Aumentano i casi di tumore in Italia con 377.000 nuove diagnosi nell’ultimo anno, ma grazie ai progressi diagnostici e terapeutici, migliorano la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti e aumenta il numero di persone guarite. La prevenzione, però, rimane la difesa e la cura più efficace, soprattutto in tempo di pandemia. È il messaggio che hanno raccolto oggi i 1.000 studenti collegati in rete per l’evento formativo del progetto Fattore J, alla vigilia della Giornata mondiale contro il cancro. Una sessione di confronto con le più importanti Società scientifiche e le Associazioni attive nell’area dell’onco-ematologia.

Fattore J, il programma promosso da Fondazione Mondo Digitale in collaborazione con Janssen Italia, patrocinato dall’Istituto Superiore di Sanità, sta raggiungendo 100mila giovani tra i 14 e i 18 anni appartenenti alla cosiddetta Generazione Z per sensibilizzarli all’inclusione, all’empatia e al rispetto verso le persone in situazioni di grave disagio o affette da malattie. Nel corso dell’evento, a raccontare la sua esperienza di vita con la malattia è stata Laura Tramuto, giovane paziente dell’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma, che ha dichiarato: “Quando mi fu diagnosticato il linfoma neanche sapevo cosa fosse, ma una volta capito che si trattava di un tumore del sangue ricordo che pensai che per me la parola “tumore” significava morte. Fu un fulmine a ciel sereno, i miei cari e io avremmo voluto essere più preparati. In quel momento, e in ogni fase della terapia, il supporto di AIL, che non ci ha fatto mai sentire soli, fu importantissimo. Oggi conosco l’importanza di parlarne sempre per affrontare meglio il percorso, anche con un sorriso, ed è per questo che penso sia così importante raccontare la mia esperienza ai ragazzi”.

Una testimonianza forte, in sintonia con lo slogan della campagna triennale “I am and I will“ promosso dall’Unione internazionale contro il cancro (Uicc) e dall’Organizzazione mondiale della Sanità. “Con Fattore J aiutiamo i giovani a interpretare in prima persona il messaggio dell’Oms, che diventa “I am a student and I will take action”, “Sono uno studente e agirò”. E agirò con empatia, rispetto e accoglienza verso tutti”, spiega Mirta Michilli, direttore generale della Fondazione Mondo Digitale.

Anche in un momento in cui l’attenzione rischia di essere focalizzata quasi esclusivamente sul Covid-19 e sugli impatti della pandemia, è fondamentale continuare a sensibilizzare sull’importanza della prevenzione di patologie diffuse e gravi come quelle onco-ematologiche e sui corretti stili di vita da mantenere: ogni giorno in Italia vengono effettuate più di 1.000 nuove diagnosi di tumore. Si stima che gli italiani che vivono dopo una diagnosi di tumore siano 3.609.135, pari al 5,7% dell’intera popolazione italiana (un italiano su 17) e con un aumento del 37% rispetto a 10 anni prima.

“In Italia nel 2020 sono stati diagnosticati 377.000 nuovi casi di tumori” afferma Giordano Beretta, Presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia medica. “I miglioramenti terapeutici consentono una probabilità di sopravvivenza a 5 anni di circa il 60% dei pazienti che sviluppano tali patologie, ma ci sono ancora tumori in cui la sopravvivenza è molto limitata. I corretti stili di vita, quali astensione dal fumo, dieta equilibrata, mantenimento del peso corporeo e attività fisica regolare, potrebbero essere in grado di evitare l’insorgenza di circa il 40% dei casi, con efficacia quindi rilevante e con costi irrisori per il Sistema Sanitario. In particolare, nel caso dell’astensione dal fumo potrebbe essere evitato quasi il 90% dei tumori del polmone, patologia nella quale la sopravvivenza a 5 anni è ancora molto bassa” continua Beretta.

