Meningite: 111mila post sui canali social in 6 mesi
Un periodo di analisi di sei mesi, oltre 111.000 post che citano i termini meningite e/ o meningococco, più di 30.000 utenti/ autori, una media di oltre 600 post al giorno; Twitter come principale canale utilizzato, seguito a grande distanza da Facebook. Sono questi i principali risultati di un’analisi quali-quantitativa delle conversazioni sui canali social effettuata per Pfizer. L’obiettivo era di capire, a fronte del volume delle conversazioni, il grado di consapevolezza e di conoscenza degli utenti su una patologia così grave, imprevedibile e dal decorso fulmineo come la meningite.
“La malattia meningococcica invasiva, sia quando si presenta come meningite, sia quando si presenta come sepsi, è inizialmente difficile da diagnosticare, poiché i sintomi possono essere aspecifici e interpretati erroneamente come influenza – ha commentato Chiara Azzari, professore Ordinario di pediatria all’Università di Firenze e Coordinatore Scientifico dell’Ospedale Pediatrico A. Meyer di Firenze. – “Questo può portare a sottovalutare i sintomi stessi e ad allungare i tempi di ricovero soprattutto negli adolescenti nei quali sintomi aspecifici simil-influenzali non mettono in allarme. All’insorgere della malattia, anche poche ore possono fare la differenza, in molti casi tra la vita e la morte.”
Proprio per i ragazzi di questa età e i loro genitori è pensato il video “Solo 24 Ore” che vede protagonisti due adolescenti alle prese con la consapevolezza che nello spazio di un solo giorno il dramma può affacciarsi nelle loro vite sconvolgendole. Protagonisti Ilaria Brusadelli e Gaddo Bacchini, visti di recente sul grande schermo e freschi interpreti di questo corto in cui si mescolano dolcezza e paura, sorrisi e improvvisa tristezza, tenerezza e ironia.
L’analisi ha preso in considerazione le conversazioni in rete nel periodo in cui da un lato si sono registrati diversi casi di meningite, perlopiù letali, che hanno avuto una vasta eco sui media e, dall’altro, è stato approvato il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019.
Nei risultati rilevati, prevale il riferimento alla meningite in generale, risulta secondario il buzz sul meningococco, il nome del batterio viene principalmente usato nel contesto delle vaccinazioni.
Il riferimento al sierogruppo B di meningite è raramente esplicitato mentre il peso relativo dei riferimenti a meningococco B è più marcato e rappresenta oltre il 20% del totale conversazioni sul meningococco.
I temi più rilevanti e il tono delle conversazioni – Dall’analisi del campione di risultati che riportano esplicitamente meningite B e/ o meningococco B, i temi principali che emergono sono: Politica sanitaria, cronaca, dibattito generale, ricerca e Bebe Vio.
Pur essendo meningite il termine più frequente nei risultati, della malattia si parla in modo molto marginale. I casi verificatisi nel periodo fanno emergere senso di paura, di allarme, il timore di contagio, ma le tematiche legate all’accesso e all’obbligatorietà delle vaccinazioni prevalgono. Si rilevano anche posizioni critiche di chi, seppure in minoranza, diffonde panico o allarmismo, anche in buona fede.
“Non è utile né efficace allarmarsi solo quando accadono fatti di cronaca e limitarsi a dar loro risonanza sui canali social. – ha commentato Paolo Bonanni, Professore Ordinario di Igiene, Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze – Un modo per prevenire la meningite c’è: la vaccinazione, che spesso associamo solo all’infanzia. Non tutti sanno che di meningite B si ammalano perlopiù i bambini sotto ai 2 anni di vita ma che l’altra fascia di età più colpita è quella degli adolescenti che, oltre a condurre una vita sociale molto ricca di situazioni in cui il batterio facilmente si diffonde, sono più frequentemente i portatori sani del batterio, fino al 20% di loro lo ha nella gola senza che si manifesti la malattia.”
Solo una parte minoritaria dei post si concentra sull’approfondimento della conoscenza della patologia. Le interazioni su questo tema, che si svolgono principalmente su Facebook e sui blog, abbandonano i toni di allarmismo e assumono quelli pacati del dialogo, che riguarda non solo la salute dei bambini ma anche quella di persone adulte.
Emerge con forza, trasversalmente, la richiesta di chiarimenti e informazioni sulle vaccinazioni: il costo, l’accessibilità, soprattutto in relazione alle differenze tra Regione e Regione.
Twitter è il canale su cui si rintraccia la maggior parte dei risultati, seguito da Facebook. Se il primo viene utilizzato come moltiplicatore, per dare visibilità ai contenuti in modo rapido, senza approfondimenti, è sul secondo che si rileva interazione, questo in linea con la natura propria dei due canali. Facebook e i Blog sono i canali più utilizzati dagli utenti per l’interazione, consentendo l’esposizione dei pensieri degli utenti e prestandosi alla tipica dinamica “botta e risposta” dei social.
Quando le interazioni deviano dal tema indicato nel post di origine per sconfinare in polemiche basate sui luoghi comuni, manca la presenza di un moderatore preparato, che gestisca situazioni critiche e fraintendimenti, rimandando a fonti di informazione autorevole.
I post su meningite/ meningococco condividono spesso gli stessi contesti semantici, tanto da generare word cloud molto simili. L’analisi delle espressioni più frequenti evidenzia ampie aree di sovrapposizione tra tutti gli argomenti oggetto di analisi. Si tratta di un risultato non sorprendente a fronte della popolarità e dell’eco mediatica che la tematica ha avuto nel corso dei sei mesi in esame.
I principali influencer, pur con ruoli diversi, sono la campionessa Bebe Vio e il virologo Roberto Burioni che nel periodo in esame generano con i propri post rispettivamente più di 192mila e oltre 149mila interazioni, oltre il 40% dell’engagement complessivo.