Eseguito con successo nella Cardiologia dell’Ospedale Santo Stefano di Prato, diretta dal dottor Francesco Bellandi, il primo impianto di pacemaker senza fili.
L’applicazione del pacemaker permette la correzione dei disturbi dell’attività del cuore legati ad anomalie del ritmo cardiaco. Il paziente, un uomo di 73 anni, già portatore di un pacemaker tradizionale aveva sviluppato una infezione della tasca del catetere.
A eseguire l’intervento la dottoressa Tiziana Giovannini, responsabile di Elettrofisiologia della cardiologia di Prato con il tutoraggio della professoressa Maria Grazia Bongiorni dell’Università di Pisa insieme all’ èquipe medica ed infermieristica del laboratorio di elettrofisiologia.
La tecnica utilizzata è innovativa e consiste nel posizionare e poi ancorare all’interno del ventricolo destro un pacemaker di piccole dimensioni. L’inserimento del sistema di stimolazione intracardiaca avviene attraverso la vena femorale, a livello dell’inguine. Si tratta di un tubicino flessibile dello spessore di alcuni millimetri che attraverso una progressiva dilatazione della vena, raggiunge il ventricolo, sede dell’impianto.
I vantaggi di questa nuova tecnica mininvasiva di impianto di pacemaker sono sicuramente l’assenza di incisioni nel torace, l’assenza di tumefazioni o anomalie correlate alla tasca sottocutanea e l’assenza di fili all’interno delle vene, eliminando così il rischio di potenziali complicanze legate alla procedura tradizionale.
Il paziente, sottoposto a questa tipologia d’impianto potrà essere dimesso in tempi brevi e ritornare a svolgere la sue attività quotidiane.
La metodica trova, come indicazione principale, la risoluzione di situazioni particolarmente complesse come ad esempio una infezione della tasca di un pacemaker tradizionale inserito a livello sottocutaneo.