La dotazione tecnologica di Radioterapia e Diagnostica integrata dell’ospedale di Chieti compirà un salto di qualità importante grazie a un “partenariato pubblico-privato”, forma di cooperazione che permette alla Pubblica amministrazione di finanziare servizi di interesse pubblico. A renderlo noto è Domenico Genovesi, direttore dell’unità operativa di Radioterapia oncologica del “SS. Annunziata”, a conclusione della complessa istruttoria che ha dichiarato conveniente, e pertanto “fattibile”, la proposta presentata dal raggruppamento temporaneo d’impresa Medipass e SIM Project.
Sarà, dunque, bandita la gara per l’affidamento del servizio, comprensivo di installazione delle attrezzature, progettazione e realizzazione dei lavori accessori. Il giudizio di fattibilità è stato espresso tenendo conto dell’aspetto tecnologico, economico e giuridico della proposta, che prevede un investimento a carico del privato pari a 24,6 milioni di euro per la realizzazione di una nuova piastra interdipartimentale dedicata al settore Pet-Tac, due bunker di radioterapia con tre nuovi acceleratori lineari e sito dedicato alla risonanza magnetica, con fornitura e installazione delle dotazioni tecnologiche previste. Per i lavori, l’attivazione e il collaudo delle attrezzature sono necessari 22 mesi.
La realizzazione viene remunerata attraverso l’affidamento al concessionario della gestione dei servizi per undici anni e sei mesi, a fronte di un costo per la Asl pari a 8,4 milioni l’anno; la cifra copre il canone di disponibilità e i corrispettivi per prestazioni di radioterapia per 1.200 pazienti, 6.484 esami di risonanza, 1.900 esami Tac Pet.
«La proposta è stata ritenuta conveniente dal gruppo di lavoro multidisciplinare che l’ha valutata – spiega Genovesi – e giudicata la migliore opzione possibile rispetto ad altre possibili alternative, poiché consente una riduzione dei costi di realizzazione e gestione, un miglioramento della qualità dei servizi offerti e un incremento della redditività. La Direzione della Asl ha fatto proprie le risultanze dell’istruttoria con una delibera, che apre la strada al bando di gara. Una scelta ottimale, che permetterà all’ospedale di Chieti di dare più prestazioni e di migliore qualità, riducendo tempi d’attesa e mobilità passiva».
L’analisi di convenienza si fonda sul recupero di efficienza che il partenariato pubblico privato è in grado di conseguire rispetto a una soluzione in cui un’opera sia finanziata e gestita interamente dalla Pubblica amministrazione. Attualmente la Asl dispone di due acceleratori lineari, di cui uno soggetto a numerosi fermi macchina per obsolescenza, per i quali sostiene costi di manutenzione annuali pari a 410 mila euro. Inoltre utilizza in service una Pet Tac, con spese di noleggio per 407mila euro l’anno, mentre per la risonanza sono impiegate apparecchiature dell’Università di Chieti pagando 350 mila euro l’anno. A tali voci di spesa va sommata la mobilità passiva generata dalla difficoltà a soddisfare l’elevata richiesta di prestazioni, per via anche di ripetuti guasti delle apparecchiature, e che nel 2016 si è attestata a 4,9 milioni di euro. Se a questo si aggiunge la previsione di ulteriori costi generati dal progressivo logoramento delle attrezzature e del possibile fermo definitivo dell’acceleratore più datato, complessivamente la Asl dovrà fare fronte a una spesa di 8,5 milioni di euro l’anno per mantenere la dotazione tecnologica attuale e accontentarsi di un’offerta di prestazioni limitata e insufficiente. Di qui la convenienza della formula del partenariato, che resta l’unica possibile perché l’Azienda, oltretutto, non può fare fronte all’acquisto da sola per mancanza di fondi in conto capitale per gli investimenti, spesso ridotti all’indispensabile e alla sostituzione di apparecchiature non più riparabili. Con il nuovo parco tecnologico sarà dato nuovo impulso ai volumi di attività in particolare del Centro di Radioterapia, che tratta 1.200 i pazienti in un anno, per un totale di 60mila prestazioni rese. Numeri importanti, senza dubbio, che non bastano però a contrastare le migrazioni e i tempi di attesa, fenomeni diffusi in tutta la regione dove nel 2016 sono state effettuate ottomila nuove diagnosi di cancro. Vale la pena ricordare che in Abruzzo sono attivi sette acceleratori lineari a fronte dei 13 necessari a soddisfare la domanda, nel rispetto del fabbisogno standard che stima un acceleratore ogni 100mila abitanti.