Roche presenta risultati promettenti emersi dagli studi registrativi FIREFISH e SUNFISH durante il convegno annuale AAN 2019
Roche annuncia i nuovi dati dello studio FIREFISH, i quali dimostrano che, dopo un anno di trattamento con risdiplam, i bambini con atrofia muscolare spinale di tipo 1 raggiungono le tappe fondamentali dello sviluppo motorio. Nella Parte 2 di determinazione della dose dello studio registrativo 7 bambini erano in grado di stare seduti senza supporto per almeno 5 secondi, come dalla Gross Motor Scale della Bayley Scales of Infant and Toddler Development, terza edizione. Inoltre, 11 bambini erano in grado di stare seduti, mentre 9 hanno acquisito il controllo verticale della testa dopo 12 mesi di trattamento, come valutato nell’Hammersmith Infant Neurological Examination-Module 2. Infine, 1 bambino ha raggiunto la capacità di stare in piedi in questa valutazione a 12 mesi.
I dati sono stati presentati al 71° convegno annuale dell’American Academy of Neurology in corso in questi giorni a Philadelphia, in Pennsylvania. Roche guida lo sviluppo clinico di risdiplam, farmaco sperimentale che interviene sullo splicing del gene SMN2 somministrato per via orale per il trattamento della SMA, nell’ambito di una collaborazione con la SMA Foundation e con PTC Therapeutics.
“L’Italia ha contribuito significativamente al programma clinico di risdiplam”, commenta il Professor Eugenio Mercuri, Direttore dell’U.O. di Neuropsichiatria Infantile, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli I.R.C.C.S. di Roma, “I dati presentati in questo importante appuntamento scientifico, seppure preliminari, confermano la positività dei risultati di risdiplam precedentemente evidenziati nei bambini con SMA di tipo 1 e aumentano le aspettative nei confronti dei risultati finali degli studi in corso”.
“I costanti miglioramenti osservati finora nello studio FIREFISH in termini di tappe dello sviluppo motorio e motricità sono significativi per questa specifica popolazione con SMA di tipo 1, nella quale la maggior parte dei bambini ha iniziato il trattamento a quasi sette mesi di vita”, dichiara il Principal Investigator dello studio FIREFISH dott. Giovanni Baranello, U.O. Neurologia dello Sviluppo, Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. “Questi risultati incoraggianti avvalorano ulteriormente un approccio terapeutico che incrementi i livelli di proteina SMN sia nel sistema nervoso centrale sia nell’intero organismo”.
La Parte 1 dello studio FIREFISH ha inoltre valutato la funzione motoria con il Children’s Hospital of Philadelphia Infant Test of Neuromuscular Disorders, una scala usata per i bambini con SMA di tipo 1. Dai risultati è emerso che 10 bambini su 17 hanno ottenuto un punteggio CHOP-INTEND totale uguale o superiore a 40 punti.
Il cambio mediano dalla linea di base al mese 12 in CHOP-INTEND era di 17,5 punti. Il punteggio CHOP-INTEND massimo si è attestato a 57 punti dopo 12 mesi di trattamento, in aumento da un punteggio massimo di 49 dopo 8 mesi.
Tra i 21 bambini arruolati nella Parte 1 dello studio FIREFISH, la durata mediana del trattamento è di 14,8 mesi, con 19 bambini trattati per più di 12 mesi. Tre bambini hanno avuto complicazioni gravi della malattia dopo circa 1, 8, e 13 mesi di trattamento. Nessuna complicazione è stata attribuita a risdiplam secondo gli investigatori. Durante lo studio nessun bambino ha perso la capacità di deglutire e nessuno ha avuto necessità di tracheotomia o ventilazione permanente. La sopravvivenza libera da eventi è stata di 18 su 21 nel complesso e 15 su 17nel gruppo con dose terapeutica. Gli eventi avversi più comuni sono stati febbre, infezioni delle alte vie respiratorie, diarrea, vomito, tosse polmonite e costipazione.
“Con grande gioia seguiamo il susseguirsi delle novità che riguardano la ricerca sull’atrofia muscolare spinale”, dichiara Daniela Lauro, presidente Famiglie SMA. “Il panorama delle possibili terapie in pochi anni si è rivoluzionato e siamo in trepidante attesa della conclusione dei trial ancora in corso, per dare una maggiore risposta terapeutica ai nostri pazienti e forse poter includere anche chi, fin ora, è stato impossibilitato ad accedere per le personali condizioni cliniche”.
