è stata presa come riferimento dalla Regione Emilia – Romagna per valutare l’impatto della metodica robotica confrontandola con la laparoscopia tradizionale. L’Azienda Ospedaliero – Universitaria è, infatti, capofila di un progetto con questo scopo che rientra nel programma ricerca Regione – Università per il triennio 2007-2009 e che è stato finanziato con 450.000 euro, ai quali si aggiungono i 110.000 euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che ha anche donato il robot chirurgico. La valutazione verrà eseguita confrontando i risultati di vari centri: la Chirurgia dell’Ospedale di Forlì diretta dal dottor Domenico Garcea, quella del Nuovo Ospedale Sant’Agostino Estense di Baggiovara, diretta dal dott. Gianluigi Melotti, dove si svolgono interventi di chirurgia robotica; la Chirurgia I del Policlinico di Modena, diretta dal prof. Massimo Saviano, e le chirurgie dell’AOU Sant’Orsola – Malpighi di Bologna diretta dal prof. Francesco Minni, dell’Arcispedale Santa Maria Nuova diretta dal dott. Stefano Bonilauri e dell’AOU di Parma, dove la chirurgia del colon viene eseguita in laparoscopia tradizionale.

L’attività di chirurgia robotica è iniziata il 13 ottobre 2007 sotto la guida del dott. Richard Gaston, Clinique Saint Augutin – Bordeaux France.

Dal mese di novembre 2007 l’attività è iniziata, routinariamente, dapprima con un intervento settimanale e dal mese di Febbraio 2008 con due interventi settimanali eseguiti solitamente il Martedì ed il Venerdì.

Dal 13 ottobre 2007 al 20 gennaio 2010 sono stati eseguiti:
– 124 interventi di Prostatectomia Radicale
– 10 interventi di Plastica del giunto pielo-ureterale,
per un totale di 134 procedure.

Gli interventi di Prostatectomia Radicale sono stati eseguiti su pazienti selezionati per malattia clinicamente organo confinata (<=T2) con grado bioptico di Gleason non superiore a 7 (4+3). L’intervento è stato eseguito con tecnica Nerve Sparing per risparmio delle fibre nervose deputate alla erezione. Ad oggi la durata degli interventi di prostatectomia radicale è di circa 3 ore. Le perdite ematiche sono state in tutti i casi contenute e stimate tra i 50 ed i 900 cc. L’emotrasfusione è stata necessaria in 8/121casi (6,6%). Vista la bassa incidenza di emotrasfusioni continuiamo a non eseguire predepositi di sangue. La terapia antalgica viene sospesa da 24 a 48 ore dopo l’intervento e la terapia infusiva il mattino successivo all’intervento. I pazienti vengono alimentati con dieta libera il giorno seguente l’intervento e mobilizzati. La canalizzazione è avvenuta mediamente in 1° giornata ai gas (0-4) ed in 3 giornata ai solidi (1-6). Il catetere è stato rimosso in media in 7° giornata postoperatoria (media 7,3; mediana 7° gg; range 5-18). La degenza media è stata di 7,2 gg (range 3-15). I risultati funzionali sono stati valutati sulla base del grado di continenza raggiunto e sulla ripresa della funzionalità erettile e dell’attività sessuale con o senza l’ausilio dei farmaci. I pazienti sono stati interrogati con domande dirette e con l’ausilio di questionari validati. I dati funzionali sulla continenza mostrano un recupero della continenza immediato nel 32% dei casi. Ad 1,4,6 e 12 mesi le percentuali di pazienti perfettamente continenti sono pari a 37%; 65%; 73%; 82% I risultati funzionali sul recupero dell’attività sessuale sono stati valutati nei pazienti sessualmente attivi pre-operatoriamente. Attualmente il recupero dell’attività erettile e sessuale, con ripresa dei rapporti completi, è pari al 26,7% dopo un mese dall’intervento. A 4,6 e 12 mesi dall’intervento i pazienti che hanno ripreso ad avere rapporti completi con erezioni spontanee o con l’uso di inibitori delle 5 fosfodiesterasi (Viagra o Cialis) sono il 40,7%; 42,3% e 71,4%. Da una recente valutazione dell’impatto sulla qualità di vita eseguita su 37 pazienti con oltre un anno di follow-up (questionario SF12) non si osserva una variazione della qualità di vita tra pre e postoperatorio relativamente allo stato di salute fisica ( p= 0.5; PCSpre 50.9+/- 6.9 vs PCSpost 50.2 +/- 5.5) mentre lo stato di salute mentale dei pazienti migliora significativamente nella valutazione ad oltre un anno ( p< 0.001 MCSpre 45.6 +/- 11.0 vs MCSpost 52.4 +/- 8.8).

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