In occasione del “National Day of Unplugging”, iniziativa che invita gli utenti digitali a prendere una pausa di ventiquattro ore da smartphone, tablet e computer, al fine di sensibilizzarli a un uso più consapevole degli strumenti tecnologici, MioDottore ha condotto un’indagine tra gli italiani volta a esplorare come la pandemia abbia influito non solo sul loro stile di vita, ma anche sul loro approccio nei confronti della tecnologia e la loro propensione a mettersi in modalità offline, evidenziando difficoltà e benefici del disconnettersi. Inoltre, per commentare le evidenze emerse e stilare 5 regole d’oro per supportare gli utenti, MioDottore ha coinvolto uno dei suoi esperti, il dottor Andrea-René Angeramo, psicologo e psicoterapeuta, che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma.

La difficile situazione sanitaria ha influito sulla routine quotidiana di un numero considerevole di utenti tricolore, soprattutto per quanto riguarda la quantità di tempo che trascorrono connessi ai dispositivi tech: lo conferma il 75% degli intervistati. In particolare, oltre la metà degli italiani (53%) è online almeno 8 ore al giorno per lavoro – e tra questi il 39%, una volta terminata la to do list lavorativa, rimane collegato anche nel proprio tempo libero.

Oltre ai motivi di lavoro e studio, cosa tiene però connessi gli italiani a smartphone, pc e tablet? Quasi uno su due impiega questi strumenti per mantenere i contatti con le persone care, il 31% per leggere e tenersi informati, fare shopping da casa, guardare film e serie TV, curiosare tra app e giochi online e praticare sport all’interno delle proprie mura domestiche.

Sembra dunque che difficilmente gli utenti dello Stivale riescano a separarsi dai loro strumenti tecnologici, basti pensare che il 53% degli italiani controlla le notifiche di email e social media come prima cosa al mattino appena sveglio e, sempre la stessa percentuale di intervistati, compie il medesimo rituale anche a fine giornata, prima di coricarsi. Infine il 57% dei rispondenti non toglie lo sguardo dal proprio cellulare, neppure a tavola, sia quando pranza a casasia quando mangia fuori: sono soprattutto donne tra i 25 e i 38 anni ad avere questa abitudine. Infine, quasi la totalità degli italiani non si allontana dal proprio smartphone nemmeno quando dorme e preferisce posizionarlo accanto a sé, sul comodino.

Sebbene l’essere connessi sia sempre più importante, soprattutto in un momento come quello attuale, più della metà degli italiani ritiene che la propria routine giornaliera trarrebbe importanti benefici se si riuscisse a trascorrere meno tempo senza smartphone, pc e tablet. Infatti, secondo gli intervistati i rischi che si possono corre sono molteplici: dal non accorgersi nemmeno del tempo che passa, al sentirsi alienati o isolati.

Riuscire a trascorrere più tempo offline sembra dunque un desiderio di molti e un’opzione che consentirebbe di migliorare alcune sfere della propria vita privata. Tra le attività prioritarie a cui dedicarsi, spiccano quelle focalizzate al miglioramento del proprio benessere psico-fisico, come il passare più tempo all’aria aperta, praticare sport, leggere e prendersi più cura di sé stessi. In secondo piano invece gli incontri con gli amici e il dedicare maggior tempo ai familiari.

La quasi totalità degli intervistati sarebbe disposto a sconnettersi per ventiquattro ore consecutive, molti ritengono di poterci riuscire senza problemi, mentre altri pensano sarebbe faticoso. Inoltre, quasi un quinto dei rispondenti si dice disponibile a pianificare periodicamente intere giornate digital detox, ne sono convinte soprattutto le donne.

Qualora non sempre agenda e impegni possano consentire periodi off, secondo gli italiani esistono degli accorgimenti pratici che possono comunque limitare il loro tempo online. Nello specifico, oltre la metà dei rispondenti pensa che sforzarsi di accantonare i device quando si è in compagnia sia un ottimo punto di partenza e che sarebbe ideale tralasciare gli strumenti tecnologici quando le attività non prevedono necessariamente il loro supporto, come leggere o giocare, un’altra alternativa possibile è quella di spegnere i device una volta terminato di lavorare o studiare.

Tra le azioni pratiche considerate più efficaci emergono anche il disattivare le notifiche di email e social media, tener monitorato il tempo trascorso online sullo smartphone, spostare la TV dalla camera da letto e pensare di allestire una stanza della propria abitazione come area digital free, dove gli strumenti tech non sono ammessi.

Il dottor Andrea-René Angeramo, psicologo e psicoterapeuta di MioDottore, commenta: “Le evidenze emerse invitano a leggere l’attuale comportamento degli utenti come una ridefinizione del proprio quotidiano attraverso i device digitali, dove si trovano molteplici stimoli disponibili e frammentati, che forniscono agli individui sistemi di ricompensa a facile accesso. Si è sviluppata come una sorta di addiction sotto soglia, celata da condivise coloriture di normalità, nonostante la quale la coscienza intravede che alcune soluzioni di cambiamento sono ancora possibili”. Lo specialista prosegue: “Quando si è iper-connessi, soprattutto sui social media, che influiscono direttamente e indirettamente sui circuiti neurali deputati alla ricompensa attraverso immagini e like, si sviluppa una tendenza immediata a input dopaminergici: dopamina a basso sforzo. La conseguenza è un’inibizione verso stimoli a livello fisico, emotivo e intellettivo, e un incremento al disinteresse e demotivazione.