Avviati a Roma i lavori del XVIII Forum Meridiano Sanità “Prevenzione e innovazione per l’evoluzione sostenibile del sistema sanitario e la crescita economica dell’Italia” realizzato da The European House – Ambrosetti patrocinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.
Al centro del dibattito e del Rapporto presentato nel corso dell’evento, le crisi di natura economica, sociale e ambientale, che si sono avute negli ultimi anni, l’instabilità del quadro geopolitico e gli impatti sulla salute dei cittadini italiani.
L’Italia, ancora impegnata a superare le conseguenze della pandemia, ha dovuto affrontare la crisi energetica e delle materie prime, con un aumento dell’inflazione prima, e dei tassi di interesse poi, che hanno rallentato la ripresa, anche a causa delle tensioni geopolitiche, dal conflitto russo-ucraino alla ripresa delle ostilità in Medioriente. La stagnazione dell’economia italiana e le prospettive di crescita del 2023 e degli anni successivi unite a elevati livelli di indebitamento non delineano un quadro positivo.
La forte contrazione del tasso di fertilità, nel 2023 pari a 1,2 figli per donna, ben lontano dalla soglia di 2,1 necessaria per mantenere la popolazione italiana al livello attuale, e il progressivo aumento dell’età media della popolazione, destinata a raggiungere i 50,6 anni nel 2050 dai 46,4 anni attuali, sono alla base della nuova struttura demografica dell’Italia. Nel 2050, quando ci saranno 58,5 milioni di italiani, vale a dire 2,4 milioni in meno rispetto a quelli attuali, un cittadino su tre sarà over-65, e su questa fascia di popolazione si concentrerà oltre il 70% della spesa sanitaria pubblica rispetto al 60% attuale.
Il nostro SSN si trova a rincorrere affannosamente l’aumento dei bisogni di salute e assistenza in un quadro di riduzione dei cittadini in età attiva, principali contribuenti della spesa sanitaria pubblica. Per soddisfare i crescenti bisogni di salute e assistenza, secondo lo scenario previsionale di Meridiano Sanità, la spesa sanitaria pubblica dovrebbe raggiungere i 211,3 miliardi di euro, a prezzi correnti, nel 2050 rispetto ai 134,7 attuali, ma senza politiche attive per il mercato del lavoro il numero di occupati diminuirà del 17,2%, a 19 milioni.
“Nel quadro attuale – ha spiegato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO, The European House – Ambrosetti, la spesa sanitaria pubblica in capo a ciascun lavoratore italiano al 2050 quasi raddoppierà, da 5.886 a 11.151 euro. Per questo, per garantire la tenuta del sistema sanitario e, più in generale di welfare, serve una strategia e una visione unitaria di demografia, economia e salute. Inoltre, rendere sostenibile la spesa sanitaria pubblica significa definire politiche per la natalità per allineare il tasso di natalità italiano alle media dei primi 5 Paesi europei e promuovere la partecipazione al mercato del lavoro anche attraverso l’attrazione di capitale umano qualificato dall’estero continuando nel processo di adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita in costante aumento. Sullo sfondo rimane la necessità di avviare un dibattito serio e costruttivo sul finanziamento della nostra sanità che dovrebbe basarsi su una concreta integrazione tra pubblico e privato e sull’ottimizzazione dei 3 pilastri del nostro SSN”.
È stato però ricordato che, per rispondere all’aumento della domanda di salute e salvaguardare il nostro Servizio Sanitario Nazionale, seconda “impresa” dopo la scuola se si considera il numero di addetti, si devono risolvere al più presto alcune questioni aperte, a partire dall’emergenza del personale sanitario al centro dell’attualità. Non si tratta di un problema di numeri in assoluto ma di programmazione e attrattività di alcune specializzazioni: nel 2023-2024 sono stati stanziati 16.165 contratti di specializzazione medica ma ne sono stati assegnati solo il 62,1%. Non va dimenticato il tema salariale: a parità di potere d’acquisto, inoltre, uno specialista tedesco guadagna il 72,3% in più di un collega italiano.
Le carenze più significative riguardano alcune professioni, a partire dai Medici di Medicina Generale, nei quali è in ritardo il ricambio generazionale e dagli infermieri, che hanno un limitato riconoscimento economico e professionale rispetto ai colleghi europei: con 6,2 infermieri per 1.000 abitanti, l’Italia ha la metà degli infermieri della Germania rispetto alla popolazione, Paese in cui le retribuzioni sono superiori al 30% rispetto al nostro Paese.
La crisi di capitale umano pesa anche sulle liste d’attesa del sistema sanitario pubblico che, secondo 1 cittadino su 2 rappresenta il principale ostacolo all’accesso alle prestazioni, soprattutto dopo l’emergenza COVID-19, dato che nel triennio 2020-2022 sono state perse 16,1 milioni di prime visite e 22,8 milioni di visite di controllo rispetto al 2019.
