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Rettocolite ulcerosa: un nuovo studio internazionale conferma l’efficacia di un farmaco innovativo

La rettocolite ulcerosa è una condizione medica che si manifesta con l’infiammazione persistente del colon. La terapia per questa forma di patologia si concentra su molecole biologiche che, purtroppo, sono efficaci in meno del 50% dei pazienti, soprattutto per i pazienti che presentano una forma di malattia grave. Nonostante gli sforzi per trovare una cura duratura, a oggi non esiste ancora un trattamento completamente efficace per gestire questa malattia, soprattutto in presenza di forme gravi. 

Un nuovo studio internazionale e multicentrico di fase 2, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “New England Journal of Medicine”, condotto in 14 Paesi con la collaborazione in Italia del Centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali dell’IRCCS Ospedale San Raffaele diretto da Silvio Danese, primario dell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore ordinario di gastroenterologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, offre nuove speranze per chi è affetto dalla patologia.

ARTEMIS-UC ha testato l’efficacia di tulisokibart, un anticorpo monoclonale in grado di intervenire sul fattore di necrosi tumorale, simili alla citochina, e sul suo recettore, considerati mediatori chiave della malattia infiammatoria intestinale, su pazienti con colite ulcerosa attiva da moderata a severa.

Sono stati dapprima selezionati due gruppi di soggetti con dipendenza da corticosteroidi o accumunati da una risposta inadeguata alla terapia convenzionale approvata per la colite ulcerosa: il primo gruppo ha arruolato i pazienti in base alla positività ad un test diagnostico su base genetica (Dx), progettato per identificare i soggetti predisposti ad una migliore risposta, mentre il secondo gruppo ha arruolato i soggetti indipendentemente dal test. Il farmaco è stato, poi, somministrato in modo randomizzato per via endovenosa ai pazienti dei due gruppi.

In entrambi i trial, rispettivamente di 43 e 135 pazienti, sono stati trattati complessivamente 75 soggetti risultati positivi al test genetico e si è riscontrato che una percentuale maggiore di pazienti Dx-positivi trattati con tulisokibart ha raggiunto la remissione clinica, registrando che: alla dodicesima settimana di trattamento, complessivamente, una percentuale maggiore di pazienti che ha ricevuto il farmaco ha raggiunto la remissione clinica rispetto al placebo; alla dodicesima settimana una percentuale maggiore dei 75 pazienti Dx-positivi trattati con il farmaco ha raggiunto la remissione clinica rispetto al placebo.

“Questo trattamento potrebbe rappresentare una soluzione definitiva per i numerosi pazienti che lottano quotidianamente con i sintomi di questa patologia, senza trovare sollievo nelle terapie convenzionali. Inoltre, lo studio pone di fronte ad un’altra grande novità: grazie ai test genetici preventivi, possiamo personalizzare il trattamento identificando i soggetti più propensi a rispondere positivamente al farmaco, segnando una rivoluzione nella medicina del futuro” conclude il professor Danese.

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