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Spesa sanitaria in Europa: l’Italia spende meno ma ha i migliori indicatori sanitari

L’Italia spende meno per la sanità ma continua ad avere i migliori indicatori sanitari al mondo tra cui speranza di vita, bassa mortalità infantile e alta adesione alle campagne di screening e vaccinali. Il lavoro, pubblicato sulla Rivista Sistema Salute, dal titolo “La spesa sanitaria nei Paesi europei – The healthcare expenditure in the European coutries”, esamina i dati della spesa sanitaria pubblica e privata di 10 paesi europei. Da questa analisi si evince che Italia e Spagna hanno spese pro capite annuali rispettivamente di 2.212 euro e 2.034 euro, a confronto con la maggior parte dei paesi europei che spende anche più del doppio. Quando però si analizzano gli indicatori sanitari, l’Italia, assieme a Spagna e Svezia, risulta ai primi posti tra i 10 Paesi europei considerati nella ricerca.

Lo studio, condotto dal professor Carlo Signorelli, ordinario di Igiene generale e applicata e direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva, dell’Università Vita-Salute San Raffaele, con Antonio Pinto, Luigi Epifani e Massimo Minerva, cerca di dare una spiegazione al perché l’Italia e la Spagna spendano meno, ma abbiano migliori indicatori di performance sanitarie. Nel nostro Paese, oltre alla contenuta spesa per il personale sanitario, influiscono certamente, sul contenimento della spesa sanitaria, un buon sistema integrato di prevenzione, la dieta mediterranea, il minor costo di beni e servizi e forse anche la politica di riduzione degli sprechi in atto da alcuni anni.

Anche il Comitato scientifico della European University Hospital Alliance, che riunisce i maggiori ospedali universitari europei e di cui fa parte il professor Carlo Signorelli, ha espresso la sua posizione in merito ai sistemi sanitari europei. Attraverso il documento, appena emanato, dal titolo “Rethinking Healthcare Systems”, che è il risultato di una serie di incontri tra i membri del Comitato, riunito tra marzo e maggio del 2024, l’EUHA sollecita una trasformazione globale, multinazionale e sensibile al contesto della sanità che considera l’innovazione, l’integrazione e la prevenzione cardini fondamentali per garantire il migliore stato di salute alla popolazione dei diversi Paesi europei e garantire la sostenibilità e la resilienza dei sistemi sanitari.

Nel documento, EUHA risponde all’urgente necessità di riforme sanitarie in tutta Europa, mettendo in evidenza il ruolo centrale degli ospedali universitari nel guidare queste riforme e proponendo un piano d’azione, descrivendo le caratteristiche chiave per creare sistemi sanitari sostenibili che si concentrino maggiormente sul miglior utilizzo delle nuove tecnologie, su stili di vita sani e su una formazione adeguata del personale sanitario.

«Con questo studio, la nostra università, che è parte integrante della EUHA, vuole contribuire a tenere vivo il tema relativo alla sostenibilità dei sistemi sanitari europei, nei quali la spesa dovrebbe tener presente sempre di più alcune priorità come l’innovazione tecnologica, la prevenzione e l’accesso paritario alle cure. L’Italia, nonostante le oggettive difficoltà, detiene una posizione virtuosa che dovrà essere mantenuta con opportuni e incisivi interventi del governo» ha commentato il professor Carlo Signorelli.

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