Nel corso del 55° Congresso Nazionale di Cardiologia dell’ANMCO, il più importante evento di Cardiologia in Italia, che si sta svolgendo a Rimini in questi giorni, sono stati presentati gli attesissimi risultati dello studio BRING-UP 3 Scompenso.

“Il BRING-UP 3 Scompenso – sottolinea il prof. Fabrizio Oliva – Presidente ANMCO e Direttore Cardiologia 1 dell’ospedale Niguarda di Milano – è uno studio giunto alla terza edizione, poiché nel contesto dello scompenso cardiaco sono già stati condotti due studi clinici con lo stesso approccio metodologico. In questo caso sono stati inclusi un totale di 5203 pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco, provenienti da 186 centri di cardiologia. Nel 74% dei casi si tratta di pazienti arruolati nel corso di valutazioni ambulatoriali e, dunque, con forme di scompenso cardiaco cronico. Il restante 26% dei pazienti è stato incluso alla dimissione di un ricovero per scompenso cardiaco e, quindi, di questi pazienti è possibile conoscere le modalità di gestione diagnostico/terapeutica nella fase acuta intra-ospedaliera. L’età media dell’intera popolazione di pazienti inclusa nel BRING-UP Scompenso è di 70 anni ed il 21% è di sesso femminile.  Globalmente il 60% dei pazienti con scompenso cardiaco inclusi nello studio hanno una funzione sistolica ventricolare sinistra ridotta. Lo studio, di cui si è conclusa la prima fase ha già fornito avere informazioni precise sulla modalità di gestione di questa popolazione di pazienti sia nel contesto ospedaliero che ambulatoriale.”

“Il 56% della popolazione ambulatoriale – continua il prof. Oliva – aveva un quadro di insufficienza cardiaca a funzione sistolica ridotta; in questi pazienti si confermano un età media inferiore e una minor rappresentanza del sesso femminile, con dati di comorbidità importanti, 30%  diabete, 68%  dislipidemia,35% insufficienza renale. L’eziologia più frequente nell’HFrEF è quella ischemica e circa il 40% di pazienti ha avuto una precedente rivascolarizzazione. Nei pazienti con funzione sistolica conservata le eziologie più frequenti sono ipertensione e valvulopatie.

Rispetto al passato tra gli esami di laboratorio vi è un maggiore ricorso alla valutazione dei peptidi natriuretici mentre la carenza marziale viene indagata in pochi pazienti.Il dato indubbiamente più significativo riguarda i trattamenti raccomandati dalle linee guidai; nell’HFrEF alla visita basale vengono implementate queste terapie e oltre il 96% di pazienti è in beta-bloccante, oltre il 90% in terapia con inibitore del RAAS, 80% in MRAs e l’84% in SGLT2i. Il 64% dei pazienti è in quadruplice terapia. Anche nell’ HFpEF la percentuale di pazienti in SGLT2i passa dal 25% al 50%.

Nei pazienti ospedalizzati per scompenso acuto rispetto all’ingresso vi è un significativo incremento dei trattamenti raccomandati al momento della dimissione.”

“Questi importanti risultati – conclude il prof. Oliva – confermano la qualità della cardiologia italiana ma anche l’importanza della ricerca osservazionale ANMCO che porta all’implementazione dei trattamenti farmacologici che si sono dimostrati in grado di migliorare gli outcome clinici di questi pazienti nei grandi trial.”

Sempre nel corso del 55° Congresso Nazionale di Cardiologia dell’ANMCO, sono stati presentati anche i risultati dello studio BRING-UP Prevenzione.

“Il BRING-UP Prevenzione – dichiara il prof. Furio Colivicchi, Past President ANMCO e Direttore Cardiologia Clinica e Riabilitativa dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma – ha finora incluso 4790 pazienti provenienti da 189 centri cardiologici distribuiti su tutto il territorio nazionale. Si tratta di pazienti con storia di pregresso infarto o malattia coronarica   o malattia ostruttiva degli arti inferiori o patologia cerebrovascolare. Da un’analisi preliminare dei dati raccolti, l’età media di questa popolazione è 67 anni ed il 20% è disesso femminile. Dati allarmanti sono quelli correlati alla prevalenza dell’obesità, il 20% di questi pazienti sono obesi, e del fumo di sigaretta, infatti il 21% è fumatore.  In generale, una percentuale significativa di pazienti, pur avendo una precedente diagnosi di malattia cardiovascolare, non ha una ottimale gestione di fattori di rischio, come appunto l’obesità e il fumo di sigaretta. Possiamo quindi migliorare la gestione di questa popolazione di pazienti. Fondamentale a tale scopo è la consapevolezza del rischio di nuovi eventi come infarto ed ictus ascrivibili a fumo, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia e obesità. Inoltre, il 27% dei pazienti inclusi nello studio BRING-UP Prevenzione sono diabetici e nell’11% dei casi hanno una malattia renale cronica. Sebbene sia noto che il colesterolo è il fattore causale delle malattie aterosclerotiche, le statine, trattamento di prima linea per questi pazienti, erano impiegate inizialmente solo nel 68% dei pazienti prima della visita cardiologica. Dopo il controllo cardiologico la percentuale è salita al 98%. Questa variazione è espressione del fatto che essere seguito da un cardiologo può migliorare significativamente il profilo di rischio e ridurre la probabilità di recidive ischemiche, come infarto o ictus.I cardiologi possono quindi fare la differenza, migliorando il destino clinico dei pazienti. Ulteriori informazioni preziose verranno poi fornite da una dettagliata analisi della gestione terapeutica complessiva di questa popolazione di pazienti, che sarà disponibile alla conclusione dello studio.”