“Seguire corretti stili di vita e conoscere il proprio stato di salute, attraverso regolari visite di controllo, sono fattori fondamentali per aiutare a prevenire patologie come quelle onco-ematologiche. La ricerca scientifica sta facendo passi da gigante per offrire nuove prospettive di cura e una migliore qualità della vita alle persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore, ma il contributo di tutti attraverso una corretta informazione e prevenzione è decisivo per ridurre l’impatto di queste patologie e ottenere sempre più vittorie contro il cancro” spiega Loredana Bergamini, Direttore Medico di Janssen Italia.

Nel corso dell’evento “Zedders in lockdown. Crescere in emergenza” gli studenti hanno chiesto chiarimenti agli esperti. Molte le domande sul ruolo della ricerca scientifica come strumento per combattere i tumori, sulle patologie che colpiscono più da vicino i giovani e su come tutelare i pazienti con patologie onco-ematologiche in questo periodo di pandemia. Agli interrogativi dei giovani hanno risposto gli specialisti: Giordano Beretta e Saverio Cinieri, rispettivamente Presidente nazionale e Presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia medica, e Lucia Farina, Onco-ematologa dell’Istituto nazionale dei Tumori e portavoce della Società Scientifica Italiana.

“I giovani, già duramente provati dalla pandemia, non devono mollare su alcuni punti fondamentali, come la prevenzione che inizia proprio dall’adolescenza se non prima. Le abitudini a controllare il peso, fare attività fisica costante, non fumare devono essere un dogma. Le società scientifiche ed AIOM riprenderanno, come hanno fatto in passato, le attività divulgative dedicate a questo importante argomento. In più ritengo utile intensificare le informazioni per il genere maschile in quanto le donne sono più attente alla loro salute ed i maschi meno, soprattutto alla conoscenza del proprio corpo” spiega Saverio Cinieri, Presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia medica.

“Per quanto riguarda le patologie onco-ematologiche, la ricerca negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, grazie all’utilizzo delle tecniche di sequenziamento genico, a un numero sempre più elevato di farmaci target e alle evoluzioni dell’immunoterapia, con l’introduzione nella pratica clinica di cellule CAR-T. Questo ha migliorato significativamente la prognosi dei pazienti affetti da patologie onco-ematologiche, riducendo anche le tossicità delle terapie a breve e lungo termine, un dato rilevante, se si considera che i pazienti spesso sono giovani e con una lunga aspettativa di vita. Proprio per la loro giovane età, e il percorso di cura impegnativo che i pazienti devono affrontare è importante informare adeguatamente il paziente e i famigliari sulla scelta della terapia, in modo che essi acquisiscano una maggior consapevolezza e quindi una maggiore motivazione in un momento cosi difficile, ma oggi sempre più superabile, della vita. È inoltre importante sensibilizzare i pazienti, specialmente i più giovani, nei percorsi di prevenzione secondaria al termine delle terapie, affinché una volta curati dalla patologia onco-ematologica possano prevenire eventuali secondi tumori”, ha dichiaratoLucia Farina, Onco-ematologa dell’Istituto nazionale dei Tumori e portavoce della Società Scientifica Italiana.

L’incontro è stato organizzato nell’ambito del programma “Fattore J”, promosso da Fondazione Mondo Digitale e Janssen Italia, divisione farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità. Obiettivo del progetto è quello di aiutare i giovani a sviluppare intelligenza emotiva e maggiore consapevolezza della “diversità” e “unicità”, a prendere atto di uno stato di disagio proprio o altrui e a migliorare il livello di attenzione sulla salute per evitare che le diagnosi arrivino troppo tardi.

A sostegno del progetto una rete di otto associazioni di pazienti: Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma, Associazione Ipertensione Polmonare Italiana Onlus, Associazione Malati Reumatici del Piemonte, Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, Associazione Nazionale Amici per la Pelle, Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza, Network Persone Sieropositive e Progetto Itaca Onlus. Partner scientifico l’Università Campus Bio-Medico di Roma.