L’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofalo” è tra i primi ospedali d’Italia ad aver avviato la possibilità di realizzare visite di controllo a distanza utilizzando le tecnologie informatiche. Dopo una fase di studio e di adeguamento alle indicazioni dell’Agenzia regionale per il coordinamento della salute (Arcs), nei giorni scorsi l’Istituto ha realizzato la prima tele-visita nel corso della quale un quindicenne seguito dalla Neuropsichiatria Infantile per alcuni disturbi dell’apprendimento ha potuto colloquiare con la dott.sa Isabella Lonciari in videochiamata via Skype. Grazie all’impegno di tutta la squadra dell’Ufficio Sistema Informativo guidato dall’ingegner Michele Bava e del Centro unico di prenotazione guidato dalla dott.sa Barbara Fari, l’ospedale si è dotato di tutti gli strumenti tecnici e giuridico-amministrativi per poter permettere la prenotazione delle visite a distanza, la loro realizzazione con il necessario rispetto della privacy e l’accreditamento al servizio sanitario regionale.

«Noi seguiamo diversi bambini e ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento – ha spiegato la dottoressa Lonciari – e molti di loro in diversi momenti della loro vita hanno bisogno di rinnovare le certificazioni nei vari passaggi scolastici, o, comunque, di visite di controllo. In questo primo caso di tele-visita si trattava del controllo necessario al rilascio di una certificazione. La mia impressione è stata che, essendo i ragazzini Dsa abituati anche più dei loro coetanei a lavorare con la tecnologia, che spesso li agevola nel superamento del disturbo, la modalità della tele-visita sia stata particolarmente gradita e non abbia comportato particolari problemi. Anzi, mi è sembrato che il paziente fosse anche più rilassato e sereno di quanto non lo sia normalmente durante un “setting terapeutico” in presenza. È stato, poi, interessante valutare la relazione madre-figlio in un ambiente ecologico, cosa che normalmente non è possibile osservare in ambulatorio. Sebbene all’inizio fossi un po’ scettica – ha precisato la dottoressa Lonciari – si è trattato di un’esperienza decisamente positiva e di una modalità di visita molto interessante di cui al momento è stata fatta una sola prova. Le successive ci permetteranno di constatare se questa modalità – ha concluso – potrà essere utilizzata anche nella pratica clinica post Covid. Sebbene sia una modalità che può essere riservata a visite di controllo o a visite più routinarie, non certamente, però, alle prime visite o ad altre visite più complesse che continueranno a richiedere la presenza fisica nello stesso luogo del professionista sanitario e del piccolo paziente».

Ad apprezzare la modalità di visita è stato anche il giovane paziente per il quale: «È stato tutto molto semplice – ha affermato Roberto (il nome è di fantasia) – perché per parlare la dott.sa Lonciari è bastato collegarsi con il telefonino, senza bisogno di spostarsi. Certo, magari incontrarsi direttamente è più bello, ma non c’è stato nessun particolare problema e tutto è andato bene».

Soddisfazione per la prima tele-visita, alla quale ne sono seguite altre da parte di medici di vari reparti, è stata espressa anche dall’Ing. Bava il cui team ha predisposto tutti gli aspetti tecnici: «L’idea alla base – ha chiarito – era quella di riuscire a erogare, anche in una fase emergenziale come quella attuale, servizi che possano andare incontro alle esigenze degli utenti e pazienti che comunque vanno seguiti e curati. A questo riguardo ci siamo mossi secondo le indicazioni dell’Arcs, ma in realtà noi, come Burlo, viste le sollecitazioni e le richieste in arrivo da medici e pazienti, ci stavamo preparando già da tempo. Sono state, dunque, create le nuove categorie delle “tele-visite”, che rispettano le linee guida ministeriali sulla telemedicina e che consentono di prenotare ed erogare alcune prestazioni anche a distanza e in via telematica con adeguata qualità e garantendo la sicurezza delle trasmissioni e la privacy. Per la realizzazione delle tele-visite abbiamo deciso di usare la piattaforma Skype che a nostro giudizio costituisce un buon compromesso fra sicurezza e usabilità. Con il sistema che abbiamo organizzato oggi i professionisti sanitari sono in grado di erogare vere e proprie visite riconosciute dal sistema sanitario. Al momento le tele-visite sono erogate da professionisti presenti in sede al Burlo, in futuro potrebbe essere possibile permettere di erogare le visite anche a quei collaboratori dell’Istituto che sono a casa in telelavoro. Per realizzare il tutto – ha concluso – abbiamo messo a disposizione sette pc portatili e tre webcam su postazioni fisse. In futuro l’idea è di dotare tutte le postazioni di una webcam. Dal punto di vista tecnico, l’impegno è stato soprattutto quello di configurare le macchine, preparare i vari sistemi, configurare le agende e le prestazioni, fare la formazione agli operatori del up e preparare una guida per i medici, ma è stato tutto fatto da personale e con know-how interni al Burlo».

Anche per la responsabile del Cup, Barbara Fari il primo esperimento di tele-visita è stato molto positivo: «Già da anni  – ha chiarito – stavamo portando avanti il progetto “Burlo a chilometro zero” per portare l’Ospedale verso il territorio e verso i nostri pazienti che spesso vivono molto lontano da Trieste e questa emergenza Covid-19 ha avuto l’effetto di accelerare la possibilità di realizzare le visite per via telematica. I nostri specialisti, infatti, già da tempo avevano contatti telematici con i pazienti più lontani e, quindi, quando è arrivata la delibera regionale noi eravamo pronti a partire, tant’è che siamo uno dei primi ospedali ad aver implementato il sistema. L’unico appesantimento della procedura era la richiesta di fare uno screenshot della tessera sanitaria e di copiarlo sul referto, questo a comprovare che la prestazione era erogata in regime telematico. La soluzione trovata e comunicata alla Regione, in attesa che sia trovata una modalità ufficiale, è rappresentata da un’autocertificazione che il medico segnala sul referto e che descrive la modalità di effettuazione. In questo modo dopo aver individuato quali prestazioni potevano essere erogate in questa modalità, abbiamo organizzato la formazione e l’avviamento con un affiancamento e tutto è stato fatto in modo perfettamente aderente alla delibera regionale. Direi – ha concluso – che tutto sta andando benissimo e sono sicura che questa modalità potrà essere utile non solo in questa fase di emergenza, ma anche in un futuro di “normalità” perché potrà richiedere minori spostamenti, spesso lunghi e complicati ai pazienti, potrà comportare minori assenze dal lavoro e da scuola e meno affollamento negli ospedali e, quindi, avere molti risvolti positivi».

«Il rapporto medico-paziente – ha affermato in conclusione il Direttore Generale dell’Irccs, Stefano Dorbolò – non potrà mai essere sostituito dalla tecnologia informatica. Ma ci sono tantissime prestazioni che possono essere effettuate grazie al supporto offerto dallo sviluppo tecnologico.  Crediamo molto a questa modalità erogativa delle prestazioni che intendiamo implementare e sviluppare. Vogliamo portare i professionisti del Burlo il più possibile vicino alle famiglie dei nostri piccoli pazienti, agevolando e facilitando l’accessibilità ai servizi resi dall’Istituto, soprattutto in questo momento di emergenza. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto che va nella direzione dell’efficientamento del sistema sanitario della nostra Regione».