In occasione della Giornata Internazionale contro l’HPV, la piattaforma digitale per la gestione della salute Doctolib.it fa il punto sulla situazione degli screening per il papilloma virus e sulla campagna vaccinale in Italia con la Dottoressa Elsa Viora, già Responsabile della Struttura di Ecografia Ostetrica-Ginecologica e Diagnosi prenatale dell’ospedale Sant’Anna di Torino e Past President dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani e con il Dottor Carlo Maria Stigliano, Segretario Nazionale AOGOI.

In Italia, nel 2023, le stime sull’incidenza dei tumori, in varie aree terapeutiche, hanno registrato un totale di 395.000 nuove diagnosi, con un aumento di oltre 18.000 casi rispetto all’anno precedente: “Le cause di questo aumento non sono ancora chiare ma è urgente agire per ridurre il ritardo nella diagnosi, gestire i fattori di rischio e promuovere la diffusione delle vaccinazioni contro le infezioni note per essere associate allo sviluppo di tumori. Tra queste, rientra la vaccinazione contro il virus del papilloma umano, responsabile del cancro della cervice uterina e di altre condizioni patologiche e neoplasie correlate” spiega la Dr.ssa Viora.

Per tracciare uno scenario aggiornato della situazione nel nostro Paese è importante quindi partire dai dati sullo screening cervicale che, dopo un significativo rallentamento durante il 2020 sono fortunatamente in ripresa. “I dati disponibili più recenti si riferiscono al 2021: se guardiamo al numero di persone invitate a sottoporsi allo screening per il carcinoma della cervice uterina rispetto al totale delle aventi diritto, la copertura è stata pari al’88,3%. Un valore che si avvicina molto al 90% fissato dall’Unione Europea come obiettivo da conseguire entro l’anno 2025. Non solo, nel 2022 c’è stato un ulteriore miglioramento della copertura rispetto al 2021, in particolar modo nelle regioni del Nord, del Sud e nelle isole. Senz’altro la maggior copertura è riconducibile alla maggiore estensione degli inviti alla popolazione ma anche alla transizione da PAP-test a HPV test a partire dai 30 anni”. Il test HPV è più sensibile rispetto al Pap test e permette di identificare con anticipo le donne ad alto rischio di sviluppare una lesione cancerosa.

Un discorso simile vale anche per la copertura vaccinale anti-HPV che ha visto un importante rallentamento durante il 2020, per via della gestione emergenziale dell’assistenza sanitaria in tutto il Paese, come rilevano i dati del Ministero della Salute aggiornati al 2022 per le coorti di nascita 1997-2009. “A fine 2021, il dato medio di ragazze che hanno ricevuto 3 dosi di farmaco anti-HPV, completando così il ciclo vaccinale, è pari a oltre il 64% per gli anni di nascita considerati. Una situazione positiva ma lontana ancora dall’essere ottimale. Soprattutto, si nota una forte decrescita che corrisponde appunto al 2020: la percentuale di vaccinate con 3 dosi nella coorte 2007 è infatti pari al 66%, mentre nella coorte 2009 il dato scende al 32%, con una diminuzione quindi di oltre 30 punti percentuali”.

È importantissimo, dunque, che la campagna riprenda a ritmi serrati, in tutte le regioni, colmando questo gap: per farlo occorre anche sensibilizzare i più giovani. “Bisogna diffondere la conoscenza dei rischi legati alle malattie sessualmente trasmissibili e informare sulla grande opportunità rappresentata dalla vaccinazione anti HPV per la prevenzione di patologie importanti in entrambi i sessi, in particolare dei tumori conseguenti a questa infezione che, pur assai comune, resta comunque pericolosa, anche per i maschi” spiega Viora. “Tra gli uomini e i ragazzi, la consapevolezza del rischio di contrarre infezioni da HPV e sviluppare patologie benigne o maligne è ancora scarsamente diffusa mentre, d’altro canto, si è registrato recentemente un significativo incremento di tumori correlati all’HPV negli individui di sesso maschile, interessando aree quali l’ano, il pene e l’orofaringe”.

Ma qual è la situazione della campagna vaccinale anti-HPV tra i maschi? “In Italia, nei nati tra il 1997 e il 2009, la situazione della copertura vaccinale ha visto un miglioramento più che marcato, partendo da percentuali di copertura minime tra i ragazzi nati nel 1997/1998 arrivando a picchi di oltre il 54% tra i nati nel 2006. Con un dato medio per tutte le coorti di nascita considerate pari a quasi il 19%. Tuttavia, anche per i maschi si osserva una decrescita simile a quella che ha interessato le ragazze nelle stesse corti di nascita, con la percentuale di vaccinati con 3 dosi che è scesa tra i nati nel 2009 al 27% rispetto al 44% dei nati nel 2008 e al 54% dei nati nel 2007”.