“I risultati relativi a risdiplam sono estremamente incoraggianti e ci avvicinano alla possibilità di mettere a disposizione della comunità SMA la prima opzione terapeutica orale”, afferma Anna Maria Porrini, Direttore Medico Roche SpA. “Nonostante negli ultimi anni siano stati compiuti progressi importanti nel trattamento della SMA, continua ad esserci un elevato bisogno medico per le persone di varie fasce d’età che convivono con questa patologia. Il nostro programma di sviluppo di risdiplam è ampio e siamo impazienti di condividere altri dati e risultati man mano che emergeranno”.
Roche ha anche presentato nuovi dati tratti dalla Parte 1 del suo studio registrativo SUNFISH su soggetti di età compresa tra 2 e 25 anni con SMA di tipo 2 o 3. La Parte 1 di determinazione della dose dello studio SUNFISH include una popolazione di pazienti particolarmente vasta. Lo stato funzionale basale spaziava da soggetti non in grado di stare seduti a persone in grado di camminare. La scoliosi era da assente a severa. Come indicato in precedenza, dopo 12 mesi di trattamento con risdiplam è stato osservato un aumento mediano prolungato dei livelli ematici di proteina SMN superiore a due volte rispetto al basale.
Gli eventi avversi più comuni registrati nella Parte 1 dello studio SUNFISH sono stati febbre, tosse, vomito, infezioni delle alte vie respiratorie, mal di gola persistente e raffreddore. L’evento avverso grave più comune manifestatosi in due dei 51 pazienti esposti a risdiplam è stata la polmonite. Ad oggi non sono stati osservati risultati di sicurezza correlati al farmaco che hanno comportato il ritiro dagli studi.
Un’analisi esplorativa di efficacia della Parte 1 dello studio SUNFISH ha valutato la funzione motoria mediante la scala Motor Function Measure-32. Questa scala è stata concepita per identificare le variazioni della funzione motoria in un’ampia gamma di pazienti, da quelli con SMA di tipo 2 a minor gravità a quelli con SMA di tipo 3 più grave, ed è pertanto più appropriata per la popolazione dello studio SUNFISH. Un paziente si è ritirato dalla sperimentazione durante l’estensione in aperto. Tra i pazienti sottoposti a valutazione con la scala MFM32 a tutte le visite fino al mese 12, il 58% ha registrato un miglioramento di almeno 3 punti rispetto al basale, tra cui il 71% dei pazienti di età compresa tra 2 e 11 anni e il 42% di quelli di età compresa tra 12 e 25 anni. Se da un lato il disegno e la potenza della Parte 1 dello studio SUNFISH non erano pensati per stabilire l’efficacia, dall’altro la variazione del punteggio MFM32 totale rispetto al basale rappresenta l’endpoint primario di efficacia della Parte 2 della sperimentazione, tuttora in corso.
Le Parti 2 di conferma degli studi SUNFISH e FIREFISH hanno concluso l’arruolamento. Le relative analisi primarie di efficacia verranno condotte rispettivamente nel quarto trimestre del 2019 e nel primo trimestre del 2020.
Roche prevede attualmente di inserire i nuovi dati presentati al convegno annuale AAN nella documentazione da sottoporre alla Food and Drug Administration statunitense e all’Agenzia Europea del Farmaco durante la seconda metà del 2019.
L’atrofia muscolare spinale è una patologia neuromuscolare progressiva, ereditaria e severa che provoca atrofia muscolare e complicanze correlate debilitanti. Rappresenta la causa genetica più comune di mortalità infantile, nonché una delle malattie rare più frequenti: colpisce infatti circa un bambino ogni 11.000. La SMA comporta la perdita progressiva di cellule nervose motorie del midollo spinale che controllano il movimento muscolare. A seconda del tipo di SMA, la forza fisica e la capacità di camminare, mangiare o respirare dei soggetti possono risultare significativamente ridotte o andare perdute.
La SMA è imputabile a una mutazione del gene survival motor neuron 1 che determina una carenza della proteina SMA, presente in tutto l’organismo. Si fa sempre più evidente la convinzione che la SMA sia un disturbo multisistemico e che la perdita della proteina SMN possa influire su molti tessuti e cellule, impedendo il corretto funzionamento dell’organismo.