Trattare la frattura del femore utilizzando la realtà virtuale, preziosa “alleata” degli occhi e delle mani del chirurgo ortopedico. L’Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale “Di Venere” di Bari, con le prime 20 operazioni già eseguite con questo sistema tecnologico, ha varcato la nuova frontiera dell’innovazione applicata ad uno degli interventi preso a modello da Agenas per misurare la qualità e l’efficacia del sistema sanitario: la riduzione della frattura del collo del femore. La novità è racchiusa nell’acronimo EBANAV, un sistema di navigazione virtuale che permette ai chirurghi ortopedici di visualizzare il campo operatorio in tre dimensioni e a 360 gradi, con notevoli vantaggi in termini di precisione millimetrica e quindi di azzeramento dei margini d’errore, riduzione delle radiazioni ionizzanti, oltre a tempi d’intervento – circa 25 minuti – ridotti e resi omogenei rispetto alle tecniche tradizionali.
Il sistema, un’anteprima per la Asl Bari e la Regione Puglia e insieme una novità assoluta nel panorama europeo, nasce dall’intuizione e dall’esperienza sul campo degli operatori sanitari del “Di Venere” ed è il risultato della collaborazione tra la Masmec, azienda biomedicale di Bari, e i tecnici di Citieffe, azienda produttrice di un chiodo per il trattamento delle fratture del collo del femore, che ha adattato il sistema ed i mezzi per impiantarlo in realtà virtuale.
«L’ingresso della realtà virtuale in sala operatoria – spiega il Direttore Generale ASL Bari, Antonio Sanguedolce – apre nuove prospettive di sviluppo nel settore ortopedico ma non solo. E’ il risultato di un lungo lavoro e della capacità di diverse competenze, mediche, tecniche e imprenditoriali di operare in stretta collaborazione per trasformare l’innovazione tecnologica in un fattore di progresso delle tecniche chirurgiche e, insieme, di miglioramento dell’assistenza sanitaria per i pazienti, che rappresentano il fine ultimo attorno al quale ruota l’azione della nostra azienda sanitaria».
Il nuovo sistema “made in Bari” è stato presentato l’8 ottobre scorso durante il Trauma Meeting edizione speciale 2020 di Riccione, dove il dr. Enzo Caiaffa – direttore dell’Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale “Di Venere” – ha illustrato le potenzialità della navigazione virtuale applicata alla chirurgia ortopedica, ma anche la casistica dei pazienti già trattati con successo nella sua unità operativa.
Grazie ad una unità di elaborazione e visualizzazione computerizzata e al posizionamento – assolutamente non invasivo – di un sistema di sensori al paziente, all’amplificatore di brillanza e allo strumentario, l’ambiente operatorio viene trasposto dal mondo reale a quello virtuale. «L’ortopedico – spiega il dr. Caiaffa – in sostanza può operare guardando un monitor sul quale vengono riprodotte immagini in continuo e in tre dimensioni dell’articolazione, evitando i macchinosi passaggi da un’immagine fissa all’altra della tecnica tradizionale».
Ridurre la frattura e stabilizzarla con il chiodo diventa così un’operazione più semplice, in cui i “limiti” umani dell’operatore vengono superati dalla navigazione virtuale, capace di guidare l’atto chirurgico con la riproduzione in 3D, estremamente precisa, del posizionamento del mezzo di sintesi. La realtà virtuale, in tal modo, permette di vedere in ogni momento dove è collocato il nostro sistema nello spazio e rispetto alla frattura del paziente, oltre che consentire un’alta predittività delle misure dell’impianto.
Con vantaggi tangibili, innanzitutto per la procedura chirurgica: «La precisione dell’intervento – sottolinea Caiaffa – prima era affidata alla manualità, all’esperienza e all’intuito dell’operatore che, interpretando le immagini fisse e a due dimensioni dell’amplificatore di brillanza, riusciva a raggiungere il risultato finale. Oggi, con questo sistema innovativo si standardizza, affina e migliora tutto il processo, alzando sensibilmente il livello medio degli interventi sul femore per risultati, qualità e tempi d’esecuzione, ormai sovrapponibili rispetto a quelli tradizionali. In più si evitano scarti troppo evidenti tra i tempi d’intervento dei diversi chirurghi». E con ricadute importanti per il paziente, che può giovarsi della sicurezza e affidabilità dell’intera procedura: standardizzazione del punto di ingresso nel femore, dove viene eseguita un’incisione cutanea minima di circa 4 centimetri; abbattimento dell’esposizione alle radiazioni ionizzanti; omologazione dei tempi chirurgici indipendentemente dall’esperienza dell’operatore, abbattendo così i rischi per il paziente e per lo stesso chirurgo.
Con il 96,35 per cento degli interventi chirurgici per frattura del collo del femore eseguiti entro due giorni, l’Ortopedia e Traumatologia del “Di Venere” di Carbonara è tra i migliori tre ospedali d’Italia. Il dato è emerso dalla “fotografia” scattata dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali nell’annuale report contenuto nel Programma Nazionale Esiti. Nell’edizione 2019, pubblicata recentemente, sono state analizzate le performance di oltre 640 strutture sanitarie italiane. Il “Di Venere”, con i 147 interventi al femore eseguiti, rientra tra le prime realtà del settore assieme ad altri ospedali pugliesi e strutture come l’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano e il Policlinico universitario “Gemelli” di Roma.
Il dato misurato da Agenas è solo la punta dell’iceberg dell’Ortopedia del “Di Venere”, che esegue ogni anno un numero cospicuo di interventi di traumatologia oltre ad un volume di circa il 30 per cento riservato all’attività elettiva, prioritariamente protesi di anca e di ginocchio, patologia della spalla e lesioni legamentose come la rottura del crociato anteriore. Vengono eseguiti anche 300 interventi in day service presso il presidio di Triggiano, tra cui si segnalano per la frequenza il tunnel carpale, l’alluce valgo e le lesioni meniscali del ginocchio. L’Ortopedia e Traumatologia del “Di Venere” complessivamente assicura circa 1.500 interventi chirurgici annui, oltre a garantire un numero importante di prestazioni ambulatoriali, quasi 4mila l’anno.