Sulla rivista internazionale “Gut”, organo ufficiale della British Society of Gastroenterology, edita dal gruppo del British Medical Journal, è stato pubblicato il lavoro scientifico “Understanding the gut-kidney axis in nephrolithiasis: an analysis of the gut microbiota composition and functionality of stone formers”. Primo autore è Andrea Ticinesi, docente del Dipartimento di Medicina e Chirurgia, che presta servizio nell’Unità Operativa di Medicina Interna e Lungodegenza Critica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta dalla prof.ssa Tiziana Meschi.
Questo studio è stato reso possibile grazie alla collaborazione di tre gruppi di ricerca dell’Università di Parma, tutti appartenenti al Centro Interdipartimentale “Microbiome Research Hub”, di recente costituzione. Oltre all’Unità Operativa di Medicina Interna e Lungodegenza Critica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, sono stati coinvolti, per l’analisi microbiologica dei campioni fecali, il Laboratorio di Probiogenomica, coordinato dal prof. Marco Ventura, del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale, e il gruppo del prof. Daniele Del Rio, del Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie, per quanto riguarda l’analisi delle abitudini alimentari dei soggetti che hanno partecipato allo studio. È da sottolineare l’apporto fondamentale di numerosi giovani ricercatori dell’Università di Parma, in particolare del dott. Christian Milani, assegnista del Laboratorio di Probiogenomica, che condivide con Andrea Ticinesi la first authorship del manoscritto.
Il lavoro è uno studio osservazionale in cui, per la prima volta nella letteratura internazionale, sono state confrontate, con tecniche di sequenziamento di ultima generazione, la composizione e la funzione del microbiota intestinale di un gruppo di 52 pazienti affetti da calcolosi renale calcica recidivante e di un gruppo di 48 controlli non calcolotici. Da molti anni nel campo della calcolosi renale c’è attenzione sul possibile ruolo dei batteri intestinali nel determinare la formazione dei calcoli renali. Tutte le precedenti ricerche si sono tuttavia focalizzate su un’unica specie, Oxalobacter formigenes, a causa della sua capacità di degradare un costituente dei calcoli renali, ovvero l’acido ossalico. In questo studio, invece, è stata analizzata la composizione del microbiota intestinale nella sua globalità, dimostrando per la prima volta che chi soffre di calcolosi renale ha un minor numero di specie batteriche nelle feci, e presenta in particolare una carenza di alcune specie con capacità di degradazione dell’ossalato, precedentemente non nota. L’intestino potrebbe essere quindi coinvolto nella fisiopatologia della calcolosi renale non tanto per la carenza di Oxalobacter formigenes, ma a causa di un diverso profilo e di una diversa funzionalità del microbiota nella sua composizione globale.
Va inoltre segnalato, come si legge nella sezione Acknowledgements del lavoro, che lo studio è stato dedicato alla memoria dell’ex Rettore dell’Università di Parma Loris Borghi, che ha rappresentato un fondamentale punto di riferimento per tutto il gruppo di ricerca. Gli studi di Borghi sulla calcolosi renale, condotti con grande rigore, passione e integrità dai primi anni Ottanta, costituiscono delle “pietre miliari” della letteratura medica internazionale.