ONDA premia i migliori lavori dedicati al tema della solitudine e la fragilità dell’anziano
“Secondo i dati Istat, nel 2065 in Italia la popolazione over 65 raggiungerà i 20 milioni, ovvero il 32,6% del totale: una fetta importante della popolazione sarà definita anziana con tutto ciò che ne consegue a livello sociale e assistenziale”, commenta Francesca Merzagora, Presidente Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere. “La solitudine è tipica di questa fase della vita, per questo è importante preservare la rete familiare e di relazioni per evitare l’isolamento che porta gli anziani, in alcuni Paesi come il Giappone, a ritirarsi e morire in solitudine”.
Al tema della solitudine dell’anziano, spesso causata dalla mancanza di autonomia, da malattie o da un tessuto sociale sgretolato, che porta a una condizione di estrema fragilità e ad un progressivo isolamento, è dedicata la seconda edizione del concorso letterario “Dai voce alla tua storia”, promosso da Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, con il patrocinio di Senior Italia-Federanziani e Sottovoce, il contributo incondizionato di Korian e Publitalia ’80.
Tra gli oltre 130 scritti pervenuti sono stati selezionati da una giuria 3 lavori, premiati con uno smartphone da Mauro Invernizzi, Country Director Doro, nel corso del convegno “La solitudine e la fragilità dell’anziano: pratica clinica e narrazione si incontrano”, organizzato da Onda e tenutosi oggi a Milano: la poesia “Il mio lavoro” di Cristina Petitti di Roreto, Geriatra presso la RSA A.S.Far.M. di Induno Olona (Varese), la storia “Le due facce della solitudine” di Gaetano Rigamonti, volontario presso la RSA Fondazione Bellaria Onlus di Appiano Gentile (Como) e il racconto “Vuoto di parole” di Rossella Cravero, caregiver.
“Onda è impegnata da tempo nel promuovere la cultura di un invecchiamento positivo e il più possibile attivo attraverso iniziative specifiche e campagne di sensibilizzazione”, prosegue Merzagora. “Riserva poi un’attenzione speciale alla scelta del luogo di cura per gli anziani, ovvero le Residenze Sanitarie Assistenziali. Dal 2016 è attivo il progetto Bollini RosaArgento che attribuisce un riconoscimento a tutte quelle strutture, ad oggi 153 in tutta Italia, in possesso dei requisiti necessari per garantire non solo una gestione efficace e sicura dell’ospite, ma anche un’assistenza umana e personalizzata in linea con i principi di un ‘invecchiamento attivo”.
“Che cosa significano per noi le parole e quanto ci aiutano ad alleviare il nostro dolore? Le parole hanno il potere di curare, aiutare, rendere felici? In tempi difficili, oscuri e divisi più che mai abbiamo bisogno anche del potere della parola scritta per la nostra salute emotiva, psicologica e spirituale”, chiarisce Paola Tincani, giornalista pubblicista e Direttrice di Hachette Fascicoli. “Dunque ‘Dai voce alla tua storia’ è la nostra iniziativa, la solitudine dell’anziano il tema scelto da noi come uno degli aspetti che emergono dai mutamenti della società. Leggendo i tanti scritti ricevuti, più di 130, mi piace pensare ai nostri autori come ad una voce unica che si unisce al grido del grandissimo poeta Dylan Thomas ‘do not go gentle in that good night’: Non entrare lieve in quella buona notte/La vecchiaia dovrebbe infiammarsi e strepitare al termine del giorno/Ribellarsi, ribellarsi alla luce che si estingue…/E tu, padre mio, là sulla cima triste, insulta, benedicimi ora con le tue lacrime furiose, te ne prego./…Ribellati, ribellati alla luce che si estingue”.
“I problemi sociali derivanti dalla solitudine dovrebbero essere inclusi tra gli obiettivi dello stato sociale insieme alla povertà, malattia e scolarità”, afferma Luigi Bergamaschini, Professore Associato in Medicina Interna, Università degli Studi di Milano e Direttore della IV UOC di Riabilitazione Neuro-motoria, A.S.P. IMMeS e Pio Albergo Trivulzio. “Tra le cause che portano a uno stato di solitudine, o meglio di percezione della solitudine, ci sono: l’allungamento dell’età media che porta alla progressiva perdita dei coetanei, le caratteristiche delle nostre case che vedono la sempre maggiore perdita di spazi comuni riducendo la possibilità di relazioni e la tecnologia nella comunicazione che uccide i rapporti personali. I risultati degli studi longitudinali indicano che nell’anziano la solitudine è un fattore importante per lo sviluppo della ‘fragilità’ clinica. È indispensabile un intervento culturale che porti alla rivalutazione sociale dell’anziano, ma anche un ripensamento architettonico delle nostre case e delle residenze per anziani per favorire l’instaurarsi di rapporti interpersonali. Non ritengo che in questo ambito un significativo aiuto possa venire da nuovi farmaci”.
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