Il progetto “2019 anno della presbiopia e delle lenti progressive” è una iniziativa di sensibilizzazione sulla corretta gestione del difetto visivo organizzata da B2Eyes-Fabiano Group Editore con la collaborazione scientifica della SOI, Società Oftalmologica Italiana, il cui obbiettivo è far conoscere le potenzialità delle lenti progressive nella correzione della presbiopia, oggi non adeguatamente conosciuta da un elevato numero di persone. Nell’ambito di questa iniziativa si svolgerà un convegno a Firenze, presso il Palazzo dei Congressi dal 30 giugno al 1° luglio e sarà realizzato un opuscolo informativo sulla presbiopia che nel secondo semestre 2019 verrà messo a disposizione del consumatore finale presso i centri ottici aderenti.

A questo tema è stata dedicata a Milano la conferenza stampa “Presbiopia, facile sbagliare: le nuove frontiere della tecnologia” alla presenza di medici oculisti specialisti e rappresentanti degli ottici e delle aziende produttrici.

La presbiopia, ovvero l’impossibilità di poter leggere il giornale senza dipendere da un paio di occhiali da vicino, è un processo naturale che compare dopo i 40 anni dovuto a perdita di efficacia del sofisticato sistema di messa a fuoco dipendente dal cristallino naturale e dal corpo ciliare posizionati entrambi all’interno del bulbo oculare. E’ un normale processo di invecchiamento del nostro occhio che comporta difficoltà nella visione di oggetti da vicino, generalmente da una distanza tra i 25 e i 40 centimetri. In caso di difetti refrattivi, come nell’ipermetrope, comparirà leggermente prima mentre nel caso del miope leggermente dopo. Intorno ai 60 anni il difetto si stabilizza in assenza di patologie oculari e generalmente dopo questa età non risulta necessario dover aumentare il potere delle lenti.

Si stima che la presbiopia oggi riguardi 28 milioni di persone in Italia, di queste il 47% sono uomini e il 42% donne.

“Purtroppo non esistono modi per ritardare l’insorgenza della presbiopia, ma oggi si può fare in modo di correggere il difetto con le lenti progressive che, grazie all’evoluzione tecnologica, hanno raggiunto un livello di personalizzazione tale da eliminare la maggior parte delle difficoltà di adattamento cosi penalizzanti negli anni passati. E’ anche opportuno seguire alcune buone pratiche quotidiane a fronte dell’uso sempre più intenso di dispositivi elettronici”, afferma il dottor Luigi Mele, medico chirurgo oculista presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli esperto SOI per la tematica inerente i vizi di refrazione e la presbiopia.

Negli ultimi anni i dispositivi elettronici hanno introdotto nuove esigenze visive nella pratica quotidiana. La necessità di mettere a fuoco schermi a distanza ravvicinata come quelli del Pc, dei tablet e degli smartphone, sottopongono l’occhio a un importante impegno accomodativo e di convergenza di entità variabile a seconda della distanza di lavoro e della postura assunta. Spostare rapidamente gli occhi dalla tastiera allo schermo, dal foglio di lavoro alla calcolatrice sulla scrivania e poi all’ambiente circostante obbliga l’occhio a un costante e continuo sforzo di messa a fuoco. Mai come in questi casi, le lenti progressive non sono una opzione ma una necessità in quanto uniche soluzioni ottiche che permettono la messa a fuoco di diversi piani focali contemporaneamente. La corretta gestione della presbiopia in soggetti che lavorano tutto il giorno al computer si completa, poi, posizionando il monitor a non meno di 1 metro dal viso, eseguendo pause di almeno 10 minuti ogni 2 ore che devono essere aumentate a 10 minuti ogni ora in caso di comparsa di segni di affaticamento.

“La presbiopia non è una malattia, quanto una condizione normale ed ineluttabile. Ne consegue che trascurarla non causa reali danni oculari ma impatta negativamente sulla qualità della vita in generale. Il soggetto che non corregge la presbiopia non riuscirà a leggere, presenterà frequenti cefalee conseguenti allo sforzo accomodativo sempre più insufficiente e lavorerà male al computer per deficit di messa a fuoco”, prosegue il dottor Mele.

Il controllo oculistico deve essere una pratica costante nel corso della vita per poter intervenire sui difetti collegati alla nascita o allo sviluppo che, solo in questo modo, possono essere prontamente corretti. La Società Oftalmologica Italiana con la collaborazione della Fondazione Insieme per la Vista, ha redatto il calendario delle visite oculistiche specialistiche necessarie per la salvaguardia della vista.
Alla nascita. Entro i tre anni d’età, il primo anno di scuola, a 12 anni, a 40 anni con cadenza biennale fino a 60 anni e dopo i 60 anni una volta all’anno. Chi si è sottoposto ad interventi chirurgici agli occhi deve eseguire un controllo oculistico specialistico una volta l’anno. Una visita oculistica dedicata andrebbe fatta entro il terzo anno di età anche senza sintomi evidenti per prevenire l’ambliopia, quella condizione clinica caratterizzata dal mancato sviluppo delle strutture cerebrali deputate alla visione. Se entro questa età avviene la correzione di eventuali difetti visivi, la vista si svilupperà regolarmente, scongiurando quello che viene definito l’occhio pigro.

“Ogni singolo disturbo, dal semplice bruciore oculare, alla visione di fili neri fino ad arrivare ad una riduzione della vista per lontano o per vicino può celare una potenziale patologia a carico dell’occhio che, se diagnosticata tempestivamente si risolve senza grandi problemi. L’unico modo per salvare la vista è fare controlli periodici dal medico oculista specialista”, aggiunge il dottor Mele.

Il dottor Matteo Piovella – presidente di SOI – evidenzia che “Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una straordinaria evoluzione di tutta l’oculistica a livello tecnico, tecnologico, diagnostico e terapeutico, chirurgico e non. Anche i vantaggi oggi ottenuti dalla chirurgia della cataratta si sono moltiplicati per tre. L’intervento, messo a punto da Charles Kelman cinquant’anni fa negli Stati Uniti, si è sempre basato sull’opportunità di sostituire la lente naturale, il cristallino, ormai diventato opaco con un cristallino artificiale trasparente. Solo da qualche anno siamo riusciti a raddoppiare i vantaggi dell’intervento dando la possibilità ai pazienti di inserire cristallini artificiali ad alta tecnologia, che permettono di vedere da lontano e di guidare la macchina senza più dipendere dagli occhiali, anche per le persone che da sempre erano affette da importanti difetti di vista. Di più, il vantaggio si è triplicato da quando, dopo l’intervento, è possibile leggere il giornale senza dipendere dagli occhiali da vicino. Una vera rivoluzione che permette oggi di eliminare le penalizzazioni della presbiopia per chi si sottopone ad una chirurgia della cataratta che si avvale degli ultimi incredibili miglioramenti. Oggi i cristallini possono correggere la presbiopia, dunque chi deve essere operato di cataratta deve valutare attentamente questa possibilità di un cristallino che corregga anche la presbiopia. Dall’altra parte, chi non ha la cataratta non deve necessariamente affrontare un intervento chirurgico per correggere la presbiopia. La reale difficoltà risulta essere la scarsa diffusione, nel sistema sanitario nazionale, dell’accesso a queste nuove tecnologie estremamente apprezzate dai pazienti che si sottopongono ad intervento di cataratta. SOI si sta impegnando a livello istituzionale perché gli ostacoli di tipo burocratico organizzativi e la mancanze di risorse economiche dedicate possano essere superati al più presto”.
Oggi la moderna tecnologia ottica mette a disposizione soluzioni che permettono una visione nitida da tutte le distanze. Le lenti progressive sfruttano il cambio di curvatura e consentono di vedere bene evitando l’utilizzo di più occhiali per attività di diverso tipo come lettura, sport, guida dell’auto, lavoro d’ufficio, ecc.

Il mercato dell’ottica ha avuto uno sviluppo notevole dal 1959 quando è stata introdotta la prima lente progressiva. I modelli più semplici di lenti per la correzione della presbiopia sono le monofocali: adatte per una visione fissa alla distanza media di lettura di circa 40 centimetri, non consentono di vedere nitidamente gli oggetti oltre questa distanza. Non sono dunque la soluzione ideale per chi lavora al computer, in quanto non risolvono il problema della messa a fuoco della tastiera, del monitor e dell’ambiente circostante.

Negli ultimi anni si è diffuso sempre di più l’uso dell’occhiale “premontato”, dispositivo ottico fai da te che rappresenta per molti una soluzione facile da acquistare ma che va considerata provvisoria o di emergenza perché non garantisce il benessere degli occhi e del corpo in generale. Oggi si stima che siano circa 5 milioni gli occhiali di questa tipologia venduti ogni anno in Italia. Un occhiale di tipo “premontato” permette la messa a fuoco di un solo piano focale, quello per la lettura a 40 centimetri e, se utilizzato per vedere da più distanze, può indurre a posture scorrette che possono a loro volta generare altri disturbi come mal di schiena e mal di testa. Nella pratica comune lo sguardo si sposta dai 20 agli 80 centimetri mentre stiamo lavorando, rapidamente e senza che ce ne rendiamo conto. L’occhiale premontato obbliga dunque l’occhio ad uno sforzo di adattamento innaturale, esasperato proprio dall’uso delle lenti che sono efficaci solo a una distanza precisa. Se si trascura o si corregge in modo superficiale e non personalizzato la distanza interpupillare ne può conseguire un impegno eccessivo, non compensato, della vista che comporta segni di stanchezza come rossore o bruciore oculare.

Un’alternativa sono le lenti bifocali e trifocali: queste consentono una visione nitida a più distanze ma portano con sé il limite del fastidioso salto di immagine della visione da vicino e intermedio. Limite che viene superato con le lenti progressive grazie alle quali si annullano interruzioni di continuità visiva. Su queste lenti possono essere abbinati trattamenti antiriflesso, antigraffio, antiappannamento, con protezione UV e luce blu per convivere con la presbiopia nel massimo comfort.

“Le lenti progressive possono essere costruite su misura del portatore. Non mi riferisco solo alla correzione ottica, ma a tutta una serie di parametri misurati sul portatore che includono per esempio i dati biometrici e la montatura scelta”, – afferma Paolo Pettazzoni, vicepresidente di Anfao. “Proprio questa possibilità di personalizzazione individuale permette di minimizzare eventuali fastidi dovuti alle leggi della fisica, consentendo dunque una visione confortevole da qualunque punto di vista”.

Tra le tecnologie più innovative sul mercato delle lenti progressive, la tecnologia Free Form è caratterizzata da una lavorazione delle superfici della lente punto a punto che permette una totale personalizzazione della stessa. Inoltre, l’alto contenuto tecnologico e di innovazione e la scelta del disegno aiutano a collocare gli astigmatismi indesiderati nelle zone meno utilizzate della lente, riducendo al minimo i tempi di adattamento e risultando da subito estremamente confortevoli.

Una lente progressiva individuale è una lente costruita “su misura” in base a parametri specifici del portatore, dalla distanza interpupillare all’altezza di montaggio alla distanza di visione prossimale, e così via, per ottenere la migliore acuità visiva.

“Nel nostro Paese il livello di penetrazione, inteso come il numero di lenti progressive vendute in rapporto al totale, è intorno al 20%. La Francia per esempio è sopra il 40%. Come interpretare questo dato? In Italia si utilizzano soluzioni troppo semplici e anche un po’ antiche rispetto alla tecnologia attuale. Oggi con le lenti progressive ci si dimentica di essere presbiti”, conclude Marco Procacciante, Ad di Vision Group.