Sclerosi Multipla: nuovo studio identifica i bersagli terapeutici comuni alle diverse forme
Esistono dei potenziali target terapeutici condivisi tra tutte le fasi e forme di sclerosi multipla? Per rispondere a questa domanda, un gruppo di ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, coordinati dalla dott.ssa Cinthia Farina, responsabile dell’Unità di Immunobiologia dei Disordini Neurologici, ha cercato informazioni nelle cellule del sangue di persone sane o con diversi stadi o forme di malattia, incluse le forme recidivanti-remittenti e quelle progressive di SM.
La SM è una malattia complessa e multifattoriale che presenta differenti decorsi clinici. Le attuali terapie sono efficaci per la forma recidivante-remittente di SM, ma non ancora per le forme progressive.
In questo lavoro, appena pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of Autoimmunity”, i ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele mettono in luce come, rispetto alle persone sane, nei pazienti siano presenti delle firme molecolari regolate in tutte le forme di Sclerosi Multipla dagli stessi 3 fattori trascrizionali. In altre parole, esistono nelle cellule del sangue dei pazienti SM dei codici a barre regolati da interruttori condivisi tra le varie forme di malattia.
Il passaggio successivo è stato provare in vivo, su modelli murini, alcune molecole, composti inibitori, specifiche per ciascun regolatore che si sono rivelate in grado di interferire con l’espressione o la funzione dei 3 fattori di trascrizione, abbassando la risposta immunitaria e migliorando la neuroinfiammazione.
“Con l’obiettivo di trovare un comune denominatore alle differenti forme di SM, abbiamo indagato i 3 fattori trascrizionali presenti nelle cellule del sistema immunitario di persone con e senza SM e abbiamo visto che la loro espressione è aumentata nelle cellule immunitarie dei pazienti con SM rispetto alle cellule dei soggetti sani ed è potenziata dai fattori di rischio ambientali della SM, come il fumo di sigaretta e bassi livelli di vitamina D”, spiega Cinthia Farina.
I ricercatori hanno poi lavorato su un modello animale di sclerosi multipla e hanno somministrato dei composti inibitori volti a spegnere l’espressione o a bloccare la funzione dei 3 interruttori: “Questi composti erano già stati descritti nella letteratura, ma non ancora testati in un modello preclinico di sclerosi multipla in fase cronica – afferma Emanuela Colombo, prima autrice dello studio –. Abbiamo visto che sono efficaci nell’abbassare la reazione autoimmune e far regredire i sintomi della malattia nel modello murino”.
L’importanza di questo studio è determinata dal fatto che i ricercatori hanno identificato per la prima volta bersagli terapeutici comuni alle diverse forme di sclerosi multipla. “L’aver testato in vivo nel modello animale e in vitro nelle cellule umane i composti inibitori specifici per i 3 interruttori ci ha permesso di osservare, per la prima volta, l’effetto positivo sulla malattia neurologica e sul sistema immunitario. – Afferma la dott.ssa Cinthia Farina che conclude -: Abbiamo così identificato utili bersagli terapeutici, in base al quale, un domani, si potranno disegnare farmaci che possano agire su tutte le forme di SM, incluse le forme progressive”.