In questo periodo, la tosse è uno dei sintomi più temuti perché tra le possibili manifestazioni del Covid-19. Una metanalisi che ha esaminato 19 studi, per un totale di 2.874 pazienti, ha individuato nella tosse il secondo sintomo – dopo la febbre – di un’infezione da SARS COV2, con una prevalenza del 57,6%. In altri studi, invece, la sua frequenza supera addirittura l’80%. La tosse, tuttavia, soprattutto se persistente nonostante i trattamenti, potrebbe essere legata a numerose patologie non sempre note.

Circa il 10% della popolazione mondiale adulta soffre, infatti, di tosse cronica. Una condizione che, a lungo andare, porta con sé notevoli conseguenze sociali, psicologiche e fisiche per il paziente tra cui: insonnia, depressione, ansia, imbarazzo e autoisolamento.

Ne hanno discusso oggi, nel corso della digital roundtable dal titolo “La tosse cronica ai tempi del Covid-19: impatti sociali, sanitari e organizzativi”, moderata da Luciano Onder e promossa da MSD Italia: Luca Richeldi, Filomena Bugliaro, Annarosa Racca, Gaetano Guglielmi, Antonio Spanevello, Vincenzo Atella, Alessandro Zanasi, Angela Ianaro e Goffredo Freddi.

La tosse acuta è uno dei sintomi associati al Covid-19, patologia legata al coronavirus Sars Cov2; tuttavia, non tutte le tossi sono uguali. “Quando parliamo di tosse cronica – ha spiegato Luca Richeldi, Presidente della Società Italiana di Pneumologia- si fa riferimento a una tosse che persiste per più di 8 settimane. Nella sua variante “refrattaria”, essa perdura nonostante la causa sia stata verosimilmente individuata e trattata in modo ottimale. Si parla, invece, di tosse cronica idiopatica quando il disturbo rimane senza spiegazione, nonostante il paziente sia stato sottoposto a tutte le indagini diagnostiche suggerite dalle linee guida internazionali.”

“Il riconoscimento della patologia di tosse cronica anche in Italia – ha dichiarato Antonio Spanevello Professore ordinario di malattie respiratorie dell’Università degli Studi dell’Insubria e primario della Pneumologia riabilitativa dell’Irccs di Tradate, Ics Maugeri, – sarebbe importante in quanto permetterebbe di definire l’importanza dell’inserimento in pratica clinica di un percorso dedicato dalla diagnosi al follow up anche  alla luce dell’utilizzo di nuovi farmaci specifici per tale patologia. L’algoritmo proposto dall’ERS è il frutto dell’unione di competenze di specialisti esperti in merito e potrebbe essere valido anche per il territorio italiano in quanto emblematico dell’approccio multidisciplinare necessario per pazienti affetti da tale patologia.” Secondo i dati forniti dalla SIP (Società Italiana di Pneumologia), la tosse cronica idiopatica è un problema di salute significativo che interessa una percentuale compresa tra il 5% ed il 10% dei pazienti che si rivolgono al medico per tosse cronica. Inoltre, i pazienti affetti da tosse cronica idiopatica rappresentano quasi il 50% dei pazienti indirizzati a un centro specializzato per il trattamento della tosse.

“Nonostante l’incidenza significativa della patologia e l’impatto invalidante sulla qualità di vita dei pazienti – ha dichiarato Goffredo Freddi, Executive Director Policy e Communication MSD Italia – c’è davvero ancora tanto da fare. E’ per questo che è importante essere qui oggi per promuovere questo momento di confronto tra società scientifiche, pazienti e istituzioni nell’auspicio che si possano trovare insieme soluzioni condivise per dare risposta a quello che oggi rimane un unmet need per i pazienti”

Una patologia che ha ricadute non solo sulla pratica clinica, ma anche sui costi di gestione a carico del SSN. “Al peso epidemiologico sottostimato – ha sottolineato Vincenzo Atella, Professore ordinario di economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata – si associa un altrettanto sottostimato peso economico. Il non riconoscimento della tosse cronica, quale vera e propria patologia, comporta un onere economico per il paziente che si trova costretto a dover acquistare farmaci che hanno prevalentemente un effetto palliativo e temporaneo, ma non curativo. A ciò vanno aggiunti anche gli elevati costi indiretti legati alle complicanze della condizione patologica che rendono difficili le più comuni attività quotidiane e che impattano anche sulla produttività lavorativa dei pazienti. I costi indiretti gravano sul Sistema pubblico mentre potrebbero essere evitati se il paziente avesse una terapia adeguata e un percorso di presa in carico predefinito”.

“Già prima della pandemia – ha aggiunto Filomena Bugliaro, Coordinatore attività di rete Federasma e Allergie Onlus – assistevamo a scene in cui le persone con la tosse erano fisicamente isolate. Oggi tutto questo è esasperato e i pazienti vivono in una situazione di ansia e stress molto forti. Testimonianze che denunciano un peggioramento preoccupante della qualità della vita a 360 gradi, tali da portare a definire la tosse cronica una vera e propria patologia invalidante.”

Alla tavola rotonda hanno partecipato anche rappresentanti delle istituzioni che hanno dato il proprio punto di vista su un tema così importante, anche alla luce del contesto attuale e con significative ricadute per le condizioni di vita dei pazienti che ne sono affetti.

“Indubbiamente – ha concluso Angela Ianaro, Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati – occorre investire in ricerca e non sottovalutare l’impatto socioeconomico che queste problematiche possono avere. Sarebbe opportuno avviare una stima in tal senso. Inoltre, sarà fondamentale definire un percorso diagnostico certo e allo stesso tempo favorire ampia conoscenza tra i nostri medici. Ma dobbiamo essere consapevoli che siamo nella fase iniziale del percorso che ci porterà alla definizione della tosse cronica come patologia.”