Pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Nature Reviews Gastroenterology & Hepatology” il paper “Gastrointestinal diagnosis using non-white light imaging capsule endoscopy” che annovera tra i suoi autori Gastone Ciuti, ricercatore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna.
Lo studio, realizzato in collaborazione con studiosi provenienti da tre università scozzesi, analizza lo sviluppo e le possibili applicazioni nel campo dell’endoscopia robotica dei sensori non-White Light Imaging che, rispetto agli strumenti tradizionalmente usati, potrebbero permettere una maggiore precisione nelle diagnosi gastrointestinali.
“Abbiamo iniziato ad analizzare questa nuova frontiera di ricerca – spiega Gastone Ciuti – durante due workshop che si sono tenuti in Scozia negli anni scorsi: il Minimally Endoscopy Workshop e il The Future of Capsule Endoscopy Workshop, entrambi organizzati nel contesto del progetto SonoPill. Ci siamo accorti che le ricerche, seppur preliminari o inerenti ad altri contesti applicativi, relative all’utilizzo di sensori alternativi al White Light Imaging consentono di vedere quello che non è visibile o difficilmente visibile a occhio nudo, e ottenere una migliore sensitività e specificità diagnostica se integrati assieme”.
Da oltre due decenni il White Light Imaging rappresenta la principale forma di diagnostica convenzionale. Questo tipo di tecnologia ha però dei limiti in quanto la diagnosi non riesce ad andare oltre la superficie più esterna della mucosa intestinale a causa della limitata profondità di penetrazione delle lunghezze d’onda del sistema di imaging. Lo studio vuole attestare come sia possibile impiegare sensori alternativi nella diagnosi del tratto gastrointestinale in vari contesti specifici: in sostituzione ai sensori WL Imaging quando questi possono operare in alcuni casi applicativi clinici con maggiore risoluzione e sensitività diagnostica; in integrazione ai sensori WL Imaging per aumentare la sensitività diagnostica in un contesto di diagnosi multi-modale. Lo studio pubblicato su “Nature Reviews” porterà a una maggiore consapevolezza delle potenzialità e dei limiti dei sensori non-WL imaging, e aprirà nuove prospettive di ricerca di cui Ciuti, con il suo laboratorio Computer-Integrated Technologies for Robotic Surgery, si vuole fare portavoce e interprete.
“Il nostro laboratorio – spiega Ciuti – si concentra sullo sviluppo di nuove tecniche robotiche in grado di sviluppare dispositivi medici ad alto impatto diagnostico, nonché metodiche attuative chirurgiche con ridotta invasività e traumaticità per il paziente. Questo studio ci ha permesso di aprire una fertile collaborazione con le tre università scozzesi per future collaborazione scientifiche. In ballo c’è anche una proposta di progetto europeo ERCStarting Grant che è passata alla seconda fase di valutazione”.