Uno dei principi della chirurgia è di avere sempre una chiara visione delle strutture anatomiche da operare.
La fluorescenza a lunghezza d’onda vicino agli infrarossi è una tecnica di imaging risalente agli anni 70, che recentemente si sta rivalutando, grazie anche al ruolo in chirurgia mininvasiva, dove rappresenta il sistema di navigazione anatomica più promettente.
Attualmente la NIRF viene impiegata nei migliori centri di chirurgia laparoscopica e robotica per l’identificazione sia di strutture da asportare sia di quelle che devono essere risparmiate.
Tale tecnica si basa sull’iniezione endovenosa, sottomucosa, sottosierosa o intradermica di un particolare mezzo di contrasto fluoroforo che, opportunamente illuminato da una luce con lunghezza d’onda vicina agli infrarossi, diventa fluorescente e la luce emessa viene captata da un sistema ottico dedicato.
L’Unità Operativa Complessa di Ginecologia-Ostetricia di Pescara diretta dal Prof. Maurizio Rosati utilizza questa tecnica da anni, sia in robotica che in robotica a singolo accesso, in particolare per visualizzare il linfonodo sentinella di alcuni tumori ginecologici.
Negli ultimi 4 anni però il gruppo robotico guidato da Rosati ha iniziato ad utilizzare il “Firefly Imaging System” anche senza iniettare alcun mezzo di contrasto, semplicemente illuminando le strutture anatomiche cave con luce fredda opportunamente veicolata con apposite sonde.
Questo studio pionieristico ha permesso di dimostrare per la prima volta in letteratura scientifica che cavità quali vescica, fornici vaginali o strutture molto delicate, quali gli ureteri, possono essere identificate in maniera molto più evidente, permettendone una dissezione più precisa, con ottimi risultati sia in chirurgia oncologica che nella cura dell’endometriosi profonda.
L’esperienza maturata è stata pubblicata sull’importante rivista “Journal of the Society of Laparoscopic & Robotic Surgeons”.