Ulteriore elemento di riflessione, la necessità di accelerare nella completa attuazione della Riforma dell’assistenza territoriale e delle altre misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La messa a terra degli investimenti previsti dalla Missione 6 “Salute” procede secondo i tempi del cronoprogramma europeo, ma stando all’ultimo monitoraggio di AGENAS, risultano attive appena 187 Case della Comunità, 76 Ospedali di Comunità e 77 COT, pari rispettivamente al 18%, al 24,8% e al 9,9% dei target rivisti dal Governo per far fronte all’aumento del 30% dei costi dei materiali di costruzione. Grazie anche al rafforzamento dei sistemi informativi, della telemedicina e dei dati, cui il PNRR destina oltre 4 miliardi di euro, la collaborazione tra MMG, farmacisti e gli altri professionisti delle cure primarie rappresenta la via maestra per offrire ai pazienti, sempre più spesso con comorbidità croniche, un’assistenza continuativa e sempre più di prossimità.
La rete dell’assistenza rappresenta solo una componente dell’ecosistema della salute, il sistema che unisce e mette in comunicazione la componente industriale privata con quella prevalentemente pubblica della rete di assistenza e ricerca. L’ecosistema della salute, come descritto anche nel Rapporto Meridiano Sanità, è un asset strategico su cui investire per aumentare la competitività del Paese e rilanciarne la crescita, oltre agli impatti sulla salute e qualità di vita dei cittadini. Tuttavia, nonostante il settore farmaceutico si distingua per alti moltiplicatori dell’attività economica, occupazione qualificata e intensità di R&S rispetto alla manifattura, l’Italia è riuscita ad attrarre meno dell’1% degli investimenti in R&S farmaceutico a livello globale. Processi normativi e regolatori spesso troppo lunghi e complessi insieme ad una governance della spesa farmaceutica, soggetta agli effetti distorsivi del meccanismo del payback, che ricade soprattutto sulle aziende a capitale estero che sono anche le aziende a maggior tasso di innovazione, hanno di fatto implicazioni sulla disponibilità e accesso alle terapie e tecnologie più innovative.
Dalle analisi e riflessioni contenute nel XVIII Rapporto Meridiano Sanità, arricchite dal confronto e dibattito con numerosi expert e stakeholder avvenuti nel corso del 2023, sono emerse 15 linee di azione, riconducibili a 3 ambiti di intervento prioritari per il Paese.
Riconoscere e investire sulle attività di promozione della salute e di prevenzione per garantire la sostenibilità della sanità pubblica:
– Aumentare gli investimenti in prevenzione, monitorando in prima istanza l’effettiva allocazione da parte delle singole Regioni del 5% del Fondo Sanitario Nazionale e prevedere che, in tutte le Regioni, almeno il 50% del riparto per il LEA “Prevenzione collettiva e sanità pubblica” sia destinato ad attività rivolta alle persone e, all’interno di questo, sia incrementato il fondo già esistente e finalizzato per l’immunizzazione ripartito alle Regioni.
– Adottare una strategia unitaria e coordinata di interventi integrati di prevenzione primaria e secondaria, attuando i Piani Nazionali della Prevenzione e delle Cronicità, per ridurre il burden delle patologie trasmissibili e non trasmissibili ad alto impatto come tumori, malattie cardio, cerebro e vascolari, diabete, disturbi neurologici e disordini mentali con interventi multisettoriali sui fattori di rischio ambientali e comportamentali, a partire dalle scuole e dai luoghi di lavoro e potenziare le campagne di screening al fine di promuovere la buona salute sin dalla giovane età e un invecchiamento attivo.
– Aumentare i tassi di copertura vaccinale fino al raggiungimento degli obiettivi di sanità pubblica, attivando iniziative specifiche per recuperare le vaccinazioni perse a causa della pandemia e contrastare la vaccine hesitancy e la vaccine fatigue a partire da: un incremento dei setting in cui promuovere la vaccinazione, un maggior coinvolgimento della medicina generale, delle farmacie e degli specialisti all’interno degli ospedali, la realizzazione di un’anagrafe vaccinale nazionale, il potenziamento della formazione della classe medica in vaccinologia e l’investimento in campagne di comunicazione multicanali mirate in funzione dei singoli target da raggiungere.
Implementare iniziative di antimicrobial e diagnostic stewardship per dare un forte impulso alla lotta all’antimicrobico resistenza e all’aumento delle infezioni correlate all’assistenza promuovendo, oltre all’appropriatezza prescrittiva degli antibiotici, anche gli interventi di immunizzazione, la diagnostica rapida a livello ospedaliero e territoriale e la ricerca e l’accesso ai nuovi antibiotici, anche attraverso una strategia di incentivi push e pull.
– Accelerare l’evoluzione e il rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale per dare risposte concrete alle sfide di salute:
– Accelerare l’attuazione dei Piani (risorse e progetti) già in atto o programmati dal PNRR e dai Fondi Europei per rafforzare il sistema della ricerca e dell’assistenza e permettere una migliore collaborazione a livello nazionale e con le Regioni nella gestione dei percorsi di prevenzione, diagnosi precoce e cura.
