I gliomi rappresentano circal’80% dei tumori primitivi maligni del cervello: tra questi, il glioblastoma IDH non-mutato è il più frequente tumore primitivo cerebrale maligno negli adulti ed è anche il tumore con la prognosi peggiore.

L’integrazione tra aspetti clinici, morfologici e caratteristiche molecolari è il criterio con cui nel 2016 il gruppo di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato i tumori cerebrali. Presso la Struttura complessa di Anatomia Patologica dell’ASST Sette Laghi diretta dal Professor Fausto Sessa i gliomi vengono studiati fin dal 2005 grazie ai primi lavori pionieristici del dottor Michele Cerati e della dottoressa Daniela Furlan. Scopi del questo lavoro sono: la corretta classificazione della malattia, la conoscenza della sua possibile evoluzione biologica e della sua maggiore o minore sensibilità ai trattamenti farmacologici. Da allora sono ben 821 i pazienti studiati da un team misto composto da patologi e biologi molecolari che hanno ricevuto oltre al classico referto istologico un referto biomolecolare.

“Oggi a Varese – precisa il professor Sessa – possiamo classificare i tumori cerebrali sulla base del profilo molecolare in due categorie principali: IDH wildtype, senza mutazione di IDH, più frequenti, tipici dell’adulto e dell’anziano e IDH mutati, tipici del giovane e giovane adulto, definiti attualmente come lower-grade gliomas. Accanto alla mutazione di IDH possiamo indagare altre alterazioni che portano a conseguenze cliniche importanti: in alcuni casi ad esempio si è visto che inattivando uno specifico enzima il tumore non riesce a riparare i danni al DNA causati dalla chemioterapia e quindi i pazienti hanno una prognosi migliore.

All’attività di studio molecolare si affianca quella di diagnostica per immagini effettuata dalla Struttura di medicina Nucleare guidata dal dottor Diego De Palma e oggi dotata di una nuova innovativa tecnologia: l’effettuazione di pet cerebrali con l’utilizzo di 18-F-fluoro-etil-tirosina, un aminoacido marcatore che si accumula nei tumori cerebrali. Tale esame è indicato, secondo le linee guida dell’EANO, per distinguere con più accuratezza le lesioni tumorali da quelle di natura diversa ed effettuare quindi con maggior precisione biopsie, asportazioni chirurgiche o trattamenti radioterapici, soprattutto in caso di sospetta recidiva

Con la disponibilità di questo radio farmaco la Medicina Nucleare di Varese si aggiunge al ristretto elenco dei centri italiani in cui è possibile eseguire questo importante esame.

“Questa nuova tecnologia che stiamo applicando da poche settimane – precisa il dottor De Palma – sta già dando ottimi risultati e conferma la specializzazione ormai consolidata della Medicina nucleare dell’Ospedale di Circolo sia negli esami SPECT, ovvero la Tomografia Computerizzata ad Emissione Singola di Fotoni utile soprattutto nelle diagnosi del Parkison sia nella PET-CT ovvero la Tomografia a emissione di positroni indicata per una vasta gamma di patologie sia tumorali che degenerative tra cui l’Alzheimer.”

“Questi straordinari risultati – commenta Lorenzo Maffioli, Direttore Sanitario di ASST Sette Laghi – confermano l’alta specializzazione dei nostri professionisti e la feconda sinergia tra attività cliniche e discipline universitarie. La recente introduzione di nuovi radiofarmaci nell’imaging molecolare, rafforza l’importanza del Centro PET di Varese, e, grazie alla multidisciplinarietà messa in campo quotidianamente, evidenzia l’importanza della struttura nell’ambito della neuro-oncologia e della patologia cerebrale e, più in generale, del cosiddetto “distretto testa-collo”. Il tutto è finalizzato non solo a far progredire la scienza e la ricerca pura ma a migliorare l’esperienza di cura e i risultati terapeutici ottenuti nella pratica clinica quotidiana.”