E’ stata inaugurata la Casa della Comunità di Tradate, in via Gradisca 16. E’ la prima ad essere consegnata ufficialmente alla comunità che il distretto, dando sostanza alla riorganizzazione del Polo Territoriale e piena applicazione alla riforma del Sistema SocioSanitario lombardo introdotta dalla L.R. 22/21. La Casa della Comunità non è semplicemente un luogo fisico, infatti, ma un nuovo modo di concepire la sanità, più vicino al cittadino e alla sua famiglia, più completo, che integra l’assistenza ospedaliera con quella sociosanitaria e sociale, che unisce gli Ospedali e i distretti alle Cure primarie e ai Comuni. La novità rappresentata da questa struttura è stata ben sottolineata da tutte le istituzioni che hanno preso la parola, e ancora prima dall’infermiera referente della struttura, Barbara Macchi: “Siamo arrivati qui, a Tradate, all’inizio di gennaio di quest’anno, in un piccolo gruppo di infermieri ospedalieri, e abbiamo iniziato ad integrarci con i servizi già attivi in questa sede. Siamo stati accolti da colleghi motivati e disponibili che ci hanno fatto conoscere cos’è il territorio. Eravamo timorosi ma in poco tempo il telefono del punto unico di accesso ha iniziato a squillare e le richieste di aiuto si sono moltiplicate. Stiamo cercando di promuovere una nuova collaborazione con le istituzioni del territorio, del nostro territorio, con l’intenzione di valorizzare tutte le risorse che esso offre per rispondere ad un bisogno crescente. È grande la sfida che abbiamo accolto ma credo che, come infermieri, possiamo mettere a servizio della comunità competenze preziose per stare accanto a chi ha bisogno e promuovere benessere e salute della popolazione”.
“Due le parole d’ordine per il successo di questo servizio – ha esordito il Direttore generale di ASST Sette Laghi, Gianni Bonelli – una è entusiasmo, quello degli operatori, che stanno dando il massimo con passione per soddisfare il bisogno di salute dei cittadini in una logica nuova, più vicina al loro contesto di vita, ed è un tema fondamentale in uno scenario caratterizzato dall’elevato tasso di abbandono del posto di lavoro. L’altra è comunità, il radicamento al territorio, l’idea che i servizi vadano progettati partendo dal territorio e in stretta sinergia con le istituzioni locali e anche con il Terzo Settore. E’ l’applicazione del Glocalismo, la risposta alle esigenze specifiche di una comunità locale senza rinunciare a restare in rete con un sistema più ampio, di grande eccellenza come è il Sistema SocioSanitario lombardo, portando proprio questa eccellenza a livello capillare nei territori e nelle case dei pazienti, proprio come fanno tutti i giorni i nostri Infermieri di famiglia”.
L’attività dell’Infermiere di Famiglia rappresenta infatti uno dei servizi più innovativi avviati in questi mesi da ASST Sette Laghi sul territorio e i numeri confermano quanto sia apprezzato dalla cittadinanza: 152 i pazienti già presi in carico a Tradate, per 792 chiamate telefoniche e 245 visite al domicilio. A Laveno, dove l’Infermiere di famiglia è attivo dal 7 marzo, i pazienti presi in carico sono 85, ad Arcisate, dove il servizio è attivo dal 14 marzo, sono 71. A questo proposito, l’Università dell’Insubria ha attivato la prima edizione del Master di primo livello in Infermieristica e Ostetricia di Famiglia e Comunità e Case/Care management dei processi sanitari e sociosanitari.
“Il territorio dell’Insubria, per la sua particolare conformazione, beneficerà ancora di più di strutture di prossimità come questa, nata in una logica di integrazione, dove decisivo è stato e continuerà ad essere il ruolo dei Comuni – ha detto il Dott. Lucas Maria Gutierrez, Direttore Generale di ATS Insubria – In questa Casa della Comunità il cittadino trova servizi moderni, organizzati nella logica di integrazione alla luce della l.r.22/21, con un approccio globale alla persona”.
“Finalmente c’è una riforma! – ha esordito il Sindaco di Tradate, Giuseppe Bascialla – La riforma introdotta con la legge regionale 22 intende amalgamare davvero il territorio con il Sistema SocioSanitario, avendo uno dei fulcri nel ruolo dei servizi sociali. E’ una riforma molto sentita dai Sindaci che coinvolge anche i Medici di Medicina Generale, che devono sentirsene parte attiva. Da Sindaco e da medico, in questa duplicità di ruolo, riesco a cogliere meglio le problematiche dei cittadini e quanto questa riforma possa offrire le risposte nella modalità più completa, più vicina davvero al paziente”.
“Inaugurazioni come questa sono la dimostrazione della concretezza della legge regionale 21, che sta portando servizi in più al cittadino, servizi in più al territorio”. Poche parole, ma chiare quelle pronunciate dal Presidente della Commissione regionale Sanità, Emanuele Monti. “Questa inaugurazione è la messa a terra concreta della riforma che è frutto di un iter importante di ascolto con i sindaci, con i sindacati, le associazioni di pazienti e di categoria, una riforma che nasce da un ampio confronto – ha sottolineato la Vice Presidente e Assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti – Una legge che ha tempi e risorse certe: per le risorse contiamo su 1,2 miliardi da parte del PNNR e 800 milioni di Regione Lombardia. Sui tempi, il 40% delle Case e degli Ospedali di comunità saranno realizzati quest’anno, il 30% l’anno prossimo e il 30% nel 2024. Si va così a rafforzare la Sanità lombarda, che è già di eccellenza e che necessita di essere potenziata a livello territoriale, continuando su una direzione già tracciata dalla Riforma Maroni. La Casa della Comunità è una sanità che prende in carico la persona e non la malattia, che significa accoglienza e orientamento per la presa in carico della persona, attraverso un gioco di squadra, un’èquipe multidisciplinare composta da Medici di Medicina Generale, specialisti e infermieri. Ringrazio in particolare questi ultimi: in ogni sede che ho visitato, trovo da parte loro grande entusiasmo e competenza che fanno davvero ben sperare. Tengo inoltre a ringraziare i sindaci, che hanno un ruolo importante nella riforma, tanto che abbiamo previsto tre livelli di rappresentanza, perché l’integrazione con il sociale è fondamentale: prendere in carico la persona significa prendere in carico tutta la famiglia e questa integrazione tra servizi sanitari e sociali è, insieme alle équipe multidisciplinari, la novità più tangibile che dà anima a questo cambiamento. Ringrazio il Terzo Settore e tutto il personale sociosanitario che sta mettendo corpo e anima per fare funzionare la riforma”.
“Siamo la prima Regione in Italia ad avere approvato una Riforma che va nella direzione di avvicinare la sanità al cittadino, attraverso la presa in carico del paziente in tutta la sua complessità e in tutti i suoi bisogni sanitari, sociosanitari e sociali – ha concluso il Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana – L’entusiasmo che ho avvertito tra gli operatori ci rasserena e ci conferma che quella intrapresa è la strada giusta. Altrettanto centrale è il ruolo dei Sindaci, dei Medici di Medicina generale e del Terzo Settore finalmente istituzionalizzato. Grazie a questa partecipazione si dà sostanza alla caratteristica di questa Riforma, che è quella di evidenziare come la Sanità funziona quando coinvolge i protagonisti e non quando è calata dall’alto”.