Nuove frontiere della cardiologia: CORONARIE APERTE e ACCESSIBILI per consentire RE-INTERVENTI CARDIACI anche dopo un impianto TAVI
La procedura TAVI, cioè la sostituzione della valvola aortica malata, è adottata con successo in tutto il mondo soprattutto per pazienti anziani, affetti da stenosi aortica grave, ritenuti non operabili con interventi di chirurgia tradizionale.
Una svolta radicale, attualmente in atto nel settore, è legata a nuovi fattori: il drastico abbassamento dell’età dei pazienti, la minore gravità delle patologie cardiache che richiedono l’intervento TAVI, l’innovazione tecnologica delle valvole cardiache impongono ai clinici una valutazione “a lungo termine” dei pazienti e, soprattutto, l’adozione di metodologie che consentano, anche dopo la TAVI, il Ri-Accesso alle coronarie, la prevenzione di effetti collaterali quali la Sindrome Coronarica Acuta, la “garanzia” di una vita di qualità. All’efficacia dell’impianto e alla visione a lungo termine del cardiologo interventista è affidato il futuro di molti pazienti giovani che – prevedibilmente – dovranno affrontare ulteriori interventi cardiaci negli anni a venire.
Se ne è parlato in un incontro internazionale promosso da Boston Scientific, coordinato da Rafael Cavalcante, Vice President Medical Affairs di Boston Scientific, con gli interventi del Professor Ole de Backer – Consultant Interventional Cardiology – Rigshospitalet Copenhagen e del Dottor Marco Barbanti, cardiologo interventista AOU Policlinico G.Rodolico-S.Marco di Catania.
In proposito, il Dottor Barbanti ha condotto di recente uno studio sui nuovi sistemi valvolari Acurate di Boston Scientific, con risultati incoraggianti in termini di basso rischio di rigurgito sanguigno paravalvolare, ad oggi uno dei fattori di rischio più elevati nelle procedure TAVI; minore necessità di Impianto di pacemaker permanente, conseguenza tuttora prevista nella maggior parte di questi interventi; gradienti bassi e ampi orifizi valvolari, per una maggiore efficacia dell’impianto in termini emodinamici; conservazione dell’accesso alle coronarie, senza controindicazioni o effetti collaterali, così da garantire ai pazienti più giovani successivi interventi cardiaci, anche dopo la procedura Tavi.
Nello specifico, lo studio RE-Access ha evidenziato: in 277 casi su 300 pazienti reclutati e sottoposti a TAVI, è stato possibile effettuare un ri-accesso coronarico; in 22 dei 23 casi in cui il ri-accesso coronarico non è stato possibile era stata utilizzata la protesi TAVI EvolutR/PRO; in tutti i pazienti che hanno ricevuto il sistema ACURATEneo Aortic Valve System il ri-accesso coronarico post TAVI è stato possibile nel 100% dei casi.
Il sistema ACURATE neo2 è costituito da una valvola progettata per preservare la perfusione coronarica e facilitare il Ri-Accesso post-TAVI. La protesi cardiaca è dotata di archi di stabilizzazione particolarmente ampi, di larghe celle sopranulari e di una corona superiore che copre e cattura la valvola nativa rendendo possibile il passaggio del catetere tra le celle stesse.
Ancora, il sistema è dotato di un dispositivo di rilascio semplificato che consente di accedere con precisione anche ai vasi sanguigni più piccoli e complessi mentre la speciale tecnologia di “tenuta dell’anello”, progettata per trattare condizioni anatomiche irregolari o che presentino calcificazioni, riduce in misura significativa il rischio di rigurgito sanguigno perivalvolare, un fattore ad alto rischio negli interventi cardiaci.
ACURATE neo, come ricordato, è inoltre l’unica piattaforma per valvola sopranulare ad aver dimostrato un risultato pari al 100% nel Ri-accesso coronarico.
“L’impianto della protesi valvolare aortica per via percutanea” – ha commentato Rafael Cavalcante, Vice President Medical Affairs di Boston Scientific „è attualmente considerato una procedura sicura ed efficace, spesso la sola opzione terapeutica per pazienti affetti da stenosi aortica grave. Le indicazioni al suo utilizzo si sono però notevolmente estese, affermandosi come una procedura idonea anche per pazienti di giovane età, affetti da patologie cardiache sintomatiche, causate da grave stenosi aortica nativa calcifica. Da qui, il costante aumento di procedure Tavi ogni anno, le lunghe aspettative di vita dei pazienti, la possibilità che anche a distanza di anni sia necessario re-intervenire sulle medesime coronarie“.
Per questo, è fondamentale che i medici “garantiscano” la possibilità di effettuare re-interventi dopo una procedura TAVI, facendo in modo che le coronarie dei pazienti risultino accessibili e prevenendo possibili complicanze, anche in funzione delle difficoltà che si possono presentare presso le strutture ospedaliere, non sempre caratterizzate dai medesimi standard. E’ stato infatti ricordato che buona parte dei Centri che effettuano angioplastica percutanea non hanno una specifica esperienza con procedure TAVI e che 2 centri PCI su 3 non dispongono di un centro TAVR.
Dagli studi è inoltre emerso che fattori un tempo determinanti per la valutazione dei sistemi valvolari quali l’anatomia del paziente, il rischio di rigurgito paravalvolare, i problemi di conduzione, le possibili incompatibilità fra “protesi e paziente”, la minore necessità di pacemaker permanente risultano oggi meno cruciali rispetto al possibile RI- Accesso Coronarico e al nuovo approccio a lungo termine che consenta di “andare oltre la TAVI“, valutando le diverse opzioni che si possono presentare in futuro e le aspettative di vita dei pazienti.
Per questo – e lo ha riconfermato nel corso dell’incontro il professor Ole de Backer – Consultant Interventional Cardiology – Rigshospitalet di Copenhagen, in futuro la scelta della tipologia di valvola cardiaca sarà sempre più strategica e potrà avere un impatto determinante nella impostazione globale di molte terapie cardiache di lungo periodo.