Un paziente co-infetto per Hiv e Hbv e affetto da epatocarcinoma è stato trapiantato di fegato con successo nei giorni scorsi presso il Poit dell’Irccs Inmi Spallanzani e dell’Azienda ospedaliera S. Camillo Forlanini.
L’intervento è stato effettuato da Giuseppe Maria Ettorre, coadiuvato da Mario Antonini e da Gianpiero D’Offizi. Il paziente è ora in buone condizioni generali.
L’intervento avvenuto lo scorso 8 maggio è la testimonianza del successo del programma trapianti in pazienti Hiv+ avviato dal Poit 16 anni fa. Il trattamento delle infezioni virali del fegato – sottolineano gli esperti – è stato rivoluzionato grazie alla straordinaria efficacia delle terapie antivirali contro il virus Hiv e i virus epatitici Hbv e Hcv attraverso i nuovi farmaci cosiddetti “antivirali ad azione diretta”.
Le terapie antivirali prevengono la reinfezione dell’organo trapiantato e mostrano una elevata tollerabilità anche nei pazienti maggiormente compromessi. L’impiego di questi farmaci innovativi – osservano dal Poit – potrà permettere, come già dimostrato, un utilizzo di fegati Hcv+ da trapiantare in riceventi Hcv+. Anche per il virus Hbv sono in fase di sperimentazione avanzata numerose molecole che, agendo a diversi livelli nelle fasi del ciclo replicativo virale, mostrano un profilo di efficacia assolutamente innovativo.
Dal Poit ricordano anche l’importanza dell’innovazione determinata dalle tecniche di rigenerazione epatica tramite perfusione ‘Liver Assist’ ipotermica al quale viene sottoposto il fegato da trapiantare: grazie a questa attività di ricondizionamento la qualità dell’organo che si consegna nelle mani dell’equipe chirurgica per essere trapiantato, viene migliorata in termini di recupero funzionale del fegato. Grazie a queste innovazioni – concludono dal Poit – un numero sempre più crescente di pazienti Hiv+ avrà la possibilità di accedere ad un percorso trapiantologico completamente efficace, difficilmente realizzabile solo fino a pochi anni fa.