Primo studio di fase III che dimostra l’efficacia della strategia di combinazione di due farmaci immunoterapici per colpire le metastasi cerebrali da melanoma
Parte da Siena il primo studio al mondo di fase III che dimostra l’efficacia della strategia di combinazione di due immunoterapici per colpire le metastasi cerebrali da melanoma. Sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale “Clinical Cancer research” i risultati di uno studio coordinato dalla professoressa Anna Maria Di Giacomo del CIO, diretto dal professor Michele Maio, direttore del Dipartimento Oncologico dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese, e supportato dalla Fondazione NIBIT, con la collaborazione di altre otto istituzioni italiane. Secondo quanto ottenuto, la combinazione di ipilimumab più nivolumab è in grado di migliorare significativamente la sopravvivenza a lungo termine rispetto agli standard di terapia attuali.
«L’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento del melanoma metastatico – spiega il professor Maio -. Non tutti però riescono a beneficiare di tale approccio: in quei pazienti che sviluppano metastasi cerebrali silenti non esiste ancora una terapia in grado di fare la differenza. Una situazione che presto potrebbe cambiare grazie ai risultati di questo studio».
«L’obiettivo del trial era quello di comparare tre differenti strategie – aggiunge la professoressa Di Giacomo -: quella standard, attraverso la somministrazione del farmaco chemioterapico fotemustina, la combinazione di fotemustina e ipilimumab e la combinazione di ipilimumab e nivolumab. Dalle analisi, effettuate su 96 pazienti divisi in tre gruppi a partire da gennaio 2013 a settembre 2018, è emerso che la combinazione ipilimumab e nivolumab è stata in grado di migliorare significativamente diversi parametri tra cui, il più importante, la sopravvivenza a lungo termine, rispetto alle altre due strategie di cura testate. Ad oggi – aggiunge la professoressa Di Giacomo – si calcola che circa il 30-40% delle persone con melanoma metastatico sviluppi metastasi a livello del sistema nervoso centrale».
«Purtroppo – continua Maio -, questa caratteristica è associata ad una ridotta aspettativa di vita e, negli anni, l’immunoterapia, per il suo meccanismo d’azione, non è mai stata considerata una valida strategia per arrivare a colpire il sistema nervoso. Non solo, i trattamenti attualmente disponibili non sono in grado di incidere significativamente sul decorso della malattia. Per questa ragione il trattamento delle metastasi cerebrali silenti rimane una delle principali sfide nei pazienti con melanoma».
Un risultato, quello ottenuto al CIO di Siena, che testimonia che un’opportuna strategia di combinazione di più immunoterapici con target differenti può cambiare la prospettiva di vita dei pazienti con metastasi cerebrali. «Quanto ottenuto è in linea con l’efficacia che si registra utilizzando la medesima combinazione nei pazienti con melanoma metastatico senza metastasi cerebrali. Una prova ulteriore – conclude Di Giacomo – dell’efficacia della strategia utilizzata. Ora, in base ai risultati del trial, auspichiamo che l’indicazione a sottoporre questi pazienti alla combinazione venga recepita dalle autorità regolatorie. Questo approccio ha infatti dimostrato di poter cambiare la pratica clinica corrente e la vita dei malati».