Nuovi meccanismi molecolari che causano recidive in pazienti affetti da Leucemia linfoblastica acuta di tipo T sono stati individuati grazie ad un nuovo studio condotto da Patrizio Panelli biologo ricercatore del Laboratorio di Ematopatologia dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, coordinato da Vincenzo Giambra.
La leucemia linfoblastica acuta di tipo T è un tumore del sangue che prende origine da cellule del sistema immunitario chiamate linfociti T che vanno incontro a una trasformazione tumorale, ed è caratterizzata da un accumulo di queste cellule nel sangue, nel midollo osseo e in altri organi.
In buona parte dei pazienti con LAL-T i protocolli di chemioterapia attuali sono molto efficaci, tuttavia esiste un’alta percentuale di pazienti che va incontro ad una ricaduta.
Le leucemie linfoblastiche acute a cellule T recidive o refrattarie sono presumibilmente dovute all’impossibilità di eliminare cellule staminali leucemiche evidentemente resistenti al trattamento chemioterapico.
Nel recente studio condotto nel Laboratorio di Ematopatologia di Casa Sollievo della Sofferenza e pubblicato sulla rivista di ematologia “Blood”, è stato dimostrato infatti che nella LAL-T non tutte le cellule leucemiche sono identiche funzionalmente, alcune di queste sono più aggressive; sono state quindi caratterizzate quelle più aggressive e identificati i meccanismi che regolano la loro attività tumorale.
«Abbiamo analizzato diversi tumori umani pre e post-trattamento – ha spiegato il biologo Vincenzo Giambra – utilizzando approcci di genetica e sequenziamento a singola cellula e identificato delle popolazioni cellulari ricorrenti dopo il trattamento chemioterapeutico mai caratterizzate prima. Siamo riusciti quindi a identificare un nuovo meccanismo molecolare che coinvolge nello specifico le proteine FOXO3 e beta-Catenina e che regola la crescita e il mantenimento delle cellule leucemiche umane».
Questa scoperta mette le basi per una maggior possibilità di cura permettendo lo sviluppo di terapie mirate e personalizzate che potrebbero essere meno tossiche e più efficaci per i pazienti affetti da leucemie linfoblastiche acute a cellule T.
«Inoltre – conclude Giambra – i dati di questo studio potrebbero migliorare i processi di screening per il riconoscimento di malattie recidive in risposta a un trattamento chemioterapico, perché i processi cellulari e molecolari descritti potrebbero essere presenti in altri tipi di tumori ematologici e non».
Oltre all’unità di ricerca di Ematopatologia, hanno partecipato allo studio i medici Giovanni Rossi e Angelo Michele Carella dell’Unità di Ematologia di Casa Sollievo della Sofferenza, il biologo Fabrizio Bianchi dell’unità di Cancer Biomarkers di Casa Sollievo. Hanno anche collaborato i biologi Andrew P. Weng del Terry Fox Laboratory di Vancouver e Christian Steidl del Centre for Lymphoid Cancer del Bc Cancer Research center di Vancouver.