– Proseguire nel processo di potenziamento del capitale umano del sistema sanitario a livello ospedaliero e territoriale per far fronte ai crescenti bisogni di salute, favorendo la formazione di un adeguato numero di medici e altro personale sanitario e la formazione continua nel corso della carriera e allineando il livello retributivo a quello dei principali Paesi europei.
– Proseguire nel processo di trasformazione data-driven della sanità potenziando l’investimento nelle infrastrutture digitali, favorendo la raccolta e la standardizzazione dei dati da utilizzare ai fini della ricerca e del miglioramento dei percorsi di cura e consentendo l’interoperabilità tra i diversi sistemi informativi esistenti.
– Definire una nuova governance e modello di finanziamento della spesa farmaceutica pubblica continuando nel breve termine nella riduzione del peso del payback, proseguendo con il ribilanciamento delle risorse tra i tetti di spesa utilizzando l’avanzo della spesa convenzionata per diminuire lo sfondamento della spesa per acquisti diretti e utilizzando l’avanzo del Fondo per i Farmaci Innovativi anche per i farmaci con innovatività condizionata; nel medio termine, prevedere il superamento del meccanismo del payback per finanziare adeguatamente l’arrivo sul mercato di nuovi farmaci e vaccini altamente innovativi; la rideterminazione del valore dei tetti di spesa sulla base delle innovazioni nel campo farmaceutico e del relativo fabbisogno assistenziale.
– Ridefinire la regolamentazione della spesa farmaceutica e dei dispositivi medici introducendo meccanismi di flessibilità nel modello di valutazione dell’innovazione per superare il concetto di prezzo di un singolo farmaco/tecnologia per adottare un approccio value based, in grado di considerare gli impatti sulla ricerca scientifica, sulla qualità di vita, sui percorsi e i setting assistenziali e sui costi economici e sociali. Congiuntamente, avviare un piano di monitoraggio delle performance del farmaco/tecnologia nella pratica clinica, sfruttando le potenzialità della Real World Evidence, per migliorare l’allocazione delle risorse e rivalutare in maniera continuativa il rapporto beneficio/rischio.
– Attuare il potenziamento dell’Agenzia Italiana del Farmaco e il completamento della sua riforma attraverso la revisione dei meccanismi di prezzo e rimborso, adottando logiche di value-based pricing, l’accelerazione dei tempi complessivi di accesso all’innovazione su tutto il territorio nazionale, la formalizzazione delle modalità di dialogo diretto fra AIFA e Aziende nel processo negoziale e nel processo di Horizon Scanning, la definizione di meccanismi di accesso precoce ai farmaci innovativi e l’immediata operatività in tutte le Regioni delle determinazioni AIFA senza ulteriori processi per l’accesso regionale.
– Attuare una semplificazione normativa per i trial clinici al fine di rendere l’Italia più competitiva nel panorama internazionale in tema di tempi di approvazione, facilità di arruolamento dei pazienti e decentralized clinical trial e istituire la figura del data manager.
– Aumentare gli investimenti nell’ambito della salute, driver di crescita socio-economica del Paese:
– Continuare ad aumentare le risorse pubbliche da destinare alla sanità per avvicinarsi ai livelli degli altri principali Paesi europei e rivedere la struttura della spesa sanitaria pubblica complessiva, anche alla luce degli impatti molto positivi che la buona salute dei cittadini ha sulle altre voci di spesa del Bilancio pubblico.
– Farsi promotore, all’interno del dibattito europeo sul nuovo Patto di Stabilità e Crescita, di una proposta di revisione delle regole di contabilizzazione delle spese sanitarie che dovrebbero essere considerate come investimenti e non come spesa corrente, alla stregua di quanto avviene per le spese della Difesa e del Green Deal.
– Implementare modelli sperimentali di finanziamento a carattere pubblico-privato, come gli Health Impact Bond, per consentire la diffusione di soluzioni innovative sia nella gestione delle cronicità sia nella definizione di programmi di promozione di stili di vita corretti per prevenire le principali patologie ad alto impatto per il sistema.
– Definire una strategia italiana e un Piano Nazionale delle Life Sciences per attrarre nuovi investimenti in ricerca e produzione e sviluppare i talenti, a sostegno della crescita economica del Paese e della sostenibilità del SSN e del sistema di welfare, facendo leva sulla filiera industriale, caratterizzata dai più elevati tassi di innovazione e produttività. Avviare inoltre la definizione di una cornice normativa unica per i partenariati pubblico-privati e di un framework regolatorio con incentivi stabili per chi investe in R&S e/o in produzione con una contestuale semplificazione delle procedure per la partecipazione ai bandi pubblici.
La XVIII Edizione del percorso Meridiano Sanità è stata realizzata con il contributo non condizionante di bioMérieux, GSK, MSD, Pfizer e Sanofi e con il supporto non condizionante di TEVA.