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Telemedicina e Diabete: Treviso aiuta i medici in Siria

Importante progetto umanitario della sanità trevigiana: dall’Ospedale Ca’ Foncello si collabora con i medici siriani nella prevenzione e nel trattamento del diabete mellito. Nei giorni scorsi dalla Unità Malattie endocrine, del Ricambio e Nutrizione – diretta dal dr. Agostino Paccagnella – si è svolto il primo collegamento in telemedicina con 350 operatori sanitari siriani.
Al collegamento dei giorni scorsi, è previsto ne seguano almeno altri due. Il primo incontro, in videoconferenza, ha già permesso di raggiungere, tra i 350 operatori raggiunti, diverse professionalità: medici, infermieri, studenti, farmacisti, tecnici dell’emergenza. Tutti professionisti che lavorano in Siria, negli ospedali centrali fino alle zone più remore rurali, nonché oltre i confini del paese e fino alla Turchia.
“L’obiettivo del progetto – sottolinea il dr. Paccagnella – è quello di collaborare con i colleghi Siriani nel ricreare, in un paese massicciamente dilaniato dalla guerra, i presupposti per prevenire e trattare il diabete mellito e le patologie ad esso collegate. La nostra collaborazione è nata grazie al lavoro della Sig.ra Daniela Pizzolato, presidente della Associazione Diabetici di Treviso e Oderzo e della Sig.ra Annalisa Milani, peacekeeper trevigiana di organizzazioni internazionali. Protagonisti essenziali sono stati la Dr. Laura Nollino ed il Dr. Mauro Rigato, diabetologi trevigiani che hanno dimostrato entusiasmo e disponibilità verso questo progetto. Preziosa, inoltre, è stata la collaborazione del Dr. Nabil Almureden, referente per l’Italia dell’Associazione Medica Espatriati Siriani”.
Il supporto trevigiano rappresenta una mano tesa verso un’area del pianeta fortemente disastrata dagli eventi bellici. Un’opportunità formativa per molti dei medici siriani, impegnati anche ad inseguire l’ambizione di un Centro Diabetologico presso l’Ospedale EMEL, nella zona Reyhanli-Hatai, in Turchia, dove risiede la maggior concentrazione di rifugiati siriani.
“La telemedicina è estremamente efficace per mettere in contatto diretto professionalità e persone – sottolinea il Direttore generale Francecso Benazzi -. In questa circostanza, senza nulla togliere ai nostri pazienti trevigiani, ci consente di creare un supporto umanitario in un raggio ben più ampio, grazie anche al senso di disponibilità e collaborazione tra medici e altri professionisti che si sono messi in gioco per il bene dei pazienti in un’ottica universale. Mi compiaccio con i nostri operatori; in un paese dove Ospedali ed Università sono stati distrutti anche fisicamente, quello che stiamo offrendo è ovviamente un piccolo contributo ma c’è la consapevolezza che la ricostruzione ed il bene delle persone nasce anche con questi piccoli progetti, magari apparentemente poco rilevanti, ma estremamente significativi per chi lavora per far rinascere il proprio paese dalle macerie”.

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