San Marino: avviato uno studio sperimentale per la cura dei disturbi cognitivi post Covid
L’Istituto per la Sicurezza Sociale di San Marino ha avviato uno studio sui disturbi cognitivi che numerosi pazienti lamentano successivamente all’infezione da SARS-CoV-2, anche a distanza di diverso tempo dalla guarigione.
A oltre due anni dall’inizio della pandemia, è ormai evidente, che per un numero importante di persone colpite da Covid-19, può manifestarsi un eterogeneo complesso di sintomi clinici che possono riguardare più organi e precludere un pieno ritorno al precedente stato di salute.
La persistenza di tali sintomi successivi alla negativizzazione, può riguardare soggetti di qualunque età, indipendentemente dalla severità con cui si è sviluppata la malattia. Questa condizione, e’ definita “Long-Covid”.
L’Unità Operativa di Neurologia dell’ISS ha partecipato, nei mesi scorsi, a uno studio italiano sul Neuro Covid, che ha coinvolto più centri ed è stato promosso dalla Società Italiana di Neurologia. Da tale studio è stata confermata la presenza di sintomi neurologici durante la fase acuta della malattia, anche a distanza di 6 mesi dalla dimissione, nel 70% dei pazienti seguiti. Tra i sintomi più riportati vi sono stanchezza cronica, disturbi di memoria e concentrazione, disturbi del sonno, dolori muscolari, disturbi della vista e brain fog syndrome. Inoltre, disturbi depressivi o ansiosi sono presenti in oltre il 27% del campione».
Di particolare interesse è la “brain fog syndrome” o “nebbia mentale”, che colpirebbe alcuni pazienti che hanno avuto il Covid-19 anche in forma lieve. Stando a un ampio campione di dati, ne sarebbe colpita 1 persona su 20, di età varia, spesso anche giovani. I sintomi maggiormente riferiti riguardano confusione, mancanza di concentrazione, difficoltà di attenzione e di memoria, che persisterebbero per settimane/mesi successivamente alla guarigione. Il problema è emerso in tempi molto recenti e non ci sono ancora studi ampi e strutturati, neppure su quale sia il miglior trattamento per questi disturbi, anche se esistono diverse ipotesi, tra cui la più accreditata, riguarda la presenza di infiammazione a livello neurologico.
La “Neuroinfiammazione” nel Covid è stata documentata in diversi studi, uno dei quali, con neuroimmagini pubblicato su Nature il 7 marzo scorso ha anche dimostrato la compromissione di alcune aree cerebrali soprattutto quelle collegate all’area olfattoria.
Insieme alla perdita dell’olfatto, la “brain fog syndrome” si è rivelata essere il disturbo maggiormente lamentato dai pazienti ed è per questo che la Neurologia dell’ISS sta cercando di individuare un possibile trattamento.
Lo studio in corso, coordinato per l’ISS dalla neurologa Beatrice Viti approvato dal Comitato Sammarinese di Bioetica è svolto in collaborazione con la professoressa Marcella Reale biologa delll’Università di Chieti e prevede l’utilizzo di un farmaco, la “colina alfoscerato” già in uso nel trattamento di altre patologie neurologiche.
Tale farmaco è un precursore dell’acetilcolina, neurotrasmettitore prodotto dall’organismo umano, che è già ampiamente utilizzato nel caso dei disturbi cognitivi in fase iniziale, ma non è ancora stata dimostrata la sua efficacia sulla neuroinfiammazione dei pazienti Covid.
A gestire la sperimentazione è l’Unità Operativa di Neurologia dell’ISS diretta dalla dottoressa Susanna Guttmann e che avrà il compito di assistere i pazienti con “brain fog syndrome” post Covid-19.
Si tratta di uno studio randomizzato controllato in doppio cieco, che prevede quindi la somministrazione ad alcuni pazienti del farmaco e ad altri del placebo.
Avrà una durata di tre mesi, e tutti i pazienti saranno comunque seguiti dalla Neurologia ISS.
L’obiettivo è di riuscire a coinvolgere almeno 120 persone, che abbiano manifestato disturbi cognitivi post Covid. Per partecipare alla ricerca occorre avere tra i 18 e i 65 anni e risultare guariti dal Covid. Lo studio sarà in doppio cieco randomizzato, controllato, confrontando un gruppo trattato con colina alfoscerato con un altro gruppo che assumerà il placebo. Per entrambi i gruppi verranno studiati i parametri dell’infiammazione e i test cognitivi all’inizio e alla fine del trattamento.