Ipertrofia prostatica benigna: solo un paziente su 5 segue le terapie
In Italia sono più di 6 milioni i cittadini colpiti da ipertrofia prostatica benigna, fino all’80% degli uomini tra 70 e 80 anni, ma solo il 22,4% dei pazienti segue correttamente le terapie per la cura della malattia. La scarsa adesione ai trattamenti è dovuta anche alla sottovalutazione dei sintomi, considerati inevitabili perché legati all’età. Inoltre, molto spesso, il paziente ricorre a un pericoloso “fai da te”; pericoloso perché alcuni sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna sono comuni al cancro della prostata. Le conseguenze della mancata aderenza possono essere gravi, fino alla ritenzione urinaria acuta e a un inevitabile ricorso al bisturi. Al congresso della Società Italiana di Urologia, in corso a Venezia, sono presentati i risultati di uno studio, pubblicato su “World Journal of Urology” su più di 100 pazienti, che ha dimostrato, per la prima volta attraverso una doppia biopsia prostatica, il ruolo di un farmaco, l’estratto esanico di Serenoa repens nel ridurre in maniera statisticamente significativa, di circa il 30%, l’infiammazione che è all’origine della malattia. “È stata eseguita una prima biopsia prostatica in pazienti che poi sono stati divisi in 2 gruppi: uno trattato per sei mesi con estratto esanico di Serenoa repens e uno che non ha seguito nessuna terapia – spiega Vincenzo Ficarra, Ordinario di Urologia all’Università di Messina -. Dopo sei mesi, è stata eseguita una seconda biopsia: i pazienti che avevano ricevuto il trattamento presentavano una riduzione statisticamente significativa dei livelli di infiammazione. La dimostrazione è evidente sia a livello istologico che immuno-istochimico. Nella pratica clinica, questo si traduce in un netto miglioramento dei sintomi”.
“Necessità di alzarsi più volte durante la notte per urinare, urgenza di vuotare la vescica in modo frequente anche durante il giorno e getto di urina che diventa sempre più debole con una sensazione di mancato svuotamento sono i principali sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna, caratterizzata dall’ingrossamento della ghiandola prostatica – afferma Cosimo De Nunzio, Dipartimento di Urologia, Ospedale Sant’Andrea, Università la Sapienza -. Molteplici fattori intervengono nello sviluppo della malattia: invecchiamento, modificazioni ormonali, insulino resistenza, aumentata attività del sistema nervoso simpatico e infiammazione prostatica cronica. Proprio quest’ultima svolge un ruolo chiave nel favorire la progressione dell’ipertrofia prostatica benigna ed è presente in 3 pazienti su 4 affetti da sintomi del tratto urinario inferiore, caratteristici della malattia. L’infiammazione è associata a volume prostatico ingrossato e a sintomi più severi e può influenzare il trattamento medico. Per questo, deve essere tenuta in considerazione come obiettivo terapeutico e va curata sotto controllo medico. Solo il clinico è in grado di trattare l’ipertrofia prostatica benigna che, se trascurata, può progredire fino a causare ritenzione urinaria con l’impossibilità di vuotare la vescica”.
“La vittima di una prostata che cresce è proprio la vescica – continua Mauro Gacci, Dirigente Medico di Urologia presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze -. Quest’organo è costituito da tessuto muscolare, che può aumentare il proprio volume per vincere la resistenza che la prostata oppone allo svuotamento. Il rischio è di ‘sfiancare’ completamente la vescica e di far soffrire i reni. La prevenzione consiste in una diagnosi precoce, che si ottiene sottoponendosi a controlli periodici dopo i 40-50 anni e tempestivamente quando si manifestano problemi. È essenziale seguire un’alimentazione varia ed equilibrata, ricca di frutta, verdura e cereali integrali, ma povera di grassi saturi, evitando peperoncino, birra, insaccati, spezie, pepe, superalcolici, caffè e crostacei. È importante inoltre bere a sufficienza, almeno due litri di acqua al giorno, e svolgere attività fisica moderata e regolare”.
“È dimostrato il ruolo centrale dell’estratto esanico di Serenoa repens anche in associazione con gli alfa litici – conclude Andrea Salonia, Urologia Università Vita-Salute San Raffaele di Milano -. In particolare uno studio ha evidenziato l’efficacia della combinazione dell’estratto esanico di Serenoa repens con un alfa litico nel ridurre i sintomi rispetto all’alfa litico da solo. Sono stati coinvolti nella ricerca circa 180 pazienti trattati per 12 mesi. Sulla base dei numerosi dati di efficacia, l’ente regolatorio europeo ha redatto nel 2015 un report indicando l’estratto esanico come l’unico estratto di Serenoa repens supportato da sufficienti evidenze in grado di sostenerne un ampio utilizzo nell’ipertrofia prostatica benigna come farmaco di riconosciuta efficacia e sicurezza”.