Negli ultimi 30 anni la parola chiave di tutte le discipline chirurgiche è diventata mini-invasività. Anche l’Odontoiatria, ovviamente, è stata ed è coinvolta in questa evoluzione. Questo nuovo approccio fornisce degli strumenti nuovi, moderni, complementari a quelli già disponibili. Queste novità hanno implicato la messa a punto e l’utilizzo di uno strumentario e di dispositivi biomedicali dedicati e l’elaborazione da parte degli Igienisti dentali di protocolli di mantenimento specifici.

Il VII Congresso dell’Istituto Stomatologico Toscano, organizzato da Tueor Servizi di Torino, si svolge anche quest’anno a Viareggio, presso il Grand Hotel Principe di Piemonte. Circa 400 i partecipanti, provenienti anche dall’estero. In programma, oltre alle sessioni ordinarie, numerosi corsi, workshop e i riconoscimenti ai migliori talenti. Scopo del congresso dell’IST è mettere insieme gli Odontoiatri e gli Igienisti dentali per affrontare un percorso di aggiornamento comune che consenta di affrontare le nuove tendenze con una approfondita conoscenza dei temi quest’anno relativi a “La riduzione dell’invasività nelle procedure odontoiatriche”, uno spunto che permette di analizzare le nuove tecnologie a disposizione e gli approcci odontoiatrici più all’avanguardia negli interventi chirurgici e in Ortodonzia.

 “La mini-invasività garantisce numerosi benefici – spiega il Prof. Ugo Covani, Direttore dell’Istituto Stomatologico Toscano – IST. – I vantaggi delle procedure mini-invasive sono relativi tanto al maggior comfort per il paziente quanto ai risultati ottimizzati dalla maggiore stabilità dei tessuti molli. È necessario parlare di vera e propria innovazione perché cambiano anche concettualmente alcuni aspetti base della chirurgia parodontale tradizionale, sebbene tali cambiamenti non rinneghino le procedure precedentemente utilizzate, ma le rinnovino con la semplificazione delle metodiche. In concreto, la chirurgia mini-invasiva comporta una guarigione più semplice e veloce e la riduzione dei dolori e delle complicanze infettive; nell’odontoiatria restaurativa significa un risparmio dei tessuti dentali; in ortodonzia, i dispositivi invisibili permettono di ridurre l’impatto delle terapie nei rapporti sociali, in quanto non si compromette l’estetica, ossia il sorriso del paziente. Un corretto uso delle nuove tecnologie potrà poi permettere un abbassamento dei costi delle terapie con l’inclusione anche di soggetti meno abbienti nella pratica odontoiatrica: questo è molto importante per l’IST, che, essendo una onlus, è molto attento ai temi sociali”. 

Se la minore invasività è facilmente associabile alla chirurgia ortodontica, meno ovvio sembra il riferimento all’Ortodonzia, per sua natura invasiva su bambini e adulti, vittime di apparecchi spesso ingombranti, certamente fastidiosi, di difficile mantenimento igienico e ad alto rischio di “invasività” cariogena. Eppure, anche in questo ambito, la mini-invasività si rivela importante novità, con una notevole riduzione dell’invasività in termini di rischio biologico, di mantenimento dell’igiene orale e di relazioni sociali. Un approccio mini-invasivo in Ortodonzia significa un utilizzo di apparecchiature in grado di trattare una malocclusione nel minor tempo possibile e con il minore impatto possibile sull’estetica e sulle attività quotidiane come la masticazione e la fonazione. Lo studio in questo ambito è però ancora in evoluzione. “Ancora non esiste una chiara evidenza sull’efficacia di questi dispositivi – spiega il prof. Covani. – Sappiamo che gli allineatori sono in grado di risolvere affollamenti lievi e moderati, ma falliscono nel trattamento delle malocclusioni più severe. In particolare, la correzione delle rotazioni dei canini e dei premolari, i movimenti corporei e il controllo dei contatti occlusali anteriori e posteriori sono poco efficaci tramite questi dispositivi”.

Tra gli approcci mini-invasivi che si stanno diffondendo in ortodonzia emergono numerosi strumenti in rapido sviluppo. “L’uso di particolari bottoni applicati principalmente sulle superfici linguali dei denti che devono compiere movimenti particolarmente difficili, i cosiddetti “grip points”, permettono di minimizzare l’impatto estetico della terapia” spiega il Prof. Covani. “I “grip points” in alcuni casi possono essere anche applicati su denti che non devono compiere particolari movimenti al fine di aumentare la ritenzione degli allineatori”.

Gli allineatori, però, non possono ottenere tutti i movimenti dentali desiderati o possono farlo solo parzialmente; è dunque possibile combinare il loro impiego con altri dispositivi al fine di aumentare la predicibilità del trattamento. Questo approccio, che si può definire “ibrido”, è in grado di aumentare il numero di casi trattabili mediante allineatori, oltre al fatto che può migliorare l’efficienza del trattamento. In particolare, l’impiego delle miniviti è destinato a diventare sempre più frequente perché permettono di ridurre gli effetti indesiderati delle terapie ortodontiche, in quanto riducono la necessità di collaborazione e consentono di ottenere risultati che prima non potevano essere ottenuti ortodonticamente. Infine, l’utilizzo delle tecnologie digitali ha reso sempre più sicuro e semplice il loro inserimento riducendo il rischio di creare dei danni.