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Neuroni del movimento nelle malattie neurogenerative: conclusa all’Università di Padova la ricerca sulla loro diversità e vulnerabilità

Si chiama MOVEMeNt il progetto finanziato dall’European Union’s Horizon 2020 – Marie Sklodowska-Curie Individual Fellowship che ha come Principal Investigator Emanuela Zuccaro del Dipartimento di
Scienze Biomediche dell’Università di Padova e concluso in questi giorni dopo due anni di lavoro
scientifico. Lo studio ha avuto come focus la ricerca sulla diversità e vulnerabilità dei motoneuroni di tipo alfa al fine di individuare nuovi target terapeutici che possano interferire con il progresso delle patologie neurodegenerative.
Le malattie neurodegenerative, come la SLA, sono patologie altamente debilitanti che colpiscono il sistema nervoso ed in particolare i neuroni responsabili del movimento, detti motoneuroni. Nonostante le malattie neurodegenerative abbiano diversa causa, esordio e prognosi, un denominatore comune è la vulnerabilità selettiva e la conseguente perdita o disfunzione dei neuroni. È importante sapere che non tutti i neuroni sono suscettibili alle patologie in egual misura: ci sono neuroni che sono più vulnerabili e degenerano per primi, mentre altri restano funzionali anche durante gli stadi tardivi della patologia.
Il midollo spinale è popolato da molteplici e diverse tipologie cellulari e neuronali, ognuna delle quali ha una specifica identità molecolare e funzione biologica. I motoneuroni che degenerano in malattie neurodegenerative rappresentano una popolazione molto rara.
«L’obiettivo della mia ricerca è stata quella di analizzare l’identità molecolare dei neuroni motori a livello di singola cellula, utilizzando tecnologie all’avanguardia, al fine di rivelare nuovi meccanismi alla base del malfunzionamento di specifici sottotipi neuronali in seguito all’insorgenza di malattie neurodegenerative e identificare nuovi target terapeutici – dice la dottoressa Emanuela Zuccaro del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova –. Ho messo a punto una nuova metodologia che permette di solare in maniera specifica questi motoneuroni e caratterizzarli a livello molecolare e con risoluzione ellulare, senza ricorrere a strategie di gene reporter. Questo permette di restringere il campo di investigazione solo sui tipi cellulari noti per essere particolarmente suscettibili a malattie neurodegenerative».
Il confronto diretto tra motoneuroni resistenti e vulnerabili permette quindi di identificare il corredo molecolare di ogni sottotipo neuronale, che è di estrema utilità per studi futuri sia nel campo della neurobiologia di base che traslazionale, e individuare nuovi target terapeutici che possano interferire con il progresso della patologia.
«Il progetto MOVEMeNt – conclude Emanuela Zuccaro – si basa quindi sull’idea che ogni classe di neuroni sia dotata di una propria identità molecolare che li rende unici e distinguibili dalle altre classi neuronali, seppur spazialmente vicini. Al fine di capire quali siano i meccanismi che portano alla degenerazione selettiva di alcuni neuroni in seguito all’insorgenza di malattie neurodegenerative, siamo andati a isolare e caratterizzare in maniera specifica i neuroni vulnerabili per compararli con quelli resistenti alla patologia. Speriamo che in un prossimo futuro questo lavoro porti a nuove terapie efficaci contro patologie come la SLA»

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