Le miocarditi da vaccino Covid sono rarissime, molto peggio quelle causate dal Virus
“Vaccino sì. Terza dose, assolutamente sì”. La dott.ssa Emanuela Angeli, cardiochiururgo pediatrico presso le Unità Operative di Cardiologia e Cardiochirurgia Pediatrica e dell’Età evolutiva dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola a Bologna, non ha dubbi al riguardo.”Il rischio delle miocarditi causate dal Covid è sicuramente più elevato rispetto al rischio delle miocarditi a cui può dare seguito il vaccino”. “Se i reparti oggi non sono in crisi – aggiunge il dott. Luca Ragni, cardiologo pediatrico presso le stesse Unità Operative – è proprio grazie al vaccino. Senza vaccino, con la variante Delta saremmo tornati ad una situazione drammatica. Questo è un dato oggettivo. La nostra indicazione è che il vaccino si deve fare, la terza dosa si deve fare: la probabilità di avere una miocardite a causa del vaccino o di avere complicanze è rarissima, è molto peggio contrarre la malattia ed avere a seguito un interessamento cardiaco. Questa è un’informazione reale”. Dalla letteratura – spiega la dott.ssa Angeli – emerge che la frequenza delle miocarditi a seguito del vaccino equivale ad 1 ogni 6 mila bambini. La frequenza delle miocarditi che si verificano nei pazienti che contraggono il Covid è indubbiamente molto più elevata.
Per promuovere la Giornata Mondiale del Cuore, il dott. Ragni e la dott.ssa Angeli hanno preso parte domenica 26 settembre ad un incontro sul tema “vaccini e cardiopatie”, organizzato dall’associazione Piccoli Grandi Cuori insieme all’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola aper sensibilizzare rispetto all’importanza della vaccinazione e chiarire alcuni dubbi in merito. “Rispondere con coscienza come medici è il massimo che possiamo fare” sottolinea la dott.ssa Angeli. Al momento non esiste ancora una letteratura esaustiva su questo argomento, ci sono tanti dati ed esperienze satellite, che sui media hanno una cassa di risonanza enorme.”Nel corso di questi mesi di emergenza sanitaria la dott.ssa Angeli e il dott. Ragni hanno ricevuto centinaia e centinaia di e mail dai pazienti stessi e dai genitori dei pazienti cardiopatici: l’idea, come spiega la presidente Piccoli Grandi Cuori Paola Montanari – ci è venuta proprio per fornire un servizio in più alle nostre famiglie, grazie alla disponibilità dei nostri dottori. Per le famiglie è stato molto rassicurante sapere di poter chiamare in qualsiasi momento in Reparto e prendere contatto con il medico di riferimento.
“In questi mesi siamo stati sommersi dalle richieste di genitori – sottolinea il dott. Ragni – che non sapevano assolutamente come orientarsi, occupandoci di cuore le domande sono molto centrate poichè si sentono notizie sul fatto i che vaccini possono causare miocardite o risentimenti cardiaci, ma laddove siano mirate ad altri temi ci avvaliamo di colleghi infettivologi e immunologi che ci forniscono le risposte più appropriate da fornire”. Un bambino cardiopatico ha la stessa probabilità di prendere l’infezione di un bambino non cardiopatico? “Assolutamente sì, – risponde il dott. Ragni – il sistema immunitario funziona allo stesso modo. I bambini cardiopatici si possono contagiare allo stesso modo di quelli non cardiopatici, il problema è che se il cardiopatico a seguito del contagio dovesse avere degli esiti importanti come la broncopolmonite interstiziale, quel cuore non riuscirebbe a far fronte alla malattia come un cuore “normale”. E quindi la guarigione sarebbe molto più complessa”. Una donna incinta cardiopatica deve vaccinarsi? “Assolutamente sì”. Paura della trombosi? “Molti pazienti cardiopatici fanno terapie anticoagulanti croniche e non ci sono mai stati problemi col vaccino”.
“Grazie all’analisi di queste domande e ai dati raccolti, – spiega la dott.ssa Angeli – stiamo cercando di capire quale sia l’incidenza del Covid sui bambini post operati e anche come si sono contagiati. Per noi è interessante capire di che cosa hanno avuto bisogno quando hanno contratto il Covid, quanti di loro sono stati ricoverati, quanti con patologie gravi, quanti hanno gestito la malattia a casa. Dal nostro studio interno è emerso che su un campione di 1.000 pazienti cardiopatici operati, di età eterogenea, l’8,6% ha avuto il Covid. Se ci soffermiamo sui ragazzi e bambini al di sotto dei 18 anni, il 5% ha contratto il Covid. I nostri pazienti che hanno avuto il Covid tutto sommato sono stati bene, durante le visite ambulatoriali, in molti casi, il fatto di aver contratto il virus è emersa come informazione marginale. In questi mesi durante i colloqui cardiochirurgici mi è capitato che genitori chiedessero “dottoressa, ma io mi devo vaccinare per mio figlio?”. La mia risposta è sempre stata affermativa. Dò loro la risposta che ho pensato per me stessa quando lavoravamo sotto emergenza totale e c’era tanto Covid: noi medici e adulti siamo cavalieri con lo scudo, siamo l’unico scudo che rimane per proteggere i nostri figli. Avere dubbi sul vaccino è lecito, ma in questo momento è l’unica arma che abbiamo, e non c’è tempo. Soprattutto se parliamo di bambini sotto i 12 anni, che non hanno gli strumenti per “difendersi”, l’unico scudo di protezione siamo noi adulti. Credo che ogni perplessità debba decadere nel momento in cui si sappiamo che vaccinarsi significa proteggere i nostri figli e quelli degli altri”.
“E’ un fatto di responsabilità, aggiunge il dott. Ragni. Ogni giorno ci troviamo di feonte a bambini piccolissimi e genitori che lottano per la sopravvivenza, è inconcepibile pensare che ci possano essere dubbi e che, qualcosa che ti può far stare bene, non sia presa in considerazione” conclude la dott.ssa Angeli.