Il mondo della geriatria, dopo gli ultimi due anni pandemici, non potrà e non dovrà più essere lo stesso. L’esperienza del Covid-19 ha infatti permesso a SIGOT, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, di promuovere e divulgare negli ultimi mesi almeno una decina di studi, condotti sia in ospedale che in RSA e a livello domiciliare, con importanti evidenze scientifiche. In sintesi, emerge l’urgenza di un totale cambio nell’approccio al settore della geriatria, sia in ambito clinico per la cura del paziente che in ambito di sanità pubblica.

“Non sono solamente l’età cronologica e la multimorbidità a determinare il percorso della malattia da covid-19, sia in fase acuta che in quella di recupero bensì il grado di fragilità della persona anziana – dichiara il Prof. Alberto Pilotto, Presidente SIGOT – Come confermano l’OMS e l’EMA, la fragilità per sua natura va intesa come una condizione multidimensionale: per questo il giusto approccio di diagnosi e cura richiede la applicazione del metodo multidimensionale. Il problema è che manca oggi un indirizzo operativo standardizzato di valutazione multidimensionale dell’anziano nei diversi contesti: ospedale e nel territorio.

SIGOT ha quindi deciso di produrre la prima linea guida nazionale sulla valutazione multidimensionale della persona anziana, in collaborazione con SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – e con il supporto metodologico dell’ISS, Istituto Superiore di Sanità. In questo percorso sono state coinvolte ben 25 società scientifiche che abbiano di fatto interesse diretto di diagnosi e cura dell’anziano”.

Tale lavoro consente di applicare il metodo della valutazione multidimensionale in due aree cruciali della sanità: in ambito di sanità pubblica, la linea guida condivisa garantisce il metodo appropriato per attuare davvero la continuità di cura tra ospedale e territorio; in ambito clinico, la valutazione multidimensionale permette di definire le necessità individuali di assistenza e cura del soggetto garantendo che le decisioni cliniche siano prese tenendo conto delle necessità, e anche le preferenze, del singolo individuo con un focus primario sulla qualità di vita, inclusa la qualità di fine vita. In questo senso, l’impatto positivo del metodo multidimensionale appare un obiettivo cruciale per il mondo della sanità.

“L’aspetto multidimensionale deve andare di pari passo con quello multiprofessionale – aggiunge il Prof. Pilotto – Tutti i professionisti, siano questi medici, infermieri, assistenti sociali e operatori sanitari in generale, dovrebbero adottare lo stesso metodo e lo stesso linguaggio. Il metodo multidimensionale e multiprofessionale di fatto determina un cambiamento radicale nell’approccio all’invecchiamento, anche di tipo culturale. Ciò che serve oggi è incentivare l’invecchiamento attivo e il più possibile in buona salute, sviluppando tutti quei percorsi che la pandemia ha purtroppo rimosso o coperto: promozione di attività fisica, attenzione per l’alimentazione, i percorsi di stimolazione cognitiva e di interazione sociale sono pilastri essenziali oggi per il nostro Paese, se il sistema sanitario non vuole arrivare al collasso”.

Se n’è parlato in occasione dell’appuntamento “Come la pandemia Covid-19 ha cambiato la nostra visione di cura”, organizzato da Fausto D’Agostino – Anestesia e Rianimazione del “Campus Bio-Medico” di Roma, e dalla Senatrice Maria Domenica Castellone, Senato della Repubblica – XII Commissione permanente, presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica. Tra i presenti in sala, anche esponenti di diverse società scientifiche, quali SIMG, AIM, FIASO e FNOPI.