Italiani impauriti ma pronti alla seconda ondata: 8 su 10 favorevoli all’obbligo della mascherina ovunque
O mascherina o multa, anche sul lavoro: gli italiani dicono sì. Gli italiani d’accordo con l’obbligo della mascherina da indossare ovunque sono l’80% del totale. Più favorevoli al Centro e al Sud, meno al Nord-Ovest e al Nord-Est. In particolare, tre lavoratori su quattro vogliono mascherine obbligatorie ovunque, anche in azienda, pena un’ammenda per i contravventori. Più favorevoli sono i dirigenti e i laureati. Questi sono alcuni dei risultati dell’instant report Censis-Eudaimon «Lavorare durante e dopo il Covid-19: perché è importante il welfare aziendale», realizzato dal Censis in collaborazione con Eudaimon, leader nei servizi per il welfare aziendale, con il contributo di Credem, Edison e Michelin.
L’83,7% degli italiani è pronto ad affrontare l’emergenza sanitaria e le restrizioni a cui da tempo si preparavano. Per il 66,1% la propria Regione è pronta: il dato aumenta all’83,2% nel Nord-Est e scende al 65,1% nel Sud e nelle isole, al 64,4% nel Centro, al 56,4% nel Nord-Ovest. Per il 55,1% il Governo è pronto. E per il 63,1% dei lavoratori è pronta la propria azienda. Paura sì, ma stavolta niente «effetto sorpresa» dal virus. Alla seconda ondata gli italiani si sono preparati psicologicamente e materialmente, anche dentro le aziende.
È già chiaro che a causa dell’emergenza sanitaria il lavoro è cambiato per sempre. Lo pensa quasi la metà degli occupati, in particolare i millennial e gli operai. Secondo il 44,3% sono aumentati la fatica e lo stress. L’autonomia negli impegni e negli orari di lavoro è rimasta però la stessa secondo la maggioranza, mentre è peggiorata solo per il 18,2%. Ma per il 25,3% degli occupati adesso è più complicato conciliare lavoro, famiglia e tempo libero.
Il 24,4% degli occupati ha sperimentato forme di lavoro da remoto: il 34,8% tra i dirigenti, il 27,2% tra gli impiegati, solo l’11,3% tra gli operai. La conciliazione di lavoro, vita familiare e tempo libero è migliorata molto di più per gli smart worker che per i lavoratori costretti alla presenza fisica: il 41,6% dei primi contro solo il 13,1% dei secondi. In particolare, per il 44% di chi lavora a distanza è migliorata la gestione dei figli: una percentuale che crolla al 15,1% tra chi non lavora da remoto. Rispetto al periodo pre-Covid, per il 24% degli smart worker è migliorato in generale il proprio lavoro, ma la pensa così solo il 7,6% di chi non lavora da remoto.
Per il 46,1% dei lavoratori l’emergenza sanitaria ha complicato ulteriormente la vita familiare e ha differenziato profondamente le condizioni di lavoro nelle aziende. Ecco la sfida che il Covid-19 ha lanciato alle aziende: riuscire a far cooperare persone con situazioni di lavoro e di vita personale diversissime tra loro. Il valore aumentato del welfare aziendale emergerà da questa sfida: garantire servizi adeguati a condizioni personali e lavorative molto diverse, intercettando i bisogni di ciascuno e fornendogli i servizi necessari. Riducendo così lo stress e le tensioni, e migliorando la qualità della vita di tutti.