Un recente studio pubblicato nella prestigiosa rivista scientifica “Proceeding of the National Academy of Sciences”, dalle ricercatrici dottoressa Giada Mondanelli, dottoressa Claudia Volpi e professoressa Ursula Grohmann del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Perugia, con la preziosa collaborazione di Antonio Macchiarulo, professore ordinario di Chimica Farmaceutica del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Perugia, ha messo in evidenza il meccanismo molecolare, con cui un metabolita della serotonina, prodotto naturalmente dal nostro organismo, sia capace di potenziare l’attività dell’enzima IDO1, una delle proteine chiave in grado di controllare le risposte immunitarie.

Lo studio è stato condotto anche in collaborazione con i neurologi professor Paolo Calabresi, del Policlinico Gemelli di Roma e professor Massimiliano Di Filippo, della struttura complessa di Neurologia dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, assieme al ricercatore dottor Lorenzo Gaetani.

“Potenziare l’attività enzimatica del “controllore” IDO1” – come spiega Giada Mondanelli – potrebbe avere implicazioni non solo nella sclerosi multipla, ma anche in altre patologie autoimmunitarie come diabete giovanile, tiroidite, psoriasi”

“Tale meccanismo – dice il professor Massimiliano Di Filippo – è alla base dell’effetto protettivo di tale metabolita in topi con una forma sperimentale di sclerosi multipla e anche del potenziamento dell’attività di IDO1 in vitro nelle cellule di persone con sclerosi multipla.”

Le ricadute della ricerca vengono presentate dal professor Di Filippo che ricorda come “la sclerosi multipla sia una malattia infiammatoria cronica autoimmune del sistema nervoso centrale, in cui il cervello ed il midollo spinale vengono attaccati dal sistema immunitario in maniera ricorrente, con progressivo accumulo di disabilità. In Umbria – continua Di Filippo – la prevalenza della patologia è significativa, arrivando sino a 200 casi ogni 100.000 abitanti, con esordio in età giovanile. Numerosi trattamenti sono già disponibili per ridurre la frequenza degli episodi di deficit neurologico e le nuove lesioni infiammatorie cerebrali e spinali nelle persone con tale patologia. Il trattamento viene oggi individualizzato sul base delle caratteristiche della malattia e delle esigenze del paziente. L’importante pubblicazione prodotta – conclude il professore – ha permesso di identificare una nuova promettente strategia di modulazione del sistema immunitario. E’ ovvio tuttavia che i dati ottenuti nel modello sperimentale di malattia e su elementi cellulari necessitano di conferme ed ulteriori studi su ampia scala prima di poter pensare ad un loro impiego terapeutico nell’uomo“.

La ricercatrice Giada Mondanelli, al fine di far comprendere meglio i punti essenziali dello studio ritiene doveroso puntualizzare come “Il nostro organismo è dotato di un sofisticato apparato difensivo, il sistema immunitario, che ha il compito di riconoscere e distruggere tutti quegli elementi che ritiene estranei o dannosi, senza però colpire le proprie cellule e tessuti. Esistono, infatti, dei regolatori delle risposte immunitarie in grado di spegnere la reazione infiammatoria quando questa diventi aberrante oppure quando si diriga erroneamente verso l’organismo stesso. Tuttavia, se tali elementi di controllo non funzionano adeguatamente, si assiste allo sviluppo di malattie autoimmunitarie ed infiammatorie croniche. Di conseguenza, sarebbe molto importante riuscire a potenziare farmacologicamente l’azione di tali “controllori”, per disegnare nuove strategie terapeutiche.”