Sono 7 milioni, prevalentemente donne, gli italiani che soffrono di vene varicose, problematica che insorge quando il sangue non circola correttamente dagli arti inferiori verso il cuore. Sono dilatazioni permanenti delle vene del circolo superficiale che si manifestano quando è presente un’insufficienza venosa. Le causa principale è la perdita di tono delle pareti venose associata al mal funzionamento delle valvole, che regolano la risalita del sangue.
Gli esperti pongono l’accento sull’importanza di non trascurare il problema perché, informa il Professor Roberto Chiesa, primario dell’Unità di Chirurgia Vascolare: «Le varici non sono solo un inestetismo e possono avere conseguenze importanti. Nei casi più avanzati infatti il ristagno venoso può causare flebiti, tromboflebiti e in casi più rari anche ulcere cutanee da stasi, che si sviluppano solitamente intorno al malleolo».
Formicolii, pesantezza alle gambe, gonfiore e comparsa di rigonfiamento nelle vene, sono alcuni sintomi che non vanno sottovalutati e che richiedono un approfondimento diagnostico. L’ecocolordoppler è l’esame che dà informazioni precise sullo stato di salute delle pareti venose, sull’eventuale presenza di ritorno venoso alterato e permette di valutare la presenza di ostruzioni.In caso di lieve insufficienza si interviene sullo stile di vita, dieta corretta e movimento, quando invece le varici diventano problematiche e possono essere causa di patologie maggiori è necessario intervenire con trattamenti mirati. “Oggi abbiamo la possibilità di offrire ai pazienti interventi su misura: lo stripping, per esempio, è una delle tecniche più utilizzate e consiste nell’asportazione chirurgica – parziale o totale – della vena che viene sfilata” afferma il dottor Domenico Baccellieri, chirurgo vascolare e coordinatore del Vein Center all’interno dell’unità diretta dal Prof. Roberto Chiesa. “Accanto allo stripping esistono altre tecniche mini-invasive come l’ablazione della safena con calore, o mediante la somministrazione di sostanze sclerosanti o colle. L’indicazione del tipo di intervento va valutata su ogni singolo caso”.
È importante non trascurare segnali evidenti perché le complicanze possono essere importanti, in particolare un’insufficienza venosa severa trascurata può dare origine a tromboflebiti superficiali degli arti inferiori che a loro volta possono creare trombosi venose. Conferma il dottor Baccellieri “La trombosi è la terza causa di malattia cardiovascolare più comune dopo l’ischemia miocardica e l’icuts crebrale. A determinarla è la presenza di un trombo in una vena e può essere gravata da due pericolose complicanze: l’embolia polmonare e la sindrome post trombotica. Dopo averne identificato l’estensione attraverso esami diagnostici come l’ecocolordoppler, la patologia trombotica può essere trattata “in fase acuta” attraverso la tromboaspirazione con cateteri endovascolari che liberano i vasi dal coagulo e ripristinano la circolazione venosa. In caso di “trombosi di vecchia data”, i pazienti con sindrome post-trombotica e occlusioni già stabilizzate dei vasi iliaci e femorali possono beneficiare di nuove tecnologie per ricanalizzare le vene occluse e mantenere la loro pervietà con stent che dilatano il lume”.
Il Vein Center dell’Unità di Chirurgia Vascolare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele è un centro di riferimento per il trattamento della patologie venose, dalle vene varicose alle trombosi venose acute e croniche e, grazie al team di professionisti dedicati, segue il paziente dalla diagnosi alla cura.