Era il 4 giugno di esattamente 10 anni fa, Corrado Tamburino, oggi Professore di Cardiologia all’Università di Catania e Direttore Unità Cardiotoracovascolare, AO Policlinico-Vittorio Emanuele della città etnea, con la sua équipe, effettuava, per la prima volta in Italia, un intervento TAVI, inserendo nel cuore di un’anziana donna una protesi valvolare biologica CoreValve di Medtronic. L’intervento, avvenuto in contemporanea a Padova per mano del dottor Angelo Ramondo, allora rivoluzionario perché l’impianto della valvola sostitutiva avveniva per via mininvasiva attraverso l’inguine anziché aprendo il torace e il cuore, era stato messo a punto nel 2002 dal cardiologo francese Alain Cribier per curare la stenosi aortica – ossia il restringimento dell’omonima valvola che rende difficile il passaggio del sangue dal cuore all’aorta. La metodica era stata da poco approvata e quindi non era più considerata come “sperimentale” con l’ottenimento, nel maggio 2007, del marchio CE da parte della valvola TAVI CoreValve di Medtronic.
Il decennale della TAVI, che oggi consente di inserire la valvola sostitutiva attraverso l’arteria femorale o altre arterie minori, è al centro del meeting “10 Years of Evolution” dedicato agli specialisti della TAVI, che Medtronic promuove proprio a Catania oggi e domani.
“La stenosi aortica è la malattia delle valvole cardiache più frequente nella popolazione occidentale oltre i 75 anni, spiega Tamburino. La malattia colpisce infatti il 4-6% della popolazione oltre i 75 anni, più di 280.000 persone in Italia, un quinto delle quali – circa 50-60.000 – soffre di stenosi aortica definita grave e sintomatica, destinata a prognosi infausta nel giro di un paio d’anni”. Dal 2007 al 2016, secondo i dati del Rapporto di attività di GISE-Società italiana di cardiologia interventistica, che raccoglie informazioni sugli interventi di diagnosi e cura effettuati nei centri di emodinamica italiani, le TAVI effettuate nel nostro Paese sono state oltre 20.000, al 31 dicembre dello scorso anno, la metà delle quali, effettuate con protesi valvolari CoreValve, nelle sue diverse evoluzioni.
“Le persone che soffrono di stenosi aortica mostrano mancanza di respiro, svenimenti, dolori anginosi e possono presentare episodi di scompenso cardiaco e morte improvvisa,” aggiunge Francesco Bedogni, Direttore della Cardiologia dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano. “È fondamentale intervenire prima che il cuore risulti gravemente compromesso; trattandosi, tuttavia, prevalentemente di pazienti anziani e, come tali, portatori di diverse altre patologie, spesso fragili, il tradizionale intervento cardiochirurgico è spesso improponibile. La TAVI ha aperto nuove possibilità di cura proprio per questi pazienti. Secondo le linee guida internazionali, la TAVI è indicata nei pazienti inoperabili o a elevato rischio per intervento cardiochirurgico. Oggi, tuttavia, gli studi clinici hanno dimostrato come possa essere efficace anche nelle persone a rischio più basso. Di certo, rappresenta l’intervento più adeguato nei pazienti più anziani, indipendentemente dal loro grado di rischio valutato secondo SCORE chirurgici che poco si adattano a questa tipologia di pazienti. In ogni caso, la corretta indicazione deve essere condivisa all’interno di un ‘heart team’ cioè l’équipe formata da cardiochirurgo, cardiologo interventista e anestesista con il compito di scegliere la migliore opzione terapeutica, tenendo anche in conto la volontà del paziente.”
“A fronte dei vantaggi della TAVI, di carattere clinico, grazie alla minore invasività, all’ospedalizzazione più breve, ad un più rapido recupero e ritorno alle normali attività quotidiane, la TAVI a 10 anni dalla sua introduzione risulta ancora sottoutilizzata, anche nelle sole indicazioni previste dalle linee guida”, sottolinea inoltre Bedogni, in quanto attualmente in Italia viene eseguito meno di un terzo degli interventi che sarebbero necessari.
“Una delle ragioni – interviene Tamburino – è che a tutt’oggi non esiste un DRG per questo tipo di intervento e quindi una sua disponibilità uniforme sul territorio nazionale. In alcune Regioni la TAVI è rimborsata dal sistema sanitario, in altre ancora no. Tutto questo produce disparità tra i cittadini e soprattutto ingenera mobilità sanitaria verso le strutture e le regioni che la mettono a disposizione. Sarebbe fondamentale un cambio di mentalità da parte degli amministratori. Le Regioni dovrebbero organizzarsi per identificare un numero adeguato di centri, dotati di cardiochirurgia, destinati a eseguire la TAVI. In questo modo i centri opererebbero con alti volumi, garantendo efficacia ed efficienza. La TAVI rappresenta senza ombra di dubbio il futuro della cura della stenosi aortica, non si può non considerarlo”.
Dopo i primi interventi realizzati in Italia con la TAVI a Catania e Padova seguì a stretto giro l’esperienza della Prof.ssa Anna Sonia Petronio, Direttore del Laboratorio di Emodinamica dell’Azienda ospedaliero universitaria Pisana. Oggi la TAVI viene eseguita in oltre 90 Centri in Italia.