“Le aritmie del bambino e del giovane atleta: inquadramento clinico e opzioni terapeutiche”: questo è il titolo del convegno che si è tenuto al Meyer Health Campus, una preziosa occasione di confronto per tutti gli addetti ai lavori che ogni giorno sono impegnati nella cura delle aritmie pediatriche e nella prevenzione delle morti improvvise in età giovanile. A curare la direzione scientifica, Iacopo Olivotto Professore ordinario di malattie cardiovascolari dell’Università degli studi di Firenze e Direttore della SOD Cardiologia pediatrica e della transizione dell’AOU Meyer Irccs e i dottori Giulio Porcedda, cardiologo dell’AOU Meyer Irccs e Luciano De Simone, ex responsabile della aritmologia del Meyer.
Il convegno che si è tenuto al Campus ha messo a confronto varie esperienze regionali e varie professionalità: da quelle elettrofisiologiche a quelle dei medici dello sport passando per quelle neonatologiche non trascurando, ovviamente, la presentazione di casi clinici.
Tra gli argomenti trattati la correlazione tra lo sport e l’insorgenza di aritmie, le cardiomiopatie aritmogene; la sindrome di Brugada; le correlazioni genetiche cliniche nelle sindromi del QT lungo. Una intera sessione è stata dedicata alla gestione clinica dell’aritmia nei piccolissimi.
Lo studio delle aritmie è relativamente recente: l’emergere delle problematiche ritmiche nell’età dell’infanzia risale infatti ai primi anni 80 con la convergenza di vari fattori: il monitoraggio nelle terapie intensive e nelle rianimazioni pediatriche, l’incremento delle pratiche sportive e conseguentemente il problema del conferimento delle idoneità in età sempre più precoci. Il primo, significativo, passi in avanti nella terapia di queste patologie è arrivato negli anni 90 grazie ai progressi dell’elettrofisiologia con l’utilizzo della metodica di ablazione transcatetere e il monitoraggio elettro-anatomico. Dalla prima decade del 2000 gli specialisti hanno avvertito in modo sempre più cogente la necessità di incontrarsi per fare il punto di una situazione in continua evoluzione.
È stato tracciato un quadro epidemiologico a livello regionale, sono stati elaborati protocolli diagnostico terapeutici e grazie alla stretta collaborazione tra AOU Meyer Irccs e l’Elettrofisiologia di Careggi si sono riuscite a risolvere aritmie che avevano inciso pesantemente sulla qualità della vita in pazienti anche al di sotto dei 15 anni costretti alla inattività e ad assumere antiaritmici dalla nascita. Negli ultimi anni, infine, sono emerse insistentemente le problematiche delle aritmie su base genetica particolarmente insidiose e si è affrontato il drammatico problema della prevenzione della morte improvvisa nel giovane.