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La qualità di vita nei pazienti affetti da glaucoma: un’indagine del San Matteo

Sono stati circa 100 i pazienti, affetti da glaucoma e in trattamento presso la struttura di Oculistica del San Matteo da almeno un anno, intervistati nel corso di una indagine sulla loro qualità di vita.
Qual è stata la loro reazione alla diagnosi di glaucoma? Che cosa conoscevano realmente della malattia? Che cosa avrebbero voluto sapere e che cosa vorrebbero sapere sulla malattia e la terapia? Da chi hanno ricevuto informazioni sul glaucoma? Ci sono differenze nel modo in cui giovani e anziani, maschi e femmine, reagiscono alla malattia? Queste alcune delle domande poste dagli specialisti della struttura del San Matteo diretta da Paolo Emilio Bianchi e, in particolare, da Gemma Rossi, che ha coordinato la ricerca.
“Il glaucoma – spiega l’oculista – è una malattia oculare cronica che colpisce il nervo ottico. Spesso si accompagna ad un aumento della pressione intra-oculare e determina una riduzione del campo visivo, ossia della percezione dello spazio che ci circonda. Se non curato – aggiunge la specialista – può portare a un importante riduzione della vista fino alla cecità. Il trattamento prevede di solito, come primo approccio, la prescrizione di colliri per ridurre e controllare la pressione intra-oculare: questi trattamenti sono cronici. Quando i colliri non funzionano oppure quando le terapie diventano troppo complesse oppure, ancora, se si osserva o si sospetta un aggravamento della malattia, si può eseguire un trattamento laser o un intervento chirurgico”.
Ebbene, il 73% degli intervistati ha avuto una reazione emotiva negativa al momento della diagnosi, soprattutto le donne. La maggior parte dei pazienti ha avuto paura della cecità; l’ansia è stata riportata nel 45% dei pazienti più giovani, perlopiù tra le donne, mentre circa il 30% dei più anziani ha semplicemente accettato la diagnosi, senza provare alcun sentimento negativo.
“È naturale – spiega Rossi – che una persona percepisca un sentimento negativo, di preoccupazione e che la sua qualità di vita ne risenta. Alcuni studiosi hanno evidenziato che la diagnosi di glaucoma genera ansia nei soggetti che la ricevono, ansia provocata dalla diagnosi stessa, ma anche dal fatto di dover mettere dei colliri per tutta la vita e di doversi sottoporre a frequenti visite ed esami oculistici, per sempre”.
Nello studio del San Matteo solo il 21% dei pazienti conosceva i principali fattori causali della malattia, ossia l’ereditarietà e la pressione intra-oculare elevata. Tuttavia il 78% degli intervistati si è dichiarato soddisfatto delle informazioni ricevute, al riguardo, dall’oculista.
Una maggiore conoscenza della patologia potrebbe aiutare i pazienti a gestire meglio la propria malattia? “Certamente, risponde Gemma Rossi – il paziente affetto da glaucoma che comprende bene la sua patologia e i rischi legati ad essa può affrontare più serenamente una diagnosi, una terapia e degli accertamenti cui deve sottoporsi per poter garantire il mantenimento di una buona qualità di vita”.

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