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Intelligenza artificiale e realtà virtuale per valutare la vulnerabilità al gioco d’azzardo patologico

Secondo l’Osservatorio del Ministero della Salute, in Italia 1,3 milioni di persone soffrono di dipendenza da gioco d’azzardo patologico. Nel 2019 sono stati spesi per il gioco, nel nostro Paese, 19,40 miliardi. Tradizionalmente, per prevenire il rischio di sviluppare forme di gioco d’azzardo patologico, si mettono in campo iniziative educative e informative di sensibilizzazione, azioni di analisi e monitoraggio dei comportamenti dei giocatori, formazione degli
operatori sanitari, educatori e insegnanti. Come sta avvenendo in numerosi altri ambiti, legati alla cura e promozione della salute, anche la prevenzione di questa forma di dipendenza sta registrando una significativa accelerazione verso l’applicazione di tecnologie avanzate, in particolare dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale. Soluzioni di questo genere sono orientate all’identificazione precoce di soggetti con vulnerabilità neurobiologica per la dipendenza dal gioco d’azzardo, nell’ottica di implementare interventi mirati e appropriati su un target di popolazione “sensibile”.
Si prevede proprio in questi giorni l’avvio della sperimentazione di un articolato protocollo di studio dal titolo: “Identificazione di digital biomarker per lo screening della vulnerabilità neurobiologica nella dipendenza da gioco d’azzardo”, coordinato dal Dipartimento Dipendenze dell’ULSS 6 Euganea e approvato dal Comitato Etico aziendale. Come sottolineato dal professor Giuseppe Riva, ordinario di Psicologia Generale all’Università Cattolica di Milano e consulente scientifico del progetto, “il protocollo è il primo in Europa ad integrare AI e VR per la diagnosi precoce delle dipendenze da gioco e può aprire la strada anche per modalità di trattamento più efficaci”.
Lo stesso protocollo è incluso nel più ampio progetto “Cambio Gioco”, messo a punto dall’ULSS 6, finanziato secondo le indicazioni del Ministero della Salute e approvato dalla Regione Veneto con l’obiettivo di ridurre le conseguenze del gioco d’azzardo patologico sulla popolazione. Creare sinergie tra operatori sanitari e stakeholder e integrare l’approccio tradizionale con quello supportato dall’utilizzo di tecnologie avanzate come VR e AI sono due dei requirements del progetto “Cambio Gioco”.
Composta da un visore VR, un sensore wearable e uno smartphone, la piattaforma tecnologica oggetto della sperimentazione ricrea ciò che viene definito “setting virtuale ad hoc”, in tutto simile alla realtà ma privo delle conseguenze negative che possono intervenire, invece, in un setting reale. Il visore, infatti, è costituito da un casco immersivo senza cavi Oculus che mostra a chi lo utilizza video digitali a 360°, con livelli di simulazione ambientale
perfetti e piena partecipazione alla scena. Gli scenari virtuali ricreati dalla piattaforma nell’ambito della sperimentazione sono una sala scommesse, un bar che vende gratta e vinci e una sala di videolottery con slot machines. La realtà virtuale consente di ricreare la complessità dell’ambiente di gioco e dei suoi stimoli, che possono essere “controllati” da chi gestisce lo studio fino a sollecitare il craving, ovvero il desiderio compulsivo di giocare.
Mentre la persona è coinvolta nell’esperienza di realtà virtuale vengono automaticamente raccolti alcuni dati. Un primo elemento raccolto riguarda la posizione dello sguardo in base alle coordinate verticali e orizzontali, così da generare una “heat map”, o feedback visivo, che è in grado di indicare su quali oggetti lo sguardo si è maggiormente soffermato. Questo output viene poi correlato ai parametri fisiologici come la frequenza cardiaca, rilevati in contemporanea da un sensore wearable collocato sull’avambraccio, per valutare come variano in funzione
dell’immagine visionata dall’utilizzatore. Grazie all’esperienza virtuale, i feedback visivi sono scanditi secondo per secondo così da mettere a fuoco l’area a maggiore impatto emotivo della scena simulata nel setting di gioco. Sarà proprio grazie a tale documento di output che si potrà addestrare un algoritmo in grado di identificare i soggetti “sensibili” al gioco d’azzardo patologico sulla base dell’attivazione dei marcatori fisiologici, come appunto la frequenza cardiaca.
Per l’addestramento dell’algoritmo, il protocollo di studio dell’ULSS 6 Euganea prevede l’arruolamento di un campione clinico e di uno non clinico. Ciò perché l’algoritmo, con cui vengono processati i dati provenienti dai video della piattaforma, possa “apprendere” secondo la tecnica del machine learning a distinguere i tratti tra soggetti, in base al campione di appartenenza. Il modello per la rilevazione dei marcatori fisiologici ha una natura dichiaratamente predittiva: è centrato esclusivamente sulla capacità di prevedere la vulnerabilità individuale al gioco d’azzardo, e dunque può fornire ai sanitari informazioni utili alla diagnosi clinica e alla prevenzione della dipendenza patologica da gioco d’azzardo.
“Questo protocollo di ricerca rientra perfettamente tra le finalità e gli obiettivi del progetto Cambio Gioco – commentano il Direttore del Dipartimento Dipendenze dell’Ulss 6 Euganea, dottor Giancarlo Zecchinato e la responsabile del progetto Cambio Gioco, dottoressa Arianna Camporese. “La sperimentazione dell’intelligenza artificiale e della realtà aumentata nell’ambito della prevenzione e della ricerca sul gioco d’azzardo patologico apre di fatto a nuove prospettive tecnologiche sempre più avanzate anche in questo campo”. “Con la sperimentazione di questa nuova piattaforma digitale – aggiunge la responsabile del protocollo di ricerca, dottoressa Silvia Lazzaro – la prevenzione tradizionale della dipendenza da gioco si avvale di nuovi strumenti tecnologici che consentono di intercettare precocemente la popolazione maggiormente sensibile a questa forma di dipendenza, al fine di mettere in campo interventi mirati e sempre più appropriati”.
A mettere a punto la piattaforma tecnologica utilizzata nel protocollo di studio è Ett, industria digitale genovese leader nelle soluzioni immersive. “Siamo orgogliosi di avere disegnato – commenta il CEO di Ett, Giovanni Verreschi – attraverso strumenti di tecnologia della realtà virtuale, una piattaforma a servizio del Dipartimento Dipendenze della ULSS 6 Euganea di Padova. Ciò per almeno tre motivi: il primo è quello di avere dato impulso con il nostro contributo a un progetto che va al di là di meri scopi tecnologici, bensì inserito in un dinamismo a impatto sociale elevato. In secondo luogo perché il Protocollo di studio in questione mette al centro del proprio operare la
persona in quanto tale, concepita nella sua integrità a tutto tondo. È proprio della mission di Ett, infatti, la promozione di una crescita sostenibile, a partire dalla ricerca di significato dell’individuo.
Il terzo elemento cui vorrei qui accennare è la multidisciplinarietà del team, un insieme di professionalità eterogenee ma complementari in una visione olistica del sapere. Ringraziamo sentitamente tutti gli operatori di Padova, dunque, con i quali è stata condivisa un’esperienza umanamente e professionalmente non facilmente rinvenibile”.

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