L’utilizzo della PET cerebrale consente di individuare precocemente le tracce relative alle complicanze più frequenti e più gravi della terapia oncologica di frontiera CAR-T, la sindrome da rilascio di citochine e la neurotossicità CAR-T correlata. L’esame può essere svolto aggiungendo solo 5 minuti di acquisizione alla PET total body, che è già nella routine per questi pazienti oncologici. L’obiettivo è rendere più sicuro questo trattamento altamente innovativo, ad oggi rivolto ai malati di linfoma ma le cui applicazioni si stanno espandendo. Il risultato è frutto della sinergia tra i reparti di Ematologia e Terapie Cellulari, Medicina Nucleare e Clinica Neurologica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, centro di riferimento in Liguria per la somministrazione della terapia. A guidare lo studio la prof.ssa Silvia Morbelli e il dott. Emanuele Angelucci. I risultati sono stati pubblicati sul “Journal of Neuroimaging”.

La terapia con CAR-T, ossia con linfociti T dotati di recettore chimerico antigene-specifico (CAR), è un trattamento rivoluzionario che consiste nell’addestrare queste cellule naturalmente presenti nel sistema immunitario, i linfociti T, per riconoscere e contrastare il tumore. È stata approvata dall’AIFA tre anni fa per i pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B e con leucemia acuta a grandi cellule B che non rispondo ad altre opzioni terapeutiche. Il trattamento grazie alla sua efficacia ha migliorato l’aspettativa di vita di questi pazienti, però può essere associato a effetti collaterali significativi che si manifestano a livello neurologico. Le due complicazioni principali sono la sindrome da rilascio di citochine e la neurotossicità CAR-T correlata.

Emanuele Angelucci, Direttore dell’Unità Operativa di Ematologia e Terapie Cellulari dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova spiega: <<La CRS colpisce circa la metà dei pazienti sottoposti a terapia CAR-T e, generalmente, insorge alcuni giorni dopo la reinfusione. I sintomi sono febbre, abbassamento della pressione e brividi, arrivando ad esiti anche mortali, se non conosciuta e trattata in maniera immediata>>. Circa un terzo dei pazienti viene colpito da una seconda sindrome a sua volta potenzialmente fatale, chiamata sindrome delle neurotossicità correlate alla terapia con CAR-T. Prosegue Angelucci: <<L’ICANS è una sindrome ancora molto poco conosciuta di tossicità neurologica e il termine è estremamente generico perché non se ne conosce ancora bene l’origine e il meccanismo. I sintomi sono i più vari dal punto di vista neurologico: perdita di coscienza, convulsioni, tremori eventualmente preceduti da disturbi cognitivi di vario tipo a volte anche nella scrittura>>.

Tramite uno studio clinico i ricercatori dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, centro di importanza nazionale per la somministrazione della terapia, hanno individuato nella PET cerebrale un metodo per monitorare l’andamento delle due sindromi: <<Tramite le immagini della PET al cervello abbiamo individuato una specifica firma, legata al metabolismo cerebrale, indicativa della presenza di CRS e ICANS – chiarisce Silvia Morbelli, dirigente medico ricercatore dell’Unità di Medicina Nucleare dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e professore associato di Medicina Nucleare all’Università di Genova – L’individuazione di questa firma è preziosissima perché ci consente potenzialmente di selezionare in modo più efficace i pazienti per cui la terapia CAR-T presenta maggiori rischi di neurotossicità. E se confermata in successivi studi potrà servire da biomarcatore precoce e prognostico>>.

Lo studio ha coinvolto 21 pazienti con linfoma a grandi cellule B e sottoposti alla terapia CAR-T, di cui 16 hanno sviluppato la sindrome da rilascio di citochine, che in 5 casi è stata seguita dalla comparsa di neurotossicità CAR-T correlata. I ricercatori hanno messo a confronto le PET cerebrali dei pazienti, utilizzando specifici algoritmi, e hanno scoperto la presenza di specifiche tracce della condizione di sofferenza metabolica, detta ipometabolismo, nei pazienti con CRS ed ICANS. <<All’esame PET total body abbiamo associato a una scansione dedicata all’acquisizione cerebrale e con un software abbiamo valutato il metabolismo del cervello – spiega Morbelli – Dal confronto con pazienti affetti da sindrome da rilascio di citochine e pazienti che non avevano sviluppato complicanze, è emerso che i pazienti con neurotossicità da CAR-T avevano aree di sofferenza metabolica molto più estese rispetto a quelle senza CRS e maggiormente localizzate in corrispondenza della corteccia frontale>>.