Roche presenta nuovi dati per la SMA e la SMR
Roche ha presentato i dati a 1 anno emersi dalla Parte 2 dello studio FIREFISH, sperimentazione internazionale registrativa volta a valutare
risdiplam in bambini di età compresa tra 1 e 7 mesi con atrofia muscolare spinale sintomatica di tipo 1. Lo studio ha raggiunto l’endpoint primario, con il 29% dei bambini in grado di stare seduti senza supporto per cinque secondi entro il mese 12, in base alla Gross Motor Scale delle Bayley Scales of Infant and Toddler Development, terza edizione. Nella storia naturale della SMA di tipo 1 nessun bambino raggiunge questa tappa fondamentale. Inoltre, 18 bambini erano in grado di mantenere la testa dritta, 13 di rotolarsi su un fianco e 2 di stare in piedi con un supporto in base all’Hammersmith Infant Neurological Examination 2. La sicurezza di risdiplam nello studio FIREFISH è risultata in linea con il suo noto profilo
sicurezza.
“Questi risultati confermano l’efficacia clinicamente significativa di risdiplam nei bambini con una malattia in stadio avanzato e difficile da trattare”, ha dichiarato Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. “Ringraziamo la comunità SMA per
la sua collaborazione e soprattutto le 62 famiglie in tutto il mondo che hanno partecipato alle Parti 1 e 2 dello studio FIREFISH”.
I dati sono stati selezionati per il 72° convegno annuale dell’American Academy of Neurology.
Roche guida lo sviluppo clinico di risdiplam, un farmaco sperimentale per il trattamento della SMA somministrato per via orale che interviene sullo splicing del gene SMN2, nell’ambito di una collaborazione con la SMA
Foundation e con PTC Therapeutics.
Al momento dell’analisi, la durata mediana del trattamento era di 15,2 mesi, mentre l’età mediana era di 20,7 mesi. Il 93% dei bambini era in vita e nell’85,4% non si erano verificati eventi quali decesso o ricorso a ventilazione permanente. Senza trattamento, in una coorte di storia naturale, l’età mediana del decesso o della ventilazione permanente era di 13,5 mesi. Tre bambini hanno sviluppato complicanze fatali della malattia entro i primi tre mesi di trattamento. Nessuna di queste complicanze sono state attribuite a risdiplam. Il 90% ha registrato un aumento del punteggio CHOP-INTEND* di almeno 4 punti e il 56% ha ottenuto un punteggio superiore a 40; l’aumento mediano è stato di 20 punti. Senza trattamento, i bambini con SMA di tipo 1 mostrano una riduzione dei punteggi CHOP-INTEND nel corso del tempo.
In un endpoint esplorativo, il 95% dei bambini in vita a 12 mesi ha mantenuto la capacità di deglutire e l’89% era in grado di nutrirsi per via orale. Al contrario, in una coorte di storia naturale, tutti i bambini con SMA di tipo 1 di età superiore a 12 mesi hanno avuto bisogno di nutrizione
artificiale.
“Questi risultati sono particolarmente incoraggianti: l’età mediana all’arruolamento era di 5,3 mesi e pertanto questi bambini presentavano già una malattia in progressione”, ha affermato il Prof. Laurent Servais, sperimentatore dello studio FIREFISH e Professore di Patologie neuromuscolari Pediatriche presso il MDUK Oxford Neuromuscular Centre. “Mantenere la capacità di deglutire è molto importante in quanto aiuta i bambini a nutrirsi e suggerisce che risdiplam ha un effetto significativo
sulla funzione bulbare”.
La sicurezza di risdiplam nello studio FIREFISH è risultata in linea con il profilo di sicurezza rilevato in precedenza e non sono stati identificati nuovi eventi avversi. Gli eventi avversi più comuni sono stati infezione delle alte vie respiratorie, polmonite, febbre, costipazione, rinofaringite, rinite e diarrea. Gli eventi avversi gravi più comuni sono stati polmonite, bronchiolite, insufficienza respiratoria e ipotonia.
Risdiplam è in fase di studio in un vasto programma di sperimentazione clinica sulla SMA, i cui pazienti hanno un’età compresa tra zero e 60 anni e comprendono anche pazienti pre-sintomatici e pazienti precedentemente trattati con altre terapie mirate per la SMA. La popolazione dello studio clinico è stata delineata in modo da rappresentare l’ampio spettro di persone affette nella realtà da questa malattia e per poter garantire l’accesso a tutti i pazienti idonei.
A novembre 2019, la Food and Drug Administration statunitense ha accordato a risdiplam la Priority Review, in base alla quale ci si attende l’approvazione entro il 24 agosto 2020.
Sempre Roche ha anche annunciato le nuove analisi degli studi di fase III OPERA I e OPERA II e delle estensioni in aperto. Queste analisi evidenziano che il trattamento con ocrelizumab ha ridotto il rischio di progressione della malattia e della disabilità nella SMR e nella SMPP, e apportano ulteriori evidenze al profilo beneficio/rischio del farmaco, compreso l’impatto della SM sulla vita quotidiana dei soggetti. I dati sono stati selezionati per il 72° convegno annuale dell’American Academy of Neurology e verranno messi a disposizione online tramite una presentazione virtuale nelle prossime settimane.
“Le recenti acquisizioni sulle analisi presentate al congresso AAN confermano il profilo di efficacia di ocrelizumab nel minimizzare il rischio di una perdita dell’autonomia motoria e nel preservare il danno a livello talamico, il tutto associato ad un profilo di sicurezza che si conferma favorevole”, commenta Carlo Pozzilli, Professore Ordinario di Neurologia presso l’Università degli Studi di Roma “Sapienza” e Direttore del centro sclerosi multipla dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma.
“Per le persone che soffrono di SM, mantenere la mobilità il più a lungo possibile è estremamente importante. Queste nuove analisi a più lungo termine sono incoraggianti, in quanto dimostrano che iniziare precocemente il trattamento con ocrelizumab potrebbe ridurre il rischio di dover ricorrere a un ausilio per la deambulazione di quasi il 50% nell’arco di sei anni”, dichiara Levi Garraway, Chief Medical Officer and Head of Global Product Development di Roche. “Rallentare la progressione della SM a uno stadio patologico più precoce, e non soltanto trattare le recidive, potrebbe generare altri esiti clinicamente significativi nelle persone affette da questa malattia”.
Da una nuova analisi post hoc relativa all’estensione in aperto degli studi di fase III OPERA sulla SMR è emerso che il trattamento più precoce con ocrelizumab potrebbe posticipare il rischio di necessitare di un ausilio per la deambulazione in confronto ai pazienti che hanno effettuato lo switch terapeutico da interferone beta-1a due anni dopo. Il rischio è stato valutato in base al tempo intercorso fino al raggiungimento di un punteggio uguale o superiore a 6 sulla Expanded Disability Status Scale, mantenutosi per almeno 48 settimane. I soggetti trattati con ocrelizumab hanno registrato una riduzione del rischio di dover ricorrere a un ausilio per la deambulazione pari al 49% rispetto a quelli trattati con interferone beta-1a nell’arco di 6 anni di studio. I profili di sicurezza nel periodo in doppio cieco e nell’estensione in aperto sono risultati generalmente coerenti.
Nei pazienti con SMR o SMPP, ocrelizumab ha prodotto un rallentamento progressivo dell’atrofia del talamo. I risultati dei periodi in doppio cieco degli studi di fase III OPERA I, OPERA II e ORATORIO hanno evidenziato un’atrofia del talamo significativamente inferiore in confronto a quanto osservato rispettivamente con interferone beta-1a e il placebo. Il talamo è una struttura profonda di materia grigia situata all’interno del cervello che agisce come trasmettitore e centro integrativo. Svolge un ruolo fondamentale su reattività, controllo motorio, funzione cognitiva ed elaborazione sensoriale. Il talamo subisce danni correlati alla SM e il grado di atrofia potrebbe costituire un utile marcatore dell’efficacia terapeutica.
Con l’utilizzo real-world in rapida crescita e oltre 150.000 pazienti trattati in tutto il mondo, ocrelizumab viene somministrato due volte all’anno ed è la prima e unica terapia approvata per la SMR e la SMPP. Ocrelizumab è approvato in 90 Paesi tra Nord America, Sud America, Medio Oriente ed Europa orientale, nonché in Australia, Svizzera e Unione